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I dati economici

Traffico container con il vento in poppa. Stime di crescita al 2050 al 26%

Uno studio di Srm alla settimana dello Shipping

Traffico container con il vento in poppa. Stime di crescita al 2050 al 26%

La crisi in Medio Oriente non frena i traffici marittimi nell’area Med.  Nonostante i noli più cari per evitare il Canale di Suez, i porti di Salerno e Napoli si confermano strategici. Il 47% del traffico manifatturiero del Paese passa infatti attraverso i porti del Sud, sempre più protagonisti: il 28% dell’import/export in valore e il 50% in quantità utilizza il trasporto ro-ro, eccellenza italiana, con una crescita nel decennio del 56%. Tutto ciò nonostante la crisi nel Mar Rosso Oriente che costringe da qualche anno a circumnavigare Suez con il conseguente rincaro dei noli.Ciononostante cresce il traffico container. Se il mercato dei container è dominato dall’Asia, è nell’area Med che si registreranno i maggiori incrementi (+16%)  nei prossimi cinque anni. E fino al 2050 il traffico nei porti italiani è stimato in crescita del 26%. A sostenerlo, Alessandro Panaro(nella foto), responsabile Maritime & Energy di Srm, centro studi collegato a Intesa San Paolo, che alla Naples Shipping Week, nel corso del Port Shipping Tech, ha presentato uno studio dello stesso organismo sugli scenari dei traffico container nei prossimi anni. “Si tratta di un settore che vede sempre più navi di grandi dimensioni sulle principali rotte”, ha detto Panaro. Un mercato, compreso il transhipment, in evoluzione che vede in Campania il porto di Salerno con l’aumento più consistente dei traffici a corto e lungo raggio, seguito da Napoli. Per quanto riguarda le dimensioni delle flotte containershipl’esponente di Srm ha affermato che prosegue l’orientamento verso la costruzione di navi sempre più grandi, con una sempre più evidente concentrazione del mercato nelle mani di pochi operatori. E che il principale porto italiano specializzato nella gestione dei container si conferma Gioia Tauro (3,5 milioni di Teu nel 2023), seguito da Genova (2,4), La Spezia (1,1), Trieste (0,9) e Livorno (0,7). Subito dopo il porto di Salerno che contribuisce alla crescita delle relazioni commerciali del sistema produttivo della regione. Le imprese napoletane e regionali realizzano infatti la metà del loro import/export via mare (55%) e per il porto di Napoli transita circa il 60 per cento dei prodotti manifatturieri. Per gli analisti di Srm, sull’area euro-mediterraneo si sta giocando una parte della competizione globale. In questo contesto, i porti della Campaniapossono essere la testa di ponte per i traffici a medio e lungo raggio diretti verso il Nord Europa.

Anna Roscio, executive director Sales & Marketing Imprese di Intesa Sanpaolo, ha a sua volta sottolineato che il Gruppo “favorisce lo sviluppo economico del Mezzogiorno sostenendo nuovi insediamenti produttivi nella Zes Unica e permettendo alle imprese meridionali di cogliere le opportunità previste dal piano Transizione 5.”. Il tessuto manifatturiero del Sud Italia -ha aggiunto Roscio- è caratterizzato dalla presenza di pmi molto dinamiche che rappresentano una componente essenziale delle filiere industriali dell’intero Paese. Intesa Sanpaolo si rivolge a queste aziende per aumentarne la competitività, offrendo soluzioni di finanziamento dedicate e consulenza per l’accesso alle agevolazioni fiscali. Per incentivare gli  investimenti sostenibili, abbiamo dato vita al  programma ‘Il tuo futuro è la nostra impresa’, che grazie a un plafond nazionale di 120 miliardi di euro - di cui 8 destinati alle aziende campane - punta ad accompagnare la progettualità del sistema produttivo fino al 2026”. Intervenuti alla settimana dello shipping anche il direttore generale di Srm, Massimo Deandreis, Giuseppe Nargi, direttore regionale Campania, Calabria e Sicilia, e Alessandro Balboni, Head of Innovation Business Development Intesa Sanpaolo InnovationCenter.  

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