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Naufragio, il capitano indagato non risponde al pm e scoppia a piangere

Il britannico Cutfield si è avvalso della facoltà di non rispondere

Naufragio, il capitano indagato non risponde al pm e scoppia a piangere

Nel riquadro il capitano James Cutfield

Verso l'allargamento dell'inchiesta a nuovi indagati

PALERMO. James Cutfield, capitano del veliero britannico affondato il 19 agosto a Porticello, nel Palermitano, è stato sentito dal pubblico ministero Raffaele Cammarano della Procura di Termini Imerese. Durante l'interrogatorio, il 51enne è scoppiato in lacrime, ma ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande.

Le ferite riportate nel naufragio sono ancora evidenti sul suo corpo, a testimonianza della violenza dell'impatto. L'uomo è indagato per naufragio colposo e omicidio plurimo colposo. "Il capitano Cutfield si è avvalso della facoltà di non rispondere per due fondamentali ragioni: intanto perché, come è agevole comprendere, è davvero molto provato" ha detto l'avvocato Giovanni Rizzuti, che con l'avvocato Aldo Mordiglia difende il capitano del veliero affondato. 

A quanto si apprende, l'inchiesta si sta allargando al resto dell'equipaggio del veliero. Il primo che potrebbe finire nel registro degli indagati insieme al comandante Cutfield è il primo ufficiale Tijs Koopman. Le nuove iscrizioni sarebbero un atto dovuto, per dare agli indagati la possibilità di nominare consulenti e periti per partecipare agli atti irripetibili, a partire dalle autopsie delle sette vittime: sei passeggeri, tra cui il tycoon Mike Lynch e la figlia Hannah di 18 anni, e il cuoco Thomas Recaldo, 59 anni di Antigua, unico membro dello staff che non ce l’ha fatta. Quindici invece i sopravvissuti: nove membri dell'equipaggio e sei passeggeri,

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