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l'inchiesta
25 Marzo 2025 - 08:56
NAPOLI. Alcuni indagati nella maxi inchiesta sul caso Huawei sarebbero stati intercettati per mesi e da un dialogo in auto emergerebbe la prova del presunto sistema di corruzione per promuovere alcuni emendamenti. È quanto emerge dal provvedimento visionato dall'Adnkronos notificato a Lucia Simeone, assistente dell'eurodeputato deputato di Forza Italia Fulvio Martusciello, arrestata (e ora ai domiciliari) la scorsa settimana su richiesta delle autorità belghe. Gli atti, in francese, sono stati tradotti in italiano prima dell'interrogatorio a cui si è sottoposta l'indagata dinanzi alla Corte d'Appello di Napoli, assistita dall'avvocato Antimo Giaccio, in vista dell'udienza per l'estradizione in programma domani. Un'intercettazione in particolare che la Procura belga inserisce tra gli indizi definiti "gravi e sufficienti" a dimostrare la colpevolezza, nell'ambito dell'indagine sulle presunte tangenti, per circa 46mila euro, versate ad alcuni politici affinché si spendessero in sede Ue per favorire il colosso cinese Huawei nell'introduzione della telefonia 5G in Europa.
Nella conversazione captata dagli investigatori, a parlare a bordo di un suv sono Valerio Ottati, dipendente della Huawei Belgio e un suo collega di azienda, dipendente della stessa azienda in Polonia. Ottati e altri sono accusati dei reati di associazione a delinquere, di corruzione, di riciclaggio e anche di uso di documenti falsi. In questa conversazione Ottati dice al suo interlocutore che «loro (cioé Huawei) spesso oltrepassano il limite e addirittura pagano per gli emendamenti». Per gli inquirenti belgi Lucia Simeone avrebbe avuto un ruolo nella ridistribuzione del fondi del presunto patto corruttivo incentrato su una lettera da inviare a tre commissari europei nella quale venivano evidenziati impedimenti in ordine alla libera concorrenza nell'implementazione del 5G.
Le indagini sono partite dopo una denuncia del 27 gennaio 2023 su presunti episodi di corruzione o di tentata corruzione. Una delle due lettere, che sarebbe servita a promuovere la posizione di Huawei sulla questione 5G, indirizzata a tre commissari, datata 2 ottobre 2021, è firmata da 8 eurodeputati, tra cui 4 italiani, ed era stata pubblicata sul social X (ex Twitter) da Fulvio Martusciello (Forza Italia), emerge ancora dagli atti. A firmare il documento insieme a Martusciello ci sono gli italiani Giuseppe Milazzo, Aldo Patriciello e Giuseppe Ferrandino, e ancora gli eurodeputati Herbert Dorfmann, Cristian-Silviu Busoi, Daniel Buda e Ciuhodaru Tudos. Ai presunti autori della lettera (secondo gli investigatori Benoliel de Carvalho Wahnon Martins Nuno Miguel, l'ex consigliere portoghese di Martusciello, e il belga Valerio Ottati) sarebbero stati offerti 15mila euro e 1.500 euro ai cofirmatari, con il benestare dei dirigenti del colosso cinese, in particolare del direttore della filiale di Bruxelles. Dalle indagini sono emerse due lettere identiche che hanno come destinatari i commissari Margrethe Vestager, Valdis Dombrovskis e Thierry Breton. Intanto tiene banco anche la questione politica.
«Se Martusciello vuole candidarsi, lo faccia. Se in coscienza ritiene di andare avanti, lo faccia», ha detto il sindaco di Benevento Celemente Mastella a proposito della scelta di Fulvio Martusciello, eurodeputato e coordinatore di Forza Italia in Campania, di fare un passo indietro rispetto alla sua candidatura alla presidenza della Regione dopo il caso Huawei. «Io ricorda Mastella mi dimisi quando successero cose clamorose, ma sono stato candidato: sono un garantista fino in fondo, e mi sono candidato quando avevo la spada di Damocle, quando il mio processo non era ancora terminato. Ero talmente convinto della mia innocenza, e del fatto che era stata fatto una cosa orrenda nei miei confronti, per cui mi candidai lo stesso. I Pm mi misero in croce, fu una cosa farneticante, ma i giudici mi liberarono da questa forma di oppressione drammatica».
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