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Busta paga in aumento, la rivoluzione del Governo: 1200 euro in più all’anno

Busta paga in aumento, la rivoluzione del Governo: 1200 euro in più all’anno

 

Busta paga più pesante da gennaio 2022 per molti lavoratori dipendenti che nel cedolino si ritroveranno più soldi "frutto di un intervento del Governo sulla manovra di Bilancio che ridurrà una delle trattenute fisse, quella dei contributi previdenziali. Il dipendente pagherà meno contributi ma il taglio non avrà alcuna ripercussione un domani sulla pensione: la parte che il lavoratore risparmia la mette lo Stato" ricorda La Legge per Tutti.

"La legge di Bilancio, dunque, consentirà di guadagnare per un anno qualcosina in più. L’intervento previsto nell’emendamento del Governo e rivolto ai lavoratori dipendenti pubblici e privati sarà operativo dalla busta paga di gennaio 2022 fino a quella di dicembre 2022 - spiega La Legge per Tutti - Nello specifico, consiste in un taglio dello 0,8% delle trattenute a titolo di contributo previdenziale (in pratica, quelli che vengono versati all’Inps per la pensione). Lo Stato metterà quella differenza affinché il dipendente non resti penalizzato dal taglio un domani".

A beneficiarne sono "i lavoratori del pubblico e del privato, a patto che non abbiano un reddito da lavoro dipendente superiore a 35mila euro, cioè una retribuzione imponibile, su base mensile per 13 mensilità, pari o inferiore a 2.692 euro. Restano esclusi dall’agevolazione i collaboratori domestici, mentre il taglio dei contributi dovrebbe essere valido per i parasubordinati, vale a dire per chi ha un co.co.co. di 'terzo genere'. Tanto per fare un esempio, chi guadagna mediamente ogni anno circa 20mila euro avrà un risparmio sui contributi attorno ai 135 euro netti annui. Si parla, dunque, di circa 10 euro al mese, tenendo conto della tredicesima".

Il taglio dei contributi in busta paga "si aggiunge all’ipotetico risparmio sull’Irpef per via della riforma fiscale e della riduzione delle aliquote da cinque a quattro. Se lo sconto contributivo scatterà con il cedolino di gennaio, sarà in quello di marzo 2022 che si avrà un primo segnale di quando viene tassato il proprio stipendio e si potrà verificare se tasse e contributi rendono veramente la retribuzione più elevata. Un primo segnale, dunque, ma non quello definitivo: quella busta paga, infatti, conterrà un conguaglio per coprire gli effetti della nuova Irpef dei mesi di gennaio e febbraio 2022. Da aprile in poi, dunque, il dato sarà più concreto".

La Legge per Tutti ricorda che la riforma prevede che la no tax area viene fissata entro questi limiti:

per i lavoratori dipendenti: 8.174 euro;

per i lavoratori autonomi: 5.550 euro (700 euro in più di prima);

per i pensionati: 8500 euro (326 euro in più di prima).

E che le quattro nuove aliquote sono:

23% per i redditi fino a 15mila euro;

25% per i redditi fino a 28mila euro;

35% per i redditi fino a 50mila euro;

43% per i redditi superiori a 50mila euro.

 

 

Per chi resta il Bonus Renzi

Vediamo una serie di esempi con l’ausilio dei calcoli dei Consulenti del lavoro.

 

Quando arrivano gli aumenti in busta paga

La riforma è in vigore dal primo gennaio e quindi impatta sui redditi 2022, che vanno in dichiarazione dei redditi 2023.

I dipendenti e i pensionati sono i primi a misurarne concretamente gli effetti, dalle prossime buste paga e cedolino pensione. 

La nuova tassazione, si applica infatti da gennaio ma le prime buste paga rinforzate dai nuovi tagli fiscali saranno quelle di marzo, in considerazione dell’esigenza di aggiornare i gestionali, con le dovute operazioni di conguaglio dei mesi precedenti.

 

Impatto riforma IRPEF in busta paga 2022

Le prossime buste paga saranno più alte, sostanzialmente per l’intera platea del lavoro dipendente (ci sono risparmi anche sui redditi alti).

Ai calcoli, proposti da PMI.it, basati sulle modifiche di aliquote e detrazioni, aggiungiamo anche il Bonus Renzi. In questo modo, abbiamo anche il valore effettivo dello sconto fiscale che i lavoratori avranno in busta paga nel 2022.

 

 

Per chi resta il Bonus Renzi

La riforma prosegue nell’operazione di taglio del cuneo fiscale sul lavoro dipendente, a favore del lavoratore, iniziato nel 2014 con un bonus, proseguito poi negli anni successivi con la trasformazione in detrazione (aggiuntiva però rispetto a quelle ordinarie sul lavoro dipendente), poi in trattamento integrativo e ora incamerata nella riforma nel seguendo modo.

fino a 15mila euro: trattamento integrativo esentasse,

tra 15mila e 28mila euro: viene incamerato nelle nuove aliquote e non si applica più, a meno che il nuovo calcolo non penalizzi il contribuente.

 

Come cambia il bonus Renzi con la riforma IRPEF

Sostanzialmente, fra i 15mila e i 28mila euro il bonus è riconosciuto solo se, con il nuovo calcolo, la somma delle nuove detrazioni è superiore all’imposta lorda. In questo caso, i 1200 euro non spettando integralmente, ma solo per la parte corrispondente alla differenza fra la somma delle detrazioni e l’imposta lorda. Questo meccanismo non è incamerato nella tabella, non essendo possibile fare i calcoli in modo standard (ogni contribuente deve prima calcolare la propria imposta, applicando tutte le detrazioni che gli spettano, per capire se e in che misure ha diritto all’integrazione.

 

Bonus 1200 euro in busta paga, ecco per chi

Il 2022 rappresenta un anno  in cui tutte le famiglie italiane si vedono riconoscere il diritto all’assegno unico e universale, se hanno figli a carico, e questo per tutta la loro vita da minorenni ( e in alcuni casi specifici, anche fino all’età di 21 anni).

Ma c’è un'altra grossa novità che interessa tutti i lavoratori dipendenti, relativamente alla loro busta paga: il bonus Renzi cambia nel 2022!

Per la precisione, a oggi parliamo di “ex” bonus Renzi ma noto a tutti come bonus 100 euro in busta paga.

Ebbene, innanzitutto va specificato il fatto che sia stato prorogato per tutto l’anno 2022. Ma non per tutti coloro che nel 2021 ne hanno avuto diritto. Infatti, cambiando le aliquote Irpef, ci sono modifiche da apportare anche da questo punto di vista.

Dunque, se fino allo scorso anno, in qualità di lavoratore dipendente, tutti coloro che guadagnavano meno di 28 mila euro avevano diritto al bonus da 100 euro, oggi le cose cambiano.

La sforbiciata c’è e non è da poco. Infatti continuano a percepire l’ex bonus Renzi del valore di 100 euro (quindi 1.200 euro annuali) solo coloro che percepiscono uno stipendio inferiore a 15 mila euro all’anno.

A partire da questa soglia a salire, il bonus si calcola in proporzione, in base alle nuove aliquote Irpef previste nella fascia compresa tra 15 mila e 28 mila euro.

Continuano ad avere diritto a percepire il bonus Renzi da 100 euro anche i percettori della Naspi.

Nessun tipo di modifica invece per quanto concerne le modalità secondo le quali beneficiare del bonus da 100 euro in busta paga. Infatti, si tratta sempre di un credito d’imposta, che va ad abbattere l’importo delle tasse dovute e pertanto si concretizza in 100 euro reali in più, sul netto della busta paga. Ciò che è importante sottolineare in conclusione sta nel fatto che il bonus da 100 euro si inserisce in automatico nella busta paga del lavoratore. Nulla vieta però di poter formulare esplicita richiesta di rinuncia, stabilendo invece di ricevere l'intero ammontare del bonus una tantum.

Sta dunque al dipendente stabilire se desidera ricevere il bonus complessivo da 1.200 euro alla fine dell’anno oppure in fase di dichiarazione dei redditi.

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