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19 Settembre 2019 - 12:04
L'Ocse 'vede nero' sulle prospettive dell'economia italiana, confermando nell'aggiornamento dell'Economic Outlook per il 2019 la crescita zero già prevista a maggio e abbassando di 0,2 punti - a +0,4% - le stime per il prossimo anno. L'Italia si conferma 'cenerentola' fra le grandi economie: il taglio più netto (-0,2 punti per la stima 2019 e -0,6 punti per il prossimo anno) è quello operato alle previsioni sulla Germania che comunque dovrebbe mettere a segno nel biennio una crescita rispettivamente dello 0,5 e dello 0,6%. L'Ocse segnala come l'Italia - assieme alla Germania - sconti, nella sua crescita "molto più debole del resto dell'Eurozona", "la forte esposizione ai problemi per il commercio globale e le dimensioni del proprio settore manifatturiero".
Per quanto riguarda le scelte di bilancio, l'Ocse evidenzia come nel nostro paese - così come in Stati Uniti, Giappone e Francia (che presentano dinamiche simili di conti pubblici) - "gli elevati deficit dovrebbero aumentare il debito pubblico già alto" di qui "a politiche invariate" la necessità "di rafforzare l'efficacia della politica fiscale, rivedendo l'efficacia della spesa pubblica e le dimensioni degli stabilizzatori automatici". E comunque, "in caso di recessione" considerando "i limiti della politica monetaria" (che nell'Eurozona la Bce ha già portato molto in avanti) "sarebbe necessario un ulteriore sostegno alla politica fiscale".
Tuttavia, proprio i tassi bassi o begativi sul debito sovrano a lunga scadenza - continua l'Ocse - "offrono a molti paesi un'opportunità a basso rischio per affrontare gravi carenze infrastrutturali e rafforzare la crescita sostenibile a più lungo termine".
L'Ocse abbassa inoltre a +2,9% le stime di crescita globale per il 2019 alla luce di prospettive che "sono diventate sempre più fragili e incerte", rivedendo al ribasso di 0,3 punti le previsioni fornite a maggio. Ancora più netto (-0,4 punti a +3,0%) il taglio sulla stima di crescita globale per il 2020. Si tratta - ricorda l'Ocse - della crescita annua più bassa dallo scoppio della crisi finanziaria, alla luce di un aumento dei rischi al ribasso.
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