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Obiettivo Neet al 2030: sfida alta per il Sud Italia

Molto più difficile sarà vincere la sfida per regioni meridionali come la Campania

Emergenza Neet: dispersione scolastica e disoccupazione

L’Unione Europea ha fissato un obiettivo nuovo da conseguire entro il 2030: portare sotto la soglia del 9% la percentuale dei Neet, i giovani tra i 15 e i 29 anni che né lavorano né studiano. L’Unione Europea ha già in altre circostanze definito parametri calati dall’alto, senza valutare le conseguenze di traguardi e vincoli imposti. Basti pensare all’accelerata sul fronte decarbonizzazione dell’automotive, che sta mettendo a dura prova la sopravvivenza di uno dei settori storici dell’eccellenza manifatturiera continentale.

Nel caso dell’obiettivo stabilito per i Neet, non è in questione la bontà del proposito, ma se sia realistico porre l’asticella alla stessa altezza per ogni Stato membro. Vi sono nazioni, come Danimarca, Germania, Irlanda, Islanda, Norvegia, Paesi Bassi e Svezia, che già fanno registrare percentuali di Neet sotto la soglia del 9%. Molto diversa è la situazione di altri Stati membri, come l’Italia, che attualmente evidenziano una incidenza Neet del 15,2%. Il recente cammino della Penisola, tuttavia, con il sensibile miglioramento fatto riscontrare rispetto al valore del 22,1% rilevato nel 2019, fa sperare che, a fronte di un impegno adeguato delle Istituzioni a ogni livello, si possa raggiungere la meta decisa da Bruxelles. Quanto meno, che ci si possa avvicinare parecchio.

Molto più difficile sarà vincere la sfida per regioni meridionali come la Campania, in cui i Neet, secondo l'Istat, costituisconoancora più di un quarto dei giovani tra i 15 e i 29 anni. L'auspicio, tuttavia, è che,grazie alle azioni in corso, si realizzinoanche qui considerevoli progressi. Nei prossimi tre anni in Campania circa 20 mila giovani dovrebbero essere formati con percorsi di Istruzione e formazione professionale, mentre altri 2500 tecnici altamente qualificati dovrebbero poter avere importanti possibilità di inserimento lavorativo per il tramite dei percorsi Ifts (Istruzione e formazione tecnica superiore), che hanno un placement del 75%.

Bisogna monitorare con grande rigore queste partite, in modo da ricavarne il massimo risultato per i nostri giovani. Ma, nel contempo, bisogna assicurare opportunità anche a chi interrompe prima gli studi, magari perché ha maggiore propensione verso quelli che un tempo si definivano lavori manuali. Anche su questo fronte le Istituzioni possono fare molto, sostenendo l'apprendistato nelle ‘botteghe’, attraverso sussidi che ripaghino i maestri per il tempo impiegato per formare le nuove leve e remunerino con un compenso ridotto i giovani aspiranti artigiani, finché non abbiano imparato il mestiere.

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