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l'inchiesta
04 Luglio 2024 - 18:01
Il generale Liporace
MILANO. Sono appalti per servizi di diverso tipo (ristorazione, pulizia, traslochi e disinfestazione) in caserme e diversi enti pubblici, tra cui in particolare il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, al centro dell’inchiesta della procura di Milano, che ha portato all’arresto del generale dei carabinieri (ora sospeso) Oreste Liporace, in passato comandante della Compagnia di Castellammare di Stabia e dal 2007 al 2009 capo ufficio Operazioni e aiutante di campo del comandante interregionale di Napoli, e dell’imprenditore laziale della logistica Ennio De Vellis: entrambi sono finiti ai domiciliari. Per la caserma “Salvo d’Acquisto”, sede del secondo Reggimento Allievi Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri di Velletri, di cui Liporace è stato comandante, il generale è accusato di una turbativa d’asta su un appalto per servizi di pulizia e igiene di immobili e piscine, prorogato nove volte, per un valore complessivo vicino ai 700mila euro. De Vellis avrebbe anche «sfruttato o vantato una relazione esistente o asserita con un pubblico ufficiale allo stato non identificato ma appartenente al Dis», per farsi consegnare da due fratelli, imprenditori indagati ma non sottoposti a misura cautelare, 164mila euro, in cambio di una sua mediazione, che avrebbe permesso ai due di aggiudicarsi commesse indette dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. In particolare i fratelli avrebbero effettivamente ottenuto un appalto triennale da oltre 15 milioni per il servizio di ristorazione presso alcune sedi della Presidenza del Consiglio dei ministri. Nell’inchiesta della Procura di Milano figura anche un tentativo di aggiudicarsi appalti all’interno del Vaticano e uno gestito dai frati francescani. Per l’intermediazione di un soggetto che vantava una relazione con il segretario di un cardinale, i due fratelli avrebbero pagato oltre 200mila euro, ma la «promessa si fatto non si è concretizzata».
Il nucleo Pef della Guardia di finanza di Milano ha eseguito, su richiesta della Procura milanese, perquisizioni nei confronti di 22 persone fisiche e dei rispettivi uffici, inclusi quelli presso l'Avvocatura generale dello Stato, il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, il Centro Alti Studi Difesa (di cui Liporace era direttore) e nel Provveditorato interregionale alle opere pubbliche per il Lazio, Abruzzo e Sardegna. Secondo gli investigatori, Liporace e gli imprenditori indagati si incontravano nei esclusivi hotel e ristoranti di Roma, Milano e Padova. E quando Liporace nel dicembre 2020 viene avanzato al grado di generale, uno degli imprenditori indagati si complimenta per messaggio e rilancia con il «prossimo bagno della greca con Dom Perignon Vintage 2009». «Raffinato e amico! Ma soprattutto presente nei momenti importanti!», risponde il neo generale, ora sospeso dall’Arma. Un anno prima, nel dicembre 2019, quando insieme alla moglie e alle figlie, a cui sarebbero state destinate - secondo gli inquirenti - le borse Louis Vuitton ricevute dal padre, Liporace trascorre tre giorni a Milano, ospite in un hotel esclusivo nel pieno centro della città. Soggiorno costato oltre 3.000 euro, metà dei quali pagati in contanti. La famiglia del generale inoltre avrebbe avuto a disposizione anche un servizio di noleggio auto con conducente durante un soggiorno di due giorni a Milano nel dicembre 2019. Nell’inchiesta figurano poi biglietti per lo stadio Olimpico di Roma e per uno spettacolo al Teatro alla Scala
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