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06 Agosto 2025 - 10:25
I primi dati prodotti dall’Istat sull’andamento delle nascite nel 2025 sono allarmanti. Nel periodo gennaio-maggio i nuovi nati sono stati circa 138 mila, con una diminuzione del 7,9% rispetto al riscontro evidenziato nell’analogo periodo del 2024. Si tratta di un calo molto più accentuato del prevedibile, se si pensa che il decremento nel 2024 era stato del 2,6% nei confronti del 2023. Occorre prendere atto che la questione demografica è una emergenza nazionale e come tale va affrontata. A imporre una svolta, che ponga il fenomeno al centro del dibattito politico, sono i numeri di lungo periodo. Se, infatti, il trend dei primi cinque mesi dell’anno può essere stato originato da una serie di fattori congiunturali, la denatalità è in atto da diversi decenni. Basti pensare che, nel 1995, quando le nascite complessive nella Penisola risultarono 526.064, fu già toccato quello che per allora era un minimo storico degli ultimi 50 anni.
L’anno scorso siamo giunti a circa 370 mila nascite e, se le proiezioni Istat saranno confermate, nel 2025 si scenderà a poco più di 340 mila. Entro poco più di mezzo secolo (la proiezione dell’Istituto è al 2080) la popolazione italiana passerà dagli attuali 59 milioni a circa 45 milioni e mezzo. Ma si tratta di un dato che sconta già un ribaltamento di tendenza. L’indice di fecondità dovrebbe crescere da 1,18 figli per donna del 2024 a 1,46 del 2080. Un cambiamento previsto su basi scientifiche dagli esperti, ma che evidentemente potrà essere confermato solo se improvvise accelerazioni della decrescita demografica,come quella rilevata per i mesi iniziali di quest’anno, non continueranno a manifestarsi.
In tale scenario, l’immigrazione regolare (non quella clandestina) diventa una necessità più che una opzione. Il calo di circa 13 milioni e mezzo di abitanti in poco più di mezzo secolo stimato dall’Istat dovrebbe essere il saldo di 20,5 milioni di nuovi nati, 43,7 milioni di decessi, 18 milioni di nuovi immigrati e 8,2 milioni di emigrati. Il pericolo maggiore lo corre il Mezzogiorno, dove lo spopolamento in certe aree potrebbe sconfinare nella desertificazione. Una delle grandi azioni, in parte avviate ma da proseguire con determinazione, sarà collegare finalmente, con un sistema di trasporti moderno e basato soprattutto su ferro, le aree metropolitane con quelle interne, creando condizioni di maggiore qualità della vita e nuove opportunità occupazionali. La natalità aumenta se c’è speranza nel presente e ancor più nel futuro.
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