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lettera dal palazzo

A settembre Mario Draghi potrebbe guidare l’Ue

Si ritiene che abbia un temperamento adatto per fronteggiare Trump

Ue, Draghi: «Situazione non più sostenibile, dovremo confrontarci con strategia Trump»

Mario Draghi

Continua la polemica sui dazi dopo l’accordo tra il presidente americano Trump e la presidente dell’Ue Ursula Von der Leyen. A quest’ultima viene in particolare rimproverato da molti Paesi europei (soprattutto Francia e Germania) di avere un atteggiamento troppo accondiscendente nei confronti di Trump e di non aver saputo difendere con la dovuta efficacia le ragioni dei Paesi europei. Clamorose novità potrebbero emergere a settembre quando si tratterà di approvare il bilancio pluriennale di 12.000 miliardi di euro richiesta per i prossimi sette anni. In questo contesto – e la Francia starebbe lavorando in tal senso – la Von der Lyen potrebbe essere messa sul banco degli imputati e molti Paesi potrebbero invocarne la destituzione.

Ma se davvero l’attuale presidente dell’Ue dovesse essere destituita, chi potrebbe prenderne il posto? Un nome è sulla bocca di tutti, quello dell’ex presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi. Di Draghi, ovviamente, nessuno discute le competenze in materia economica ma in suo favore concorrono anche questioni caratteriali. Si ritiene, infatti, che egli abbia un temperamento adatto per fronteggiare Trump e non lasciarsi imporre nessun provvedimento. Le sue riconosciute capacità costituiscono, forse, l’ostacolo maggiore per la sua nomina a causa di quella gelosia così diffusa nel mondo della politica.

Non è un caso, del resto, che il Paese più tiepido nel sostenere l’eventuale candidatura di Draghi sia proprio l’Italia. Probabilmente la Von der Lyen, prendendo atto delle critiche che le sono piovute addosso tenterà, comunque, di rinegoziare l’intesa con Trump. Non sono pochi coloro che sarebbero lieti di approfittare della questione dei dazi per rimuovere dal suo incarico l’attuale presidente. Quanto a Draghi, c’è anche chi sostiene che potrebbe non accettare la candidatura. Certamente, schivo com’è, l’ex presidente del Consiglio volendo “fare solo il nonno”, come egli stesso disse, non farà nulla per favorire la sua nomina. Ma l’attaccamento all’Europa è in lui talmente forte che se venisse chiamato non si tirerebbe indietro e la sua nomina, oltre che salutare per l’Europa sarebbe motivo di orgoglio per noi italiani.

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