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L'evento
07 Giugno 2025 - 08:45
NAPOLI. Si è conclusa ieri la tre giorni dell’Unesco a Napoli. Il secondo evento in due anni che ha visto Napoli protagonista dell’Unesco, ospitando la Conferenza Internazionale. Un evento che ha trasformato il capoluogo partenopeo in un crocevia di dialogo tra culture, istituzioni e popoli. Oltre 190 delegazioni da tutto il mondo si sono riunite a Castel Capuano per discutere di diplomazia culturale, tutela del patrimonio e sostenibilità, confermando il ruolo crescente dell’Italia nel sistema multilaterale delle Nazioni Unite.
«Il patrimonio culturale non è solo eredità, ma chiave per costruire pace e sviluppo sostenibile», aveva detto la direttrice generale dell’Unesco Audrey Azoulay nel discorso inaugurale. E proprio su questa scia si è svolta la tre giorni. La conferenza – organizzata congiuntamente dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dal Ministero della Cultura, con il sostegno del Comune di Napoli – ha affrontato, nel corso di sei sessioni tematiche, i temi della rappresentatività e della dimensione economica del patrimonio culturale, della connessione e del coinvolgimento delle comunità con i siti Unesco. La tre giorni ha permesso di discutere dell’attuazione dello “Spirito di Napoli”, il documento approvato nel novembre 2023 a conclusione delle giornate partenopee.
Di cosa si tratta? Dell’appello a promuovere una visione del futuro del patrimonio culturale, agendo per una migliore tutela e preservazione. In particolare l’obiettivo del documento è quello di proteggere i centri storici dal turismo di massa e affrontare i cambiamenti climatici, che minacciano la conservazione dei siti del patrimonio mondiale. Ebbene nel corso dei sei giorni è stato fatto un punto sui passi in avanti fatti e su quello che c’ ancora da fare. Ancora una volta, insomma, la città si è trovata al centro del mondo. D’altronde, nonostante gli allarmi sulla “turistificazione” e la “gentrificazione” si facciano legittimamente sentire anche in città, per ora Napoli ha offerto buone capacità di resilienza nel non perdere la propria identità. E anche per questo, probabilmente, è stata scelta ancora una volta la capitale del Mezzogiorno come sede di un evento così importante. Ma anche per l’indubbia capacità di gestione di grandi eventi che ormai è acclarata. Grande rilievo è stato dato anche al ruolo delle città come protagoniste del cambiamento.
Napoli, già Patrimonio dell’Umanità dal 1995 con il suo centro storico, ha mostrato al mondo i suoi sforzi per coniugare sviluppo e tutela. Non sono mancate occasioni di confronto su temi caldi: il futuro dei siti Unesco minacciati dai cambiamenti climatici, il ruolo della cultura nei processi migratori, la necessità di riformare i meccanismi di governance dell’Unesco per renderli più inclusivi e trasparenti. A margine dei lavori ufficiali, la città ha offerto ai delegati un ricco programma culturale. Mostre, concerti, itinerari nei quartieri storici e performance artistiche hanno trasformato Napoli in un palcoscenico aperto. La conferenza Unesco 2025 si chiude lasciando una traccia profonda. Non solo per le decisioni adottate, ma per l’immagine di una Napoli capace di essere protagonista di una diplomazia fatta di cultura, ascolto e bellezza. Un laboratorio internazionale che ha saputo coniugare visione e radici, riaffermando il potere della cultura come leva per il futuro.
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