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Germania: riarmo e leva mettono in crisi Merz

Il cancelliere ha asserito che la Russia sarebbe già in guerra con la Germania

Germania: riarmo e leva mettono in crisi Merz

Friedrich Merz

Il governo di Friedrich Merz, la coalizione tra i democristiani (CDU/CSU) del cancelliere e i socialdeocratici, è in notevoli difficoltà. La crisi economica continua, il suo gradimento è di appena il 35%, mentre l’opposizione sovranista dell’AFD (Alternativa per la Germania), risulta il primo partito in alcuni sondaggi nonostante i tentativi di metterlo fuorilegge per asserita incostituzionalità e neonazismo. Merz si è subito trovato in difficoltà per le accuse di aver tradito le promesse fatte in campagna elettorale, come la chiusura totale delle frontiere agli immigrati illegali e la difesa della legge costituzionale, la cosiddetta Schuldenbremse (Freno del debito), che limitava il deficit del bilancio allo 0,35% del PIL. Una legge modificata per investire negli armamenti e creare il più potente esercito europeo giustificato dalla minaccia russa.

L’ostilità alla Russia sembra diventata la caratteristica principale del governo tedesco. Esso è contrario ai tentativi di pace di Trump e afferma che la Germania e l’Unione Europea devono fare di tutto per sostenere l’Ucraina ed evitare che la Russia vinca; il ministro degli Esteri Johannes Weidephul l’ha definita Stato terrorista; il deputato democristiano Roderich Kiesewetter, colonnello della riserva, e ritenuto esperto di problemi della Difesa  continua a dichiarare che con le armi occidentali e il forte sostegno europeo l’Ucraina può benissimo vincere nonostante il parere contrario di molti esperti mondiali come il generale Harald Kujat, già ispettore generale (comandante) di tutte le forze armate tedesche ed ex presidente del Comitato militare della NATO. Egli, oltre a rilevare le responsabilità della NATO per lo scoppio della guerra, ha avvertito che l’invio all’Ucraina di nuove armi sempre più offensive e guidate da personale della NATO, non cambierebbe comunque il corso della guerra, ma avvicinerebbe sempre di più il pericolo della guerra mondiale nucleare.

Il cancelliere ha asserito che la Russia sarebbe già in guerra con la Germania, una guerra ibrida basata anche sulla disinformazione. I governi tedeschi hanno vietato le trasmissioni delle emittenti russe in Germania e hanno sequestrato “Compact” la rivista tedesca più vicina all’AFD, un procedimento rapidamente dichiarato illegittimo dalla magistratura tedesca che lo ha dissequestrato e riammesso alla pubblicazione. Solo dopo un regolare processo che condannasse la rivista si potrebbe vietarla. In realtà vi sarebbe anche un dubbio sulla legittimità del governo Merz in quanto esso ha una maggioranza in parlamento solo perché il partito pacifista della sinistra moderata tedesca BSW, fortemente contrario alla politica contro la Russia, non ha raggiunto la soglia del 5% necessaria per entrare in parlamento per soli 9.400 voti su 50 milioni di votanti. Esso ha chiesto un riconteggio di tutte le schede (ve sono ben 420mila considerate non valide) facendo notare che una prima verifica molto parziale gli ha già assegnato 4mila voti in più e quindi si è detto sicuro di aver superato ampiamente la soglia di sbarramento. Questo riconteggio è stato finora negato per quanto la leader del partito Sarha Wagenknecht conti di poterlo ottenere avendo l’appoggio di molti giuristi.

Tra  socialdemocratici e democristiani al governo vi è attualmente un contrasto per la riattivazione del servizio militare obbligatorio che Merz vorrebbe fortemente per contrastare l’asserito pericolo russo mentre i socialdemocratici sono più scettici. La maggioranza della popolazione tedesca è contraria ed anche l’AFD, altra posizione che non corrisponde alle accuse di neonazismo a questo partito fondato e sempre diretto da ex democristiani di destra.

Per la prima volta vi sono autorevoli democristiani, in passato in posizioni importanti come Peter Tauber, ex segretario generale del partito e Karl Theodor Guttenberg, già ministro della Difesa, che criticano la posizione di Merz di fronte all’AFD e vorrebbero la fine del cosiddetto ‘muro spartifuoco’ (Brandmauer) contro l’Alternativa per la Germania che in alcuni Länder dell’Est potrebbe perfino raggiungere la maggioranza assoluta. Tauber teme addirittura la scomparsa della CDU/CSU. Anche lo storico Andreas Rödder, ex presidente della Commissione per i valori fondamentali della CDU, condivide queste posizioni e ritiene perfino che uno scioglimento dell’AFD potrebbe portare alla guerra civile in Germania. Tuttavia il cancelliere ha ribadito che l’AFD è il principale avversario che bisogna combattere con tutti i mezzi. Ultimamente si è pensato anche ad un’altra ragione per vietarlo: Georg Maier, ministro degli Interni socialdemocratico del Land della Turingia ha dichiarato che il partito dovrebbe essere vietato in quanto strumento della politica russa e colpevole di tradimento. Un’isteria antirussa antistorica considerato che la Germania per unificarsi e prosperare ha sempre avuto bisogno dei buoni rapporti con la Russia mentre quando ha attaccato la Russia o l’Urss come nella I e II Guerra mondiale il risultato finale è stato la catastrofe.

Putin, che aveva una grande inclinazione per la Germania è noto per aver parlato in perfetto tedesco al parlamento di Berlino nel settembre 2001 dichiarando di essere convinto che l’Europa avrebbe potuto rafforzare il suo ruolo nella politica mondiale solo se avesse unito le sue proprie possibilità alle risorse territoriali, umane e naturali della Russia e auspicava che l’unità e sicurezza dell’Europa, Russia inclusa, fossero precursori di un mondo più unito e sicuro.

L’ex cancelliere Gerhard Schröder era stato il protagonista della politica di vantaggiosi legami economici russo-tedeschi con la costruzione dei gasdotti Nord Stream e, come Berlusconi, in ottimi rapporti di amicizia con Putin. Per poco non è stato espulso dal partito socialdemocratico, che ora prende 1/3 dei voti dei tempi di Schröder, ma il suo nome è stato cancellato dalla pagina dei grandi socialdemocratici del passato. È molto attaccato anche per aver accettato di presiedere dopo il suo mandato di cancelliere il comitato degli azionisti del consorzio North Stream a maggioranza russa. Due anni fa si è dovuto dimettere, ma non si è per nulla pentito dichiarando di aver sempre fatto gli interessi del popolo tedesco. Inoltre ha riferito come subito dopo l’invasione russa, l’Ucraina si era rivolta lui per chiedergli di mediare con Putin; egli ha quindi partecipato alle trattative di pace che nell’aprile 2022 erano quasi giunte al successo e furono poi bloccate dall’intervento di Boris Johnson e di John Biden, convinti che la Russia sarebbe crollata per le sanzioni e la resistenza ucraina sostenuta dalla NATO. D’altra parte Merz è stato per anni il responsabile per la Germania del colosso finanziario statunitense Black Rock con molti interessi nelle industrie delle armi e nell’Ucraina.

L’ex cancelliera Angela Merkel anch’essa molto criticata, nonostante la sua forte condanna dell’annessione della Crimea nel 2014, per aver proseguito la politica di vantaggiosi accordi economici con la Russia, aveva dichiarato, forse per giustificarsi, che gli accordi di Minsk II del 2015 erano stati siglati solo per permettere all’Ucraina di guadagnare tempo e riarmarsi. Essi, firmati anche da Germania e Francia avrebbero dovuto risolvere la guerra in Donbass garantendo la più totale autonomia alla regione, ma mantenendo la sovranità ucraina. Ora sembra aver corretto il tiro e ha dichiarato che l’invasione russa è avvenuta anche per la grande contrarietà di Polonia e Paesi Baltici a trattative dell’UE con Putin.

Ostilissima alla Russia, la Germania ha anche rapporti difficili con la Cina pur necessaria per l’economia tedesca dopo la rottura con Mosca. Domenica scorsa il ministro degli Esteri Weidephul, alla testa di una folta delegazione di uomini di affari tedeschi, sarebbe dovuto partire per la sua prima visita in Cina ma la visita è stata annullata venerdì, quasi all’ultimo momento, cosa assolutamente insolita.

* Professore ordinario di Storia delle relazioni internazionali

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