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il ricordo

Parlato, storico scomodo che ha rivisto il nostro passato

Uno studioso che si occupava di storia contemporanea e moderna della nostra Repubblica

Parlato, storico scomodo che ha rivisto il nostro passato

Si usa spesso la locuzione “ironia della sorte”, “scherzi del destino” e simili, in questo caso si tratta di una coincidenza e cioè che nel giorno della festa della Repubblica, il 2 giugno scorso, il destino o il fato o la sorte ha deciso di portarsi via a soli 73 anni uno studioso che si occupava appunto di storia contemporanea e moderna della nostra Repubblica, Giuseppe Parlato, che da anni soffriva di quello che una volta si definiva male incurabile e che oggi, se scoperto in tempo e con le cure adeguate, può essere curabile. Per di più uno storico che a suo tempo si sarebbe definito con disprezzo “revisionista”. Fu infatti assistente di Renzo De Felice, faceva parte di quella che lo stesso storico reatino definiva ironicamente una “armata Brancaleone” e di lui seguì il suo “revisionismo” etichetta che venne affibbiata a De Felice dalla cultura progressista egemone quando iniziò a pubblicare la sua monumentale biografia del Duce da Einaudi.

Il termine per un lungo periodo venne considerato in senso dispregiativo, ma in realtà dovrebbe essere il normale modo in cui uno storico svolge il proprio lavoro, quello cioè di riesaminare e rivedere gli avvenimenti del passato alla luce di nuove indagini e di nuovi documenti. E, purtroppo, non è stato del tutto abbandonato: il riflesso condizionato incombe ancora, in un panorama culturale segnato da posizioni precostituite: basti vedere che M. Il figlio del secolo, la nuova biografia del fondatore del fascismo, anch’essa in più volumi, scritta per Bompiani da Antonio Scurati, che certo storico non è, viene considerata una specie di contraltare ideologizzato di quella di De Felice tanto è stata pubblicizzata e osannata, vincendo il Premio Strega 2019 e fungendo da soggetto di una riduzione televisiva.

Peraltro, ci si dovrebbe chiedere come mai una figura così ufficialmente esecrata e condannata sia viceversa al centro di tanta pubblicità diretta e indiretta e curiosità da parte del pubblico. Si dovrebbe cercare di dare una risposta a una questione del genere che non è solo o semplicemente di tipo storico ma anche psicologico. L’importanza culturale di Giuseppe Parlato si misura su vari piani. Non fu soltanto uno studioso valido e anticonformista, autore di molti libri,ma è stato anche un capace organizzatore: dopo aver assunto la guida della Fondazione Ugo Spirito la trasformò in Fondazione Ugo Spirito-Renzo De Felice, riferendola così anche agli insegnamenti e indirizzi del suo maestro. Fece poi di tutto e di più per ottenerne una sede dove anche sistemare il materiale che via via gli veniva conferito da studiosi e amici, e dopo moltissime vicissitudini di tipo politico la ottenne da chi lui forse non si sarebbe mai aspettato.

La sede della Fondazione fu così in vasti locali nei pressi di Piazzale delle Muse a Roma, e Parlato la fece diventare poco alla voltaun punto di riferimento e di raccolta di documenti, memorie, libri e intere biblioteche di molti studiosi ed esponenti della destra che hanno destinata tutti questi materiali a lei facendone punto di riferimento per ricercatori di ogni tipo e impostazione, che vi si recano per indagini, approfondimenti e consultazioni dato che la Fondazione ormai possiede materiali altrove introvabili e ben catalogati. Giuseppe Parlato aveva in mente tutto questo molti anni prima che riuscisse ad avere i mezzi materiali per poter organizzare un qualcosa come la Fondazione con una sua sede che faticò moltissimo a ottenere, come in precedenza accennato, nonostante la sua importanza culturale e fu costretto a penare dietro a molti organismi politici locali, regionali e nazionali di ogni tendenza prima di riuscire a ottenerla.

Tant’è vero che, posso testimoniarlo,quando sapeva che qualche amico doveva disfarsi di volumi o riviste o documenti si recava personalmente presso di lui e se li portava via imballati in scatoloni che caricava sulla sua auto e non so proprio dove riuscisse a tenere in attesa della loro futura destinazione che oggi hanno infine trovato. Una lungimiranza e un disinteresse che gli fa veramente onore. Interessato inizialmente al Risorgimento e al Piemonte, è poi diventato man mano uno studioso del neofascismo e delle destre italiane con libri che sono diventati un punto di riferimento per gli studiosi oltre che per i semplici curiosi del tema, considerata la loro assenza di faziosità in cui facilmente ci si imbatte nelle opere dedicate a questo argomento.

È stato docente di storia contemporanea, poi preside e rettore della Libera università San Pio V, oggi Università Internazionale (Ununt), dove ha svolto una importante attività di formazione di nuove generazioni non solo di studenti ma studiosi. Ha pubblicato importanti studi sul sindacalismo e la sinistra fascista come Il sindacalismo fascista, vol. II: Dalla “Grande crisi” alla caduta del regime 1930-194 (Bonacci, 1989); il Convegno italo-francese di studi corporativi (Fondazione Ugo Spirito, 1991); La sinistra fascista: storia di un progetto mancato (Il Mulino, 2000). E, dopo un originale Benito Mussolini: una biografia per immagini (Gribaudo, 2001) con molte foto rare e sconosciute, ha affrontato, come si è accennato, il tema del neofascismo con Fascisti senza Mussolini: le origini del neofascismo in Italia 19431948 (Il Mulino, 2006), La Fiamma dimezzata. Almirante e la scissione di Democrazia Nazionale(Luni, 2017), Le destre nell’Italia del secondo dopoguerra. Dal Qualunquismo ad Alleanza Nazionale, con Andrea Ungari (Rubbettino, 2021).

Non poteva di certo dimenticarsi del suo maestro, curando assieme a Giovanni Aliberti Renzo De Felice: il lavoro dello storico tra ricerca e didattica(LED, 1999) e curando personalmente i tre volumi di Renzo De Felice: Scritti giornalistici (Luni, 2016-2019), aspetto affatto minore del grande storico che fu anche divulgatore. Giuseppe Parlato ha anche ottenuto importanti incarichi istituzionali: è stato direttore dell' Istituto Storico Italiano per l'età moderna e contemporanea, poi vicepresidente della Giunta degli Istituti storici e ultimamente nel 2024 responsabile del comitato scientifico per la mostra dedicata a Giovanni Gentile. Nonostante l’aggravarsi delle condizioni di salute, era riuscito a concludere quello che è la sua ultima fatica, un libro dedicato a d’Annunzio che uscirà quindi postumo in autunno. A dimostrazione della sua forza d’animo e della sua saldezza di spirito.

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