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11 Luglio 2025 - 09:54
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni
Se si sommano le addizionali Irpef comunali e regionali, risulta che Napoli paga più del doppio di Milano. Il contribuente partenopeo con un reddito annuo di 20 mila euro ne versa per le addizionali 607, a fronte dei 263 pagati da chi risiede nel capoluogo lombardo. Uno studio del Servizio stato sociale, politiche fiscali e previdenziali della UIL assegna a Napoli il poco invidiabile primato della città metropolitana italiana in cui si paga di più in assoluto: 607 euro. E, con un reddito da 40 mila euro annui, le cose non vanno molto meglio: 1428 euro, meno soltanto dei 1452 di Roma. La Campania intera è la regione italiana più gravata dalle addizionali Irpef. Così come gran parte del Mezzogiorno è oberata dall’imposizione fiscale aggiuntiva, sia pure in misura inferiore a quella campana.
Perché questa condizione peggiore rispetto al resto del Paese? Il fatto è che con le addizionali, in genere, si provvede ad assicurare servizi pubblici non altrimenti erogabili per mancanza di risorse. Il Mezzogiorno continua ad avere infrastrutture e servizi inferiori al Centro Nord. Le addizionali sono lo strumento tramite il quale le istituzioni territoriali colmano,solo parzialmente, un divario purtroppo ancora abissale. La querelle nata intorno alle ipotesi di autonomia differenziata, al di là dei paletti posti alla legge dalla Corte Costituzionale, nasceva proprio da qui, dall'esigenza di garantire a tutti i cittadini di ogni area del Paese le medesime condizioni, in termini di prestazioni sociali e diritti di cittadinanza. Chi ha criticato la legge così com’era concepita, trovando poi le sue ragioni sostanzialmente confermate dalla Consulta, ha sostenuto, tra gli altri argomenti a sfavore, che, prima di accrescere poteri e competenze di alcune Regioni del Nord, si dovessero definire, approvare e finanziare i Lep, i livelli essenziali di prestazione da assicurare in ogni parte della Penisola.
L’attuale stato dell’arte, evidenziato dalle addizionali Irpef, ci dice che nel Sud si paga di più e si riceve di meno. C’è, evidentemente, qualcosa che non quadra. Bisogna, con la necessaria gradualità imposta dai vincoli del bilancio nazionale, tracciare un percorso diretto ad abbattere nel tempo le differenze territoriali che determinano minori diritti e maggiori oneri. L'auspicio è che l'attenzione posta al Mezzogiorno dal Governo, come area privilegiata per promuovere un nuovo asse di sviluppo del Paese, si traduca anche in maggiore equità fiscale per i contribuenti residenti nella parte bassa dello Stivale.
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