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05 Aprile 2023 - 08:50
I crediti incagliati vanno sbloccati. E subito, in quanto almeno 3 miliardi si riferiscono a piccole e medie imprese. A richiederlo con forza è il settore napoletano delle costruzioni che intravede il rischio di innescare una vera bomba ad orologeria che rischia di bloccare i cantieri, oltre a creare danni enormi a diverse migliaia di imprese, famiglie e lavoratori. Il decreto approvato dalla Camera che non soddisfa del tutto i costruttori. «Ci sono 19 miliardi di crediti incagliati che mettono a rischio oltre 32mila imprese e 170mila posti di lavoro. Noi abbiamo sostenuto la proposta Ance di compensazione in F24 ed eravamo entusiasti quando Regioni e province volevano acquistare i crediti», commenta la napoletana Paola Marone (nella foto a sinistra), presidente di Federcostruzioni. Il Governo, ricorda, «ha bloccato con una norma l’acquisto da parte degli enti locali dei crediti e contestualmente non ha ritenuto accettabile la proposta di Ance, per motivi legati alla Ragioneria di Stato. Quindi siamo in attesa di capire». «Girano tante voci sulla soluzione, per lo sblocco di questi crediti, che è un’emergenza. Abbiamo ritenuto invece positivo che sia rimasta la cessione di crediti per le aree terremotate, per le barriere architettoniche, che siano state messe a fuoco le applicazioni per chi si era già mosso prima del 16 febbraio». Marone spiega quindi che «siamo in attesa che il Governo ci indichi la strada con cui sbloccare questi crediti perché altrimenti c’è questo rischio enorme che poi coinvolge professionisti e famiglie». Antonio Lombardi (nella foto a destra), presidente di Federcepicostruzioni, rileva che il blocco del Superbonus risponde non solo ad una logica di superficiale sottovalutazione dell’impatto economico della misura, ma anche delle conseguenze della sopressione: «Basti pensare - afferma - che ancora oggi il peso del Superbonus viene quantificato, in maniera approssimativa, concentrando nel triennio 2020- 2022 detrazioni che nella realtà saranno spalmate su un quinquennio a partire dall’investimento, e quindi, per ciascuna annualità, avranno un impatto estremamente più contenuto e sostenibile». Lombardi spiega che «le stesse stime della ricchezza generata, del contenimento del consumo energetico, dell’occupazione, non sono state tenute nel debito conto dal Governo che, con la direttiva sulle case green recentemente approvata dal Parlamento europeo, dovrà comunque predisporre strumenti di sostegno ed incentivi assimilabili al Superbonus». Insomma, per i costruttori meglio sarebbe stato promuovere un confronto con tutta la filiera interessata per apportare eventuali modifiche ed istituzionalizzare le detrazioni, giacché il nostro Paese, vale la pena ricordarlo, ha un patrimonio edilizio particolarmente vetusto, energivoro ed insicuro dal punto di vista sismico. «È quindi assolutamente fuorviante soffermarsi, come purtroppo si sta facendo da più parti, sul deficit extra 2020-2022 per circa 81 miliardi provocato dal Superbonus. Il dato saliente - conclude Lombardi -, che pure incomprensibilmente sfugge ai più, è che - come accertato dall’Istat, grazie al Superbonus il Pil è cresciuto e grazie alle nuove entrate fiscali generate da questa misura, è diminuito il rapporto tra ricchezza e indebitamento».
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