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Precariato e salari bassi: «Così il Sud non cresce»

Sgambati (Uil): «Manca visione strategica». Ricci (Cgil): «Imprese in sofferenza»

Precariato e salari bassi: «Così il Sud non cresce»

NAPOLI. La locomotiva Campania rallenta. Dopo circa venti mesi di produzione in calo e di peggioramento dello stato di salute della manifattura, anche l’inflazione morde, mentre gli stipendi restano tra i più bassi a livello europeo. Nel frattempo si allarga la maglia delle aziende in crisi in tutti i settori produttivi: dalla Jabil alla Metro, dalla Transnova alla Psc di Grazzanise a cui si sommano le altre realtà dell’indotto. E sempre più lavoratori sono costretti a scendere in piazza per difendere il posto di lavoro. Giovanni Sgambati, segretario generale Uil Campania, non lascia intravedere segnali positivi e sottolinea che «emerge l’assenza di una visione strategica di un piano industriale di investimenti, soprattutto se si considerano i nuovi aumenti delle bollette energetiche che stanno determinando aumenti del carrello della spesa e delle difficoltà con cui vanno avanti le vertenze».

Sgambati non usa mezzi termini nel definire scellerata la Manovra economica del Governo che non ha avuto miglioramenti né sotto l’aspetto salariale, né a sostegno della produzione industriale, così come non hanno avuto sostanziosi aumenti i pensionati (3 euro al mese). «Avevamo chiesto una misura, come la detassazione degli aumenti contrattuali, tutto è rimasto invariato. Oltre alla poca quantità di occupazione giovanile scarseggia anche la qualità: l’88 per cento dei contratti attivati ai giovani è temporaneo. In questo quadro, ulteriormente penalizzate sono le donne: siamo ultimi in Europa per tasso di occupazione femminile e prima per tasso di inattività femminile, con un gap retributivo di genere di circa il 30%». In questo contesto, aggiunge Sgambati, «il Pil cresce dello “zero virgola”». (Secondo le ultime stime dell’Istat è aumentato nel 2024 della metà rispetto a quanto previsto nel Piano strutturale di bilancio, e di 0,4 punti percentuali in meno nel 2025). E ancora, Sgambati aggiunge: «Precarietà, lavoro nero e sommerso continuano a colpire migliaia di lavoratori. La Legge di Bilancio si inserisce in questo quadro, e non in quello decantato dal Governo, che continua a celebrare record immaginari che prescindono totalmente dalle condizioni materiali di vita e di lavoro delle persone. E non contiene un solo provvedimento in grado di invertire il declino economico in corso».

Nicola Ricci, numero uno della Cgil di Napoli e Campania spiega che, nel momento in cui non vengono erogati finanziamenti a pioggia senza alcuna condizionalità, si sceglie la via breve: dismissioni e riduzioni di personale. «Non ci troviamo di fronte a una crisi congiunturale qualunque, in ballo c’è la sopravvivenza di interi comparti, primo fra tutti la manifattura. Per tale motivo riteniamo necessario un intervento straordinario del Governo per la Campania, mirato alla salvaguardia e al rilancio dei settori strategici, coinvolgendo anche la Regione nelle sue competenze per affrontare anche le transizioni digitale ed energetica. Da sole le imprese non possono farcela». Il numero uno regionale del sindacato a Cgil ha proposto a livello nazionale la creazione di un’agenzia per lo sviluppo che funzioni come fondo sovrano nazionale, capace di indirizzare le ingenti risorse dei fondi pensione e dei risparmi privati dalla finanza all’economia reale. A livello regionale, inoltre, riproponiamo, come fatto in preparazione dell’incontro ministeriale con Stellantis al presidente Vincenzo De Luca e all’assessore alle Attività produttive Antonio Marchiello, l’istituzione di un tavolo permanente per il monitoraggio, l’analisi e gli interventi urgenti sui settori in sofferenza o in grave difficoltà della Campania».

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