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L'INIZIATIVA

"Quando Giovanni Paolo II portò il mondo a Scampia", il racconto del giornalista Massimo Iaquinangelo con don Alessandro Gargiulo

"Quando Giovanni Paolo II portò il mondo a Scampia", il racconto del giornalista Massimo Iaquinangelo con don Alessandro Gargiulo

È la "storia dell'incontro tra un santo e la periferia" quella racconta nel volume di Massimo Iaquinangelo e don Alessandro Gargiulo "Quando Giovanni Paolo II portò il mondo a Scampia" (Rogiosi Editore) che è stato presentato nella nuova parrocchia di Maria Santissima del Buon Rimedio, nel quartiere della periferia a nord di Napoli. È la storia di una storica visita in Campania, che durò giorni cinque giorni.

È stata la visita più lunga del papa polacco in una regione italiana ed il 10 novembre del 1990 Giovanni Paolo II, accompagnato dall'allora arcivescovo di Napoli, il cardinale Michele Giordano, volle visitare il quartiere di Scampia, leggendo un atto di affidamento alla Madonna dove si elencavano tutte le emergenze allora in atto, partendo da quella della casa al lavoro.

E a parlare di quella visita sono stati, durante la presentazione del volume moderata da Mimmo Falco, vicepresidente dell'Ordine dei Giornalisti della Campania, l'arcivescovo emerito di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, all'epoca assessore alla Segreteria di Stato e presente alla visita al fianco di Giovanni Paolo II; il vescovo di Acerra, monsignor Antonio Di Donna (già sacerdote della diocesi di Napoli) e presidente della Conferenza episcopale della Campania, ed il prefetto di Napoli, Michele di Bari, che da due anni segue tutte le attività, come l'abbattimento delle Vele e la costruzione dei nuovi alloggi. Toccante è stato il ricordo dei primi quattro parroci che furono inviata a Scampa.

Il primo a mettere piede in quell'agglomerato di casa che stava sorgendo all'estrema periferia di Napoli, nel 1970, fu don Vittorio Siciliani; un prete coraggioso che l'allora arcivescovo, il cardinale Corrado Ursi, volle impegnato in prima linea e che la gente di Scampia (o anche della 167 di Secondigliano) non ha mai dimenticato.
   

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