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Autonomia, Meloni contro De Luca

La premier: l’aveva chiesta anche lui

Autonomia, Meloni contro De Luca

ROMA. Sono molte le Regioni che hanno chiesto più autonomia, «perfino la Campania di De Luca che oggi si straccia le vesti. Difficile dire che Elly Schlein non fosse d’accordo con De Luca». Giorgia Meloni rompe gli indugi. Dopo giorni passati sulla difensiva sul tema dell’autonomia differenziata, la premier decide di fare un passo in avanti e difendere ancora più convintamente la riforma.

L’INCOERENZA DEM. La presidente del Consiglio lo fa prendendo di mira il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, portandolo ad esempio, assieme a Stefano Bonaccini in Toscana, dell’incoerenza del Pd. «Noi abbiamo individuato una cornice di regole per dare attuazione all’autonomia differenziata e lo facciamo ora perché diverse regioni hanno chiesto di dare seguito a quella riforma», premette la premier. Lo hanno fatto Regioni come la Lombardia ed il Veneto governate dal centrodestra «che hanno fatto anche dei referendum, ma anche l’Emilia Romagna a guida Pd lo ha fatto nel 2018». Tuttavia, anche «molte altre regioni hanno chiesto più autonomia come la Liguria ma anche la Toscana a guida Pd, perfino la Campania di De luca. Bonaccini nel 2018 definiva l’autonomia un’opportunità».

«NON SI PARLA DI TOGLIERE AD UNA REGIONE PER DARE A UN’ALTRA». La premier spiega che il principio dell’autonomia differenziata prevede che, «se una Regione dimostra di essere efficiente e di spendere bene i soldi pubblici, a determinate condizioni lo Stato può decidere di affidare altre competenze da gestire». Per questo, assicura, «non si parla di togliere ad una Regione per dare a un’altra, si parla di togliere allo Stato centrale per dare altre materie da gestire alle Regioni virtuose, indipendentemente dal fatto che si trovino al Nord o al Sud».

«RESPONSABILIZZARE LE CLASSI DIRIGENTI». Soprattuto per il Sud, l’autonomia è una sfida, spiega Meloni, «soprattutto per responsabilizzare le Regioni, per responsabilizzare le sue classi dirigenti, per responsabilizzarle sulla spesa e sui servizi. Non è vero che va contro una parte dell’Italia e crea le differenze, le differenze esistono oggi tra i diversi territori ma derivano dalla differenza tra Regioni gestite meglio e quelle gestite peggio. Con questa legge i cittadini avranno la possibilità di giudicare meglio chi li governa».

«CON I LEP PER EVITARE CITTADINI DI SERIE A E B». Per Meloni «se qualcuno avrà delle obiezioni da fare è giusto che le faccia guardano al merito quando si materializzerà, non a scatola chiusa sulla base del principio facendone una campagna ipocrita che di fatto è poi semplice smentire con i fatti». Quindi la premier affronta la questione dei Livelli essenziali delle prestazioni: «Noi stabiliamo una condizione che nessuno fin qui aveva avuto il coraggio o la volontà di definire, parliamo dei Lep, dei servizi che dovranno essere garantiti su tutto il territorio nazionale perché è questo che ha creato disparità».

«A SINISTRA I LEP NON LI AVEVANO STABILITI». Da qui un nuovo attacco della premier alla sinistra: «Nessuno si è mai posto il problema di stabilire per legge, Regione per Regione, quali debbano essere i livelli quantitativi e qualitativi minimi di prestazioni da garantire per fare in modo che non ci siano cittadini di serie A e di serie B, non se ne erano accorti i nostri amici della sinistra», aggiunge Meloni.

BOTTA E RISPOSTA CON SCHLEIN: TONI DA GUERRA CIVILE. La premier accusa le opposizioni di «parlare con toni da guerra civile» sulle riforme istituzionali, su cui anche alle Camere, tra autonomia stessa e premierato, i toni sono stati molto accessi. «L’autonomia differenziata nella sostanza significa certificare che ci sono cittadini di serie A e di serie B, pazienti di Serie A e pazienti di Serie B quando già c’è una forte emigrazione sanitaria ribatte la segretaria del Pd, Elly Schlein -. Ditemi voi se questi sono toni da guerra civile: non so a chi si riferisca Giorgia Meloni, ma noi stiamo facendo una battaglia su temi precisi, fornendo una proposta per ogni critica».

«MELONI HA PERSO 6-0». Capisco che non sia facile digerire una sconfitta per 6-0, ma questo non vuol dire che si debba parlare di altro o di altri». Il 6-0 si riferisce al computo finale delle vittorie sui capoluoghi di Regione alle comunali, un risultato che fa dire alla segreteria del Pd che «ora non si potrà più dire che c’è una parte unita e una divisa».

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