Cerca

LETTERA AI LETTORI

Madre che uccide il figlio: le cose che fanno orrore

Un figlicidio è già di per sé una cosa orribile

Madre che uccide il figlio: le cose che fanno orrore

Cari amici lettori, oggi non posso evitare di commentare due notizie, una palestinese e una italiana, che mi hanno dato un’immensa nausea, un irrefrenabile rifiuto. Voi ben sapete come io non sopporti Hamas e tutti quelli che la difendono solo per odio antisionista, rifiutandosi di condannare la strage disumana del sette ottobre. Ora, però, sono gli stessi mostri a pubblicare due disgustose fotografie di ostaggi ancora vivi (non sappiamo per quanto), ma ridotti in condizioni troppo pietose dalla prigionia e dalla fame. Come se non bastasse, uno di essi viene ritratto mentre si scava la tomba!

Io non posso ammettere che una banda di terroristi assassini, nonché torturatori degli ostaggi e schiavizzatori della popolazione che avrebbero dovuto amministrare, trovi più di metà del mondo a sostenerli; fra gli altri, una donna che, dopo averli sostenuti ed esaltati come dipendente dell’Onu, riceve le chiavi della città di Bari! Sono tutti pazzi, oltre che antisionisti! Approvo Bibi Netanyahu che, finalmente, si è reso conto della necessità di un’azione definitiva per cancellare Hamas.

Mi rendo conto perfettamente che il terrorismo islamico proseguirà e riprenderà, magari adottando una nuova sigla, com’è sempre accaduto. Gli islamici seguono il Corano che loda l’odio e la violenza contro gli “infedeli” e Maometto che, a Medina, fece la prima strage di ebrei. Ma la totale distruzione di Hamas assicurerebbe, com’è già avvenuto in passato, una trentina d’anni di pace in Palestina e, forse, un primo approccio contro l’invasione islamica dell’Occidente. Invasione che avrebbe un solo effetto positivo: ridurre a uno spaventato silenzio o alla fuga tutti gli attivisti pro pal.

Passiamo al fatto nostrano, ancora più orribile, se ciò fosse possibile. Una madre che ammazza il figlio, lo fa in tre pezzi con un seghetto e, aiutata dalla compagna del figlio, butta i resti in una cassa piena di calce. Un figlicidio, oltretutto, non avvenuto nel corso di una lite, ma iniziato facendo calare la vittima nel sonno e proseguito sul corpo inerte del dormiente! Una premeditazione a un livello difficilmente raggiungile e per quale motivo: il giovane non lavorava e non faceva nemmeno i servizi di casa!

Questa donna, certamente posseduta del demonio, ha distrutto in un giorno la sacra figura della madre, esistente dall’inizio dei secoli: prima di Maria, madre di Dio, c’erano state altre madri adorate nelle antiche religioni, come Gea, Iside e chi più ha più ne metta. Vi è stata poi continuità nell’adorazione: alcune madonne, infatti, hanno sostituito nei templi la dea madre. Anche nel mondo profano, tuttavia, la figura della madre è sempre stata, specie a Napoli, al vertice dell’umana considerazione. Non posso in questo spazio fare una storia della letteratura.

Mi basta citare Ferdinando Russo, con “A mamma” e anche “A madonna d’e mannarine”. Anche tutti gli altri grandi scrittori napoletani hanno esaltato l’amore materno, che a volte va al di là della morte. Su tutte, la più toccante è quella di un figlio terribile, che per soldi era arrivato a uccidere la madre e, come sfregio finale, le aveva strappato il cuore. Fugge, quel ragazzo, con il cuore in mano, ma inciampa e cade. Si sente allora una voce che viene da quel cuore: «Figlio mio, ti sei fatto male?».

Il cuore di una madre! Come non pensare a tutto questo e rabbrividire alla notizia recentissima di quanto ha confessato, tranquilla, la madre figlicida arrestata nel Veneto? Si è parlato molto di femminicidio e si è introdotto un reato chiamato così, stabilendo che uccidere una donna è più grave che uccidere un uomo o un bambino. Ma nessuno ha pensato a quanto più grave sia uccidere padri, madri, figli e figlie, come ormai avviene troppo spesso. A mio modesto parere quest’omissione conferma la stupidità della nuova norma, nascente da una mentalità contemporanea ammalata. Un figlicidio è già di per sé una cosa orribile. Ma per il delitto commesso dalla donna che porta un illustre cognome veneziano anche la pena di morte è troppo mite. Bisognerebbe tornare al Medioevo e bruciarla in piazza!

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori