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26 Giugno 2025 - 08:37
NAPOLI. «Il turismo cittadino non sta subendo ricadute legate al conflitto in Medio Oriente. Ad oggi non abbiamo nessun riscontro di cancellazioni, o mancate prenotazioni, solo qualche telefonata di richiesta informazioni. È giusto che passi il messaggio, già inviato dal Prefetto, che a Napoli si può venire tranquillamente. L’aumento dei presìdi di forze dell’ordine in strada è solo la testimonianza di un controllo capillare del territorio a garanzia di una maggiore sicurezza per tutti, soprattutto in luoghi sensibili come le porte di ingresso della città». A dirlo Salvatore Naldi, presidente di Federalberghi Napoli.
«Monitoriamo con attenzione il mercato statunitense, la prima nazionalità straniera per presenza in città, che può essere quella più coinvolto dal conflitto, cercando di fornire informazioni più chiare possibile, anche dal punto di vista geografico. Alcuni turisti, infatti, pensano che ci sia guerra in gran parte dell’Europa, facendo riferimento al conflitto fra Russia e Ucraina, senza circoscrivere i luoghi con precisione, che, per quanto relaivamente vicini all’Italia, non riguardano direttamente il nostro territorio. Per preservare il mercato turistico statunitense, in grande crescita grazie anche alle nuove rotte, ma anche il turismo in generale, resta centrale l’ottimo lavoro svolto dall’aeroporto di Capodichino. Per questo preoccupano le notizie di una, seppur temporanea, chiusura ad inizio 2026 che ci auguriamo possa durare il meno possibile». dice Naldi.
«Temiamo una riduzione del turismo americano, già in calo negli ultimi mesi nonostante l’Italia sia una meta privilegiata. Le principali destinazioni in Campania, come la Costiera Amalfitana, Capri e la Penisola Sorrentina, rischiano di subire un forte impatto. Negli ultimi due anni, l’aeroporto di Capodichino ha sfiorato la soglia di 12 milioni di arrivi, e con l’aeroporto Costa d’Amalfi di Salerno, dallo scorso luglio, ci sono stati ulteriori 300mila sbarchi. La prossimità di Capodichino a una base Nato aumenta ulteriormente le preoccupazioni per la sicurezza percepita». A dirlo Agostino Ingenito, presidente dell’Abbac e coordinatore dell’Osservatore turistico internazionale.
«Dati recenti confermano che il flusso turistico internazionale in Italia ha subito una flessione, con un calo significativo dei visitatori americani. Nel 2023, il numero di turisti provenienti dagli Stati Uniti è diminuito del 15 per cento rispetto all’anno precedente, con una particolare contrazione nei mesi estivi, tradizionalmente ad alta affluenza. In Campania, le prenotazioni alberghiere hanno registrato un decremento del 10 per cento, con le strutture ricettive che segnalano una diminuzione delle richieste per le settimane di punta. La situazione richiede un’attenzione particolare da parte delle autorità locali e nazionali per mitigare gli effetti negativi e promuovere un'immagine positiva e sicura dell’Italia come meta turistica» dice.
Ingenito ricorda che «già a fine maggio, l’amministrazione Trump ha innalzato il “travel advisory” per l’Italia, invitando i turisti americani a “esercitare maggiore prudenza” a causa del “rischio di violenza terroristica”. Il 23 maggio è stato emesso un avviso che ha alzato il punteggio per il territorio italiano dal livello uno al livello due». E ancora: «Recentemente, gli attacchi americani all’Iran hanno ulteriormente esacerbato la situazione. Queste dinamiche potrebbero portare a una riduzione del flusso turistico, con gravi conseguenze per le attività locali, dai ristoranti agli hotel e strutture ricettive, fino ai negozi e ai servizi di trasporto. Le compagnie aeree potrebbero ridurre i voli verso l’Italia o aumentare le tariffe, come già avviene, limitando ulteriormente l’accessibilità per i turisti».
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