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la riflessione
02 Maggio 2025 - 09:27
Papa Francesco
Gentile Direttore, la morte di Papa Francesco ci ha lasciato tutti sgomenti per l’umanità e l’affetto che il Papa aveva saputo trasmettere nel suo Apostolato Universale. Tante personalità delle Istituzioni internazionali, Capi di Stato, di Governo, teste coronate, ambasciatori, ma, soprattutto, una folla oceanica, come poche o nessuna si erano viste finora. Financo cittadini di Popoli in guerra con le rispettive bandiere che vengono bruciate nelle tante manifestazioni anche violente che avvengono anche nelle nostre piazze, hanno potuto sfilare e sventolare liberamente nell’immensa piazza della Città del Vaticano.
Onore al Ministro degli Interni Piantedosi, ai suoi collaboratori, a cominciare dal Prefetto di Roma e lo stesso Questore, con i Carabinieri sempre in prima fila, la Guardia di Finanza, la Polizia Giudiziaria, quella locale, i Vigili del fuoco e tremila Volontari di Protezione Civile, che hanno garantito un impeccabile e tranquillo svolgimento dei funerali e, prima ancora, onore alle centinaia di migliaia di Fedeli e non che hanno voluto rendere l’estremo saluto ad un Papa così benvoluto.
Credo che rimarrà nella storia e sarà ospitata sui libri scolastici la foto che “ immortala” il Presidente degli Stati Uniti e quello Ucraino, seduti l’uno di fronte all’altro nell’emiciclo della Basilica di San Pietro, seduti su due sedie rimediante per l’improvvisa occasione di far parlare “ da soli “ due Capi di Stato che appena qualche settimana prima avevano litigato di brutto in modo “ultimativo” , per quanto riguarda il Presedente Trump. Il colloquio improvvisato non è il solito cerimoniale cui si assiste durante le visite che si scambiano capi di stato o di governo,stringendosi anche la mano ed accennando un sorriso a beneficio dei massmedia.
Si è parlato di un’atroce guerra che sta seminando morti, feriti gravi, eccidio di bambini, città rase al suolo, bombardamenti continui che accompagneranno per sempre i sonni di chi ha sentito il rumore delle bombe ed ha visto morire l’amico, il parente, vicino a sé. Senza voler indulgere in una facile demagogia, è innegabile, comunque, che quel colloqui su due sedie, senza alcun “ tavolo ovale” o il mastodontico salone dove lo “ Zar” Putin tiene i suoi ospiti lontano almeno cinque metri seduti all’altro capo di un immenso tavolo ovale in uno sfavillio di drappeggi dorati e due povere guardie giovanissime che salutano il capo con il mento alzato fino al raggiungimento di una sicura slogatura alle vertebre cervicali, hanno inciso sui protagonisti, ma anche vsui milioni e milioni di telespettatori di tutto il mondo.
Che differenza con l’ultimo “letto” scelto da Francesco nella scarna tomba! Purtroppo, ancora nel terzo millennio, c’è chi ha bisogno di mostrare una magnificenza effimera di luoghi di lavoro o abitazioni, dove la doratura la fa da padrone, sino a giungere a costruirsi negli immensi giardini piante artificiali, o antiche vestigia storiche della nostra civiltà multimillenaria ( un petroliere texano fece costruire nel suo giardino un fac-simile del…Colosseo!), e chi, come Papa Francesco ha cominciato il suo papato portando con sé documenti importanti messi in una borsa che forse usava già dai tempi in cui era semplice sacerdote, e l’ha terminato mostrandosi alla Gente comune poche ore prima che la sua Anima salisse al Cielo. Nella nostra democratica Italia, da 80 anni tale, checchè si voglia dire sull’azione dell’attuale Governo, democraticamente eletto, si può criticare tutto e tutti, fino a bruciare le bandiere di altri Stati o mostrare i rappresentanti delle Istituzioni con la vernice rossa sul viso, a mò di sangue che cola, o dileggiarli con epiteti irripetibili da chi ha una diversa educazione ed inclinazione.
A Papa Bergoglio, per le sue idee e intuizioni che hanno anticipato l’epoca attuale, dove la nuova “generazione Alfa “, nata dopo il 2000, chiede giustizia ed equa distribuzione della ricchezza, con una reale abolizione della più assurda povertà, bisogna riconoscere che è stato il Papa di tutti i “ Sud del mondo”, intendendo questa locuzione come una discriminazione tra povertà assoluta e ricchezza enorme ed anche grossolanamente esibita. Ricordo ancora il suo primo viaggio: fu a Lampedusa, dove tenne una Messa dietro un altare a forma di barca e parlò della “ globalizzazione dell’indifferenza”. Una frase che dovrebbe essere di monito a tutti noi e soprattutto ai “ potenti” del globo. Avremo un rigurgito di una coscienza umana sopita da tempo? Non lo so: so solo che porterò con me questo concetto del rifiuto della “ globalizzazione dell’indifferenza”.
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