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25 Giugno 2015 - 13:06
Il governatore di Bankitalia certifica il fallimento della politica economica renziana
ROMA. «Il problema è che siamo fermi. Solo alla fine di quest'anno l'Europa tornerà ai livelli produttivi del 2008, ma l'Italia è ancora lontana e serviranno diversi anni» per recuperare quel livello. È il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, durante un convegno alla Farnesina, a mettere in evidenza il ritardo sulla crescita che resta consistente rispetto al resto d'Europa. La spiegazioni di questo trend è nei problemi strutturali che restano da affrontare. Visco ricorda che «dal 2008 c'è stata una caduta di attività economica, di reddito e di occupazione», ma se «alcuni paesi ne sono usciti prima e meglio» in realtà «non abbiamo ancora risolto i problemi fondamentali, non siamo riusciti ad arrivare alla radice dei fenomeni negativi».
Altro elemento contrario alla crescita è l'eccessiva instabilità politica. In Europa «ci troviamo in una serie di cicli elettorali che si sovrappongono e creano molta instabilità», spiega Visco, che aggiunge: «La leadership è essenziale e dobbiamo essere tutti d'accordo: e cioè che la convergenza non è un fine in sé ma un mezzo per creare una vita migliore per tutti i cittadini».
Realismo, dunque, ma anche un certo ottimismo di fondo. «Siamo in una fase complessa, caratterizzata da una innovazione molto rapida e complessa»: in Italia «siamo in ritardo su quasi tutto, ma proprio per questo abbiamo opportunità in tante aree e settori per colmare» questo ritardo, evidenzia ancora il numero uno di Via Nazionale.
Italia ma anche e, soprattutto, Europa. «Sono molto gravi i segnali di mancanza di fiducia dell'Eurozona, perché indicano progressi modesti» sul fronte politico. E, avverte il Governatore, «senza progresso politico, la moneta non si difende». Solo oggi, ricorda, «sono arrivati finalmente i primi pezzi di unione bancaria». In questo scenario, la politica monetaria «ha rispettato il suo mandato fondamentale, svolgendo il ruolo di facilitatore delle altre politiche, che dovevano curare altri rischi, da quello della sostenibilità delle economie a quello di ridenominazione». Ma ora «ci sono interventi istituzionali da fare». Visco pensa anche al dossier Grecia. E vuole puntualizzare che «i paesi creditori hanno almeno altrettanto colpe dei debitori», perché «è evidente che paesi con modelli orientati all'export e una posizione creditoria elevata hanno almeno altrettante colpe dei paesi che fanno all'opposto e accumulano debito».
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