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l'opinione
02 Maggio 2025 - 09:11
I dati e le stime del Fondo monetario internazionale ci dicono che il rapporto tra debito e pil in Italia è sceso dal 154,9% del 2020 al 134,8% del 2023 e dovrebbe risalire di poco, fino a un massimo del 138,6%, nel 2027, per poi ricominciare a scendere. Il riscontro sull’abbattimento del rapporto tra debito e pil è importante perché, se è vero che la piccola risalita successiva è dovuta ai crediti di imposta dilazionati del super bonus edilizio, lo stop all'incentivo è arrivato nel momento giusto. Al contrario di quanto si temesse, infatti, il superbonus, assieme agli investimenti di Transizione 4.0, ha avuto un effetto benefico sulla produzione, tanto da contribuire ad abbattere il rapporto debito/pil.
Non è un caso che l'Italia, pur crescendo appena dello 0,5%, sarà il terzo Paese del G7 per aumento del pil anche nel 2025. Non è un caso che tra 2020 e 2024, come ha sottolineato il Direttore della Fondazione Edison, Marco Fortis, l'Italia ha avuto un incremento del Pil per abitante pari a 7,1 punti percentuali, un balzo in avanti inferiore solo a quello degli Stati Uniti. La grande differenza tra noi e gli americani sta nel fatto che la crescita italiana non si è fondata sul debito, su un ulteriore peggioramento del suo rapporto con la produzione, bensì sugli investimenti. L'Italia, insomma, ha conservato i conti in ordine, incrementando quella produttività che nei decenni precedenti era pericolosamente declinata, anche nel confronto con gli altri Stati membri dell’Unione Europea. Gli unici punti deboli, in tale scenario, stanno nel fatto che il superbonus, per motivi di equilibrio dei conti pubblici, non poteva essere prorogato all'infinito, e che la partecipazione del Mezzogiorno alla ripresa è stata troppo debole rispetto alle potenzialità di questa area del Paese.
Le due cose, anche se apparentemente distanti, hanno un nesso: lo sviluppo da superbonus andava interrotto perché artificioso, da economia ‘drogata’. Il futuro dell'Italia, le prospettive di consolidamento e ulteriore crescita dell'economia, sono legate invece proprio a un auspicabile ruolo da protagonista del Sud. È da questa svolta che si può generare l’aumento di occupazione e di pil strutturale che può ridurre il debito pubblico e posizionare l’Italia a un livello ancora superiore nella geopolitica delle potenze industriali ed economiche. È da verificare e da monitorare con estrema attenzione, al riguardo, la spinta che potrà derivare dagli investimenti nella Zes unica e dagli interventi in infrastrutture e servizi finanziati dal Pnrr e da altre fonti di finanziamento.
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