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L'iniziativa
15 Ottobre 2025 - 15:31
Inserire l’educazione alimentare all’interno dei percorsi scolastici dalle scuole elementari alle secondarie di secondo grado, “come vera e propria materia curriculare studiata tutto l’anno, supportando gli insegnanti con le docenze di biologi nutrizionisti”. E’ la proposta di Vito Amendolara, presidente dell’Osservatorio Dieta Mediterranea, l’organismo con sede a Napoli e del quale sono soci fondatori Ciheam di Bari, Università degli Studi Parthenope, Ordine nazionale dei biologi e UNI-Ente italiano di Normazione.
Amendolara ne ha parlato in occasione della tavola rotonda sul tema “Mediterranean Diet:a tool for the Agenda 2030” svoltasi nell’ambito del “Milan Urban Food Policy Pact”.
Per arginare le morti per malattie connesse alla cattiva nutrizione (100mila all’anno secondo SINuC) e il fenomeno dell’obesità infantile (il 30% dei bambini di 8-9 anni è almeno sovrappeso, secondo AIRC) bisogna agire in fretta, in modo incisivo e duraturo, partendo dalla popolazione più giovane, coinvolgendo le famiglie e i Comuni. “Bisogna creare consapevolezza - ha spiegato Amendolara - affinché le scelte alimentari siano più responsabili e la dieta mediterranea venga considerata un modello alimentare e culturale in grado di fare prevenzione primaria”. Secondo Ruggero Lensi, direttore generale UNI e vicepresidente ISO “la prassi di riferimento UNI/PdR 170 potrebbe essere utilizzata come strumento per costruire i percorsi di formazione più adatti ad ogni fascia di età, per trarre vantaggio di tutti i benefici insiti nella Dieta Mediterranea”. A parere di Francesco Schittulli, presidente Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori), “la corretta alimentazione è uno dei pilastri della prevenzione primaria. In tal senso, la dieta mediterranea rappresenta un modello virtuoso, capace di allontanare circa il 30% dei tumori e ridurre il rischio di patologie oncologiche e non, come le metaboliche, cardiovascolari e altre. Serve un impegno condiviso - istituzioni, mondo produttivo e società civile - per tutelare la salute promuovendo la cultura della sana alimentazione, sin dall’età scolare. Per realizzare questa visione, proponiamo l’istituzione di un tavolo tecnico interdisciplinare che sviluppi questa strategia di prevenzione a lungo termine, per tradurre nella concretezza dei fatti queste aspettative e garantire una più lunga e migliore qualità di vita”.
Dal canto suo Antonio Limone, direttore generale della Asl di Caserta, ha messo in rilievo che “la dieta mediterranea, come conferma la scienza, tutela la salute agendo sul microbiota e rappresenta un modello di benessere superiore ai farmaci”.
“La Campania, eccellenza agroalimentare, offre tradizioni e prodotti unici che vanno valorizzati e resi tracciabili. Dobbiamo investire nelle scuole garantendo alimenti di qualità ai giovani. Solo così salute e sviluppo saranno uniti per il futuro delle nostre comunità” ha concluso Limone.
“La professione del biologo si è evoluta per fare fronte alle nuove esigenze della società - ha affermato Vincenzo D’Anna, presidente FNOB - e la figura specializzata del biologo nutrizionista ora ha le competenze tra le altre per gestire progetti nutrizionali, fare sorveglianza nutrizionale nelle comunità, valutare la qualità e salubrità degli alimenti, elaborare diete per persone affette da patologie e - soprattutto - fare educazione alimentare”.
Giovanni Caggiano, presidente Asmel, ha evidenziato “il ruolo fondamentale della mensa scolastica”, citando l’esempio “a metro zero e rifiuti zero”, basata sull’utilizzazione di produzioni agroalimentari provenienti da territori rurali e da aree interne spesso trascurate, ma che contribuiscono a diffondere uno stile di vita sano e consapevole, auspicabilmente applicabile ai 4700 Comuni associati”.
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