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03 Luglio 2020 - 17:41
Lo ha detto il numero uno dei giovani commercialisti ed esperti contabili italiani dopo l’approvazione dell’emendamento in Commissione
“L’emendamento al Decreto Rilancio approvato in Commissione alla Camera, col quale si proroga al 2022 il termine per nominare gli organi di controllo o il revisore nelle Srl e nelle società cooperative costituite al 16 marzo 2019, è semplicemente sconcertante. La frenetica attività legislativa, iniziata qualche anno fa con l’innalzamento costante dei limiti dimensionali che rendono obbligatoria la nomina, ha toccato un punto di non ritorno”. Lo afferma Matteo De Lise, presidente dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili.
“Sconcertanti sono innanzitutto le motivazioni: evidentemente qualcuno ritiene che limitare le nomine dei professionisti negli organi di controllo rientra tra le norme utili a contenere gli effetti negativi della crisi, avendo inserito l’emendamento nel Decreto Rilancio – evidenzia De Lise -. L’intervento ancora una volta non comprende il ruolo del professionista, ma cosa ancor più grave lede gli interessi delle imprese, che sarebbero state maggiormente tutelate dalla presenza di quelle figure professionali”.
Azioni di questo tipo generano nel tessuto economico sano del Paese, spiega De Lise, “una sfiducia nell’effettiva validità delle regole. Un ulteriore significato che questa proroga tardiva assume, è quello di un attacco all’intero sistema della riforma del codice della crisi e ai sistemi di prevenzione. È un fatto che la nomina obbligatoria dell'organo di controllo sia stata introdotta quale elemento essenziale per il corretto funzionamento dei sistemi di allerta e del sistema di emersione anticipata della crisi: si può discutere sui limiti introdotti e poi rivisti, ma non sulle motivazioni alla base dell'ampliamento dell'obbligo”.
“Un ulteriore spunto di riflessione deriva poi – dice De Lise - dal presupposto che fa scattare tale obbligo. Il nuovo termine presuppone il superamento dei limiti dimensionali nel biennio 2020/2021, pertanto applicheremo i medesimi limiti stabiliti nel corso del 2019 a bilanci fortemente compromessi dalla crisi economica in corso. Considerando le previsioni economiche e i dati registrati nel primo semestre, appare evidente come la soglia dei ricavi assumerà un significato diverso rispetto all’applicazione sui bilanci degli esercizi precedenti. Si creerebbe così una pesante discriminazione”.
Nonostante tutto, conclude il presidente dell’Ungdcec, anche in questa occasione “continueremo a svolgere il nostro ruolo. Sempre con la speranza che interventi come questo aiutino la modifica di certe posizioni, confidiamo in un cambiamento di rotta volto a prevenire una deriva certa del sistema economico, già molto compromesso”.
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