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26 Giugno 2025 - 10:49
Da tre anni il Sud cresce più della media nazionale. Nel 2024 l’incremento del Pil è stato dell’1%, rispetto al +0,7% italiano. Con il suo +1,3%, la Campania ha fatto ancora meglio, con un aumento pari quasi al doppio di quello registrato nell’intera Penisola. I dati Svimez diffusi nei giorni scorsi segnalano una tendenza che si consolida nel tempo. Nel triennio 2022-2024 il Sud è cresciuto complessivamente dell’8,6%, l’Italia del 6,3%, la Campania del 9,5%. Vi sono fattori che hanno favorito il Mezzogiorno, come la forte spinta alla crescita delle opere pubbliche data dal Pnrr, pur tra ritardi e infrastrutture stralciate dal Piano di ripresa e resilienza. Vi è però anche una significativa e per certi versi insperata capacità di spesa dimostrata dagli enti locali.
Nel triennio considerato gli investimenti comunali sono aumentati nel Sud del 75,3%, a fronte del 64% nazionale. A dimostrazione che, quando i soldi ci sono, anche gli amministratori meridionali riescono a migliorare strutture e servizi resi alla cittadinanza. Il Sud continua ad avere un divario così ampio nei riguardi del resto della nazione e delle aree forti d’Europa che bisognerebbe intensificare gli sforzi, per accelerare il positivo andamento riscontrato dagli indicatori economici e anche occupazionali. C’è tuttavia un rischio, che s’avanza come un incubo per le prospettive di crescita meridionale e che è stato opportunamente ribadito ultimamente dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti. La crisi demografica colpisce soprattutto il Mezzogiorno dove, già nel 2050, la popolazione dovrebbe diminuire di 3,4 milioni di abitanti, addirittura di 7,9 entro il 2080.
Giorgetti ha la vista lunga, ha ben gestito i conti pubblici nazionali e, con saggezza, ammonisce la classe dirigente italiana ad affrontare per tempo una minaccia che, tra l’altro, sia pure in dimensioni minori, riguarda tutto il Paese. Bisogna ribaltare il trend che fa dell’Italia la nazione dove è più accentuato il calo delle nascite. Occorre anche dare un freno a una emigrazione giovanile che, soprattutto al Sud, sta depauperando il territorio di braccia e ancor più di cervelli. Vanno realizzati nel Mezzogiorno efficaci collegamenti ferroviari, stradali, oltre che tecnologici, tra città metropolitane e aree interne, diverse delle quali, già attualmente, sono popolate quasi esclusivamente da anziani. Se non si procede con determinazione su questi fronti, l’Italia perderà peso economico e politico sugli scenari internazionali.
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