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Lasciò morire la figlia di stenti, condanna ridotta

Ad Alessia Pifferi l'ergastolo tramutato in 24 anni di reclusione

Lasciò morire la figlia di stenti, condanna ridotta

I giudici della Corte d'Assise d'Appello di Milano oggi 5 novembre hanno riformato la sentenza di primo grado e con un bilanciamento tra aggravanti e attenuanti hanno condannato a 24 anni Alessia Pifferi accusata dell'omicidio aggravato della figlia Diana, di soli 18 mesi, lasciata morire di stenti nella sua culletta. Un abbandono, dal 14 al 20 luglio del 2022, per il quale le sono contestate le aggravanti dei motivi futili e il legame parentale con la vittima. L'imputata, condannata in primo grado all'ergastolo, è rimasta impassibile durante la lettura della sentenza.

La Procura generale aveva chiesto la conferma dell'ergastolo, mentre la difesa, rappresentata dall'avvocata Alessia Pontenani, aveva chiesto che venisse riconosciuta la semi infermità o di cambiare il capo d'accusa: non più omicidio ma morte come conseguenza di altro reato. "Non è quello che speravamo, ma va bene. Resto convinta che non è stato un omicidio ma un abbandono, ora attendiamo le motivazioni", il commento della legale di Pifferi dopo la sentenza d'appello.

"Non è giustizia. Questa sentenza lascia l'amaro in bocca e dolore per una bambina che non c'è più. Lei non ha nessun rimorso di coscienza, ma si danno solo 24 anni a una mamma che è andata a divertirsi invece di badare alla figlia", ha detto Viviana Pifferi, sorella dell'imputata.

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