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teatro
26 Novembre 2025 - 12:09
È un viaggio poetico e feroce nel cuore fragile della provincia italiana “Ginestre” il nuovo spettacolo scritto da Elvira Buonocore e diretto da Gennaro Maresca, che debutterà, giovedì 27 novembre 2025 alle ore 20.30 (in replica fino a domenica 30) al Teatro Elicantropo di Napoli.
Presentato da B.E.A.T. Teatro, Ginestre nasce come una lente ravvicinata sulla provincia italiana, sulle sue pieghe più dure e genuine, sugli interni domestici dove il tempo scorre con una densità antica.
È qui, nel retrobottega di un piccolo negozio, che vivono Consiglia e Felicia (detta Licia), due sorelle che condividono un’esistenza sospesa, fatta di gesti ripetuti, di riti quotidiani che sembrano scongiuri, di complicità e prigionia. Il loro mondo è un microcosmo fragile, che si incrina sotto il peso di un paesaggio che frana, simbolicamente e realmente.
A dar corpo a questa storia ci sono Stefania Remino e Alessia Santalucia, interpreti che restituiscono con delicatezza e crudezza il legame profondo e irrisolto tra le due protagoniste. Attorno a loro, un impianto scenico che non vuole soltanto mostrarsi, ma respirare con la storia, attraverso le luci a cura di Francesco O. De Santis, la scenografia di Sara Palmieri, realizzata da Paolo Iammarrone e Vincenzo Fiorillo, i costumi di Siria Bossone e le musiche originali di Vincenzo Romano.
Lo spettacolo è liberamente ispirato all’alluvione di Sarno del 1998, evento tragico che ha segnato profondamente l’immaginario campano e non solo, ma qui la catastrofe non è soltanto un fatto storico. Diventa metafora, memoria che si incarna, “aria strana” che preannuncia non solo il fango, ma il collasso emotivo e l’inadeguatezza del presente.
Il risultato è una narrazione che intreccia infanzia e vecchiaia, gioco e tragedia, sorellanza e sopravvivenza. Un poema teatrale che racconta la resistenza delle vite minori, quelle che non finiscono nei titoli dei giornali, ma restano incise nei racconti familiari, nei silenzi, nei gesti ripetuti per non soccombere.
Ginestre racconta una resistenza minima e potentissima: quella di chi, anche quando tutto intorno sembra franare, continua a fare i conti con il mondo, con la propria storia, con ciò che resta.
Uno spettacolo che parla della provincia, delle famiglie, dei legami che ci tengono uniti e a volte ci soffocano. Parla della paura, della sopravvivenza, della forza che si trova nel rimanere in piedi, “nonostante il fango”.
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