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Vent'anni di Premio Masaniello con Napoli che si racconta tra cultura solidarietà

La consegna dei premi sabato al Sannazaro

Vent'anni di Premio Masaniello con Napoli che si racconta tra cultura solidarietà

Nelle storiche sale di Palazzo Donn’Anna, affacciate sul mare di Posillipo e impregnate di storia e leggende, si è tenuta la presentazione della XX edizione del Premio Masaniello – Napoletani Protagonisti. La Fondazione culturale «Ezio De Felice» ha accolto un incontro che, più che una semplice conferenza stampa, ha assunto i toni di un rito collettivo, capace di ribadire ancora una volta la centralità di Napoli come fucina di passioni, identità e valori condivisi. A dare voce al significato del Premio, ormai giunto a un traguardo che sancisce la sua solidità e la sua continuità, sono stati Luigi Rispoli, presidente dell’AIGE, Umberto Franzese, direttore artistico della manifestazione, e Francesco D’Episcopo, raffinato studioso e presidente della giuria. Le loro parole hanno tracciato il senso profondo di un riconoscimento che non si limita a celebrare meriti individuali, ma diventa affermazione di un patrimonio morale e civile che Napoli custodisce e rinnova di anno in anno. L’annuncio dei premiati ha portato con sé il respiro di due grandi filoni tematici, quasi due anime della città.

Da un lato, quella solidale e cristiana, che riconosce l’opera silenziosa ma instancabile di figure come il geriatra Gaetano Bertani, il presidente della Fondazione San Giuseppe dell’Opera Vestire i Nudi Ugo De Flaviis, la collaboratrice Caritas Angela D’Onofrio e il presidente della Fondazione Rachelina Ambrosini, Tommaso Maria Ferri. Accanto a loro, la presidente del Centro Tutela per famiglie e imprese Monica Mandico, don Luigi Merola con la sua instancabile Fondazione “'A voce d’‘e criature”, Daniela Picariello della cooperativa sociale CIDEF ed Elvira Reale, voce attenta alle dinamiche legislative e sociali. A suggellare questa trama di dedizione collettiva, il riconoscimento all’intero team dell’Oncologia del Cardarelli, simbolo di un impegno che si fa cura, resistenza e speranza.

Ma Napoli, come sempre, non si lascia rinchiudere in un solo volto. Ecco allora l’altra anima, quella artistica e culturale, che il Premio da vent’anni esalta con uguale passione: Maria Mauro, formatasi al Conservatorio di San Pietro a Majella, capace di trasformare la musica in atto di memoria e invenzione; Antonella Morea, attrice, cantante e regista, erede di una tradizione teatrale che sa rinnovarsi; Roberto Russo, scrittore e regista, instancabile tessitore di storie; Pasquale Scialò, raffinato musicologo che indaga la stratificazione sonora della città; e Tommaso Tuccillo, scrittore, attore e pianista, volto poliedrico di un’arte che non conosce confini. Un premio speciale, l’«Unicum Guglielmo il Conquistacuori», è stato poi assegnato ad Alessandro Cotugno, anima di spettacoli itineranti che portano l’incanto tra la gente, restituendo al teatro la sua vocazione originaria: quella di essere strada, incontro e festa.

La consegna ufficiale avverrà al Teatro Sannazaro il 27 settembre alle ore 20.00, in una serata che si annuncia come un vero e proprio affresco della creatività partenopea. Sul palcoscenico, tra musica, danza e teatro, prenderà forma uno spettacolo ideato e diretto da Sasà Imperatore, con le coreografie di Irma Cardano e Cristina Monticelli, le scenografie di Gaia Cuomo e la scultura performativa di Laura Niola. A guidare il pubblico sarà Lorenza Licenziati, voce di un appuntamento che promette emozioni e riflessioni.

In fondo, il Premio Masaniello non è soltanto una cerimonia: è il gesto di una città che si riconosce nei suoi figli, nei medici come negli artisti, nei sacerdoti come nei musicisti, negli intellettuali come nei volontari. È la conferma che Napoli, pur tra contraddizioni e difficoltà, resta un bene dell’anima, una fucina inestinguibile di passioni, di creatività e di resilienza. Un luogo dove il passato si intreccia al presente e dove, proprio come nella figura del pescatore scolpito dal maestro Domenico Sepe, utilizzata come trofeo, l’uomo e la città si sostengono a vicenda, tirando insieme le reti di una speranza collettiva.

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