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lettera dal palazzo
11 Luglio 2025 - 10:25
Il fiore all’occhiello di Giorgia Meloni e del suo governo è certamente quello di aver aumentato il numero degli occupati, riuscendo a sconfiggere o quantomeno a ridimensionare in maniera notevole la piaga della disoccupazione che, da tempo, affligge il nostro Paese. È un risultato di grande rilievo che nessuno può contestare. E tuttavia un neo c’è ed è costituito dal fatto che se è vero che il numero degli occupati è aumentato, la crescita di questo numero è dovuta soprattutto agli over 50, mentre, dati Inps alla mano, risulta che è in calo l’occupazione dei giovani tra i 15 e i 34 anni. Di questo non si può certo far colpa alla Meloni e al governo di centrodestra. Il fatto è che purtroppo – come più volte abbiamo sostenuto – ai giovani la voglia di lavorare è venuta meno.
Si dice con molta superficialità che l’Italia, grazie soprattutto ai suoi giovani, riuscì a risollevarsi dal disastro economico della seconda guerra mondiale e, quindi, a maggior ragione dovrebbe riprendersi dall’attuale crisi economica. Si tratta, però, di un paragone improbabile perché tra i giovani italiani dell’immediato dopoguerra, ansiosi di rimettersi in piedi e di farsi strada e i giovani italiani attuali, che puntano esclusivamente a usufruire dei benefici del benessere, esiste una differenza profonda. Intendiamoci, il fatto che gli ultracinquantenni trovino lavoro, va in ogni caso considerato come un fatto positivo e un segnale di vitalità dell’apparato sociale.
Può tuttavia essere riduttivo oltre che ingeneroso ritenere che la crisi dell’occupazione giovanile sia da addebitare esclusivamente alla loro mancanza di volontà di lavorare. Esistono anche altri fattori, primi fra tutti il fenomeno dell’emigrazione che riguarda soprattutto i laureati, molti dei quali preferiscono cercare lavoro all’estero. Questo fenomeno, rivelano le statistiche, concerne in particolar modo la Germania, dove i nostri giovani ricevo stipendi alti, hanno maggiori prospettive e vivono in condizioni di maggiore comodità. Ecco dunque che al governo si presenta una formidabile opportunità, non soltanto quella di rilanciare una occupazione che si rivela carente, ma anche di migliorare la qualità della vita dei ragazzi così da non rischiare di vedere allontanarsi le nostre energie migliori.
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