Tutte le novità
l'analisi
02 Settembre 2025 - 11:32
Cresce l’occupazione, ma non ci sono lavoratori qualificati
Cita Frassati, la presidente Meloni a Rimini, per ribadire che l’occupazione è uno degli obiettivi strategici del governo. Il lavoro come asset economico e come strumento di promozione del valore della persona. Gli investimenti, in questi primi tre anni, sono stati orientati in prevalenza sulle politiche attive del lavoro piuttosto che su quelle assistenziali. Il messaggio, pienamente condiviso, è che distribuire assegni lede la dignità dell’individuo. I dati, peraltro, certificano che la direzione di marcia è corretta.
Ad Aprile di quest’anno l’Istat ha certificato, sul piano nazionale, un tasso di occupazione stabile al 62,7% e un tasso di disoccupazione in calo al 5,9% e al 19,2% tra i giovani. L’aumento del numero degli inattivi, al 33,2%, ha riguardato le fasce d’età 15/24 e 36/64, con lievi differenze di genere, ed è stato mitigato dalla riduzione tra i 25/35enni. A quest’ultimo target sono state rivolte le misure più significative di incentivo, con sgravi contributivi, strumenti di welfare familiare e sostegni al potere di acquisto, e su di essi si è misurato il decreto lavoro. Il punto di attacco è stata la consapevolezza che il lavoro è un diritto non compiutamente garantito per fattori molteplici, del cui superamento deve farsi carico la politica. Medio tempore vanno finalizzate risorse per creare opportunità con incentivi che abbattano le barriere all’ingresso. Quello che appare è, però, una dose di disattenzione verso le differenze ancora forti tra Nord e Sud del paese.
La creazione della Zona Economica Speciale per il Mezzogiorno non è tutto. Il recupero dei divari passa attraverso un percorso ancora lungo, che non consente trascuratezze. Finalmente, a fine luglio, è arrivata la firma del Decreto attuativo sugli incentivi all’autoimpiego, pubblicato poi nella Gazzetta ufficiale del 21 agosto scorso, come previsto dagli artt. 16 e segg. del c.d. Decreto coesione convertito con legge n. 95/24. Il Ministro del Lavoro, di concerto con i Ministri della Coesione, delle Finanze e delle Pari Opportunità, ha regolamentato due azioni di sostegno ad attività imprenditoriali e libero-professionali, finanziate a valere sul Programma nazionale Giovani, denominate, rispettivamente, ”Autoimpiego centro-nord Italia” e “Investire al Sud Resto al Sud 2.0.”.
La lunga gestazione ha impiegato più del tempo previsto, per la eccessiva macchinosità della procedura, e ha prodotto un risultato che suscita qualche dubbio. L’atteso provvedimento mette a disposizione 800 milioni di euro totali, di cui 356.400.000 destinati al finanziamento di “Resto al Sud” nelle otto regioni del Mezzogiorno e 443.600.000 all’autoimpiego nel Centro-Nord. Considerato che 700 milioni vengono dal Fondo Sociale Europeo e solo 100 dal Pnrr la proporzione avrebbe dovuto tener conto che i fondi di coesione vanno per circa il 70% al Sud. Questi numeri nascono da evidenze di partenza che li giustificano. Solo per fare un esempio, i Neet della Lombardia sono 157mila, quelli della Campania 402mila. Inoltre va considerata anche la differente mole di ricchezza circolante nelle due regioni, che porta condizioni ulteriori di vantaggio, come quella offerta da Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo, che hanno stanziato 30 milioni di euro per contribuire alla diminuzione del tasso di Neet al 9%, traguardo indicato dalla Ue entro il 2030.
Annotazioni che restano un monito per il futuro e che nulla tolgono alla importanza di mobilitarsi per ottenere il massimo soprattutto al Sud da questa ulteriore opportunità. I due programmi, che dovrebbero partire entro la fine dell’anno, sono destinati a: a) giovani di età inferiore ai trentacinque anni; b) persone disoccupate da almeno dodici mesi; c) persone in condizioni di marginalità, vulnerabilità sociale e discriminazione; d) persone inattive; e) donne inoccupate, inattive e disoccupate; f) disoccupati beneficiari di ammortizzatori sociali. Entrambi i programmi, già sperimentati positivamente, mettono a disposizione dell’autoimpiego, oltre a un supporto di tipo finanziario, con un apprezzabile fondo perduto, servizi reali di sostegno e di accompagnamento, che vanno dalla fase dell’analisi del territorio a quella di costruzione dell’idea di impresa e di stesura del business-plan.
Vincente è stata anche la scelta di confermare la rete di attori istituzionali. A Invitalia, Ente Nazionale per il Microcredito e Sviluppo Lavoro Italia S.p.A. sono affidati compiti di coordinamento, comunicazione, informazione e formazione, con il coinvolgimento delle province e dei centri per l’impiego. La partenza effettiva attende ancora un decreto direttoriale che fisserà i termini di apertura, le modalità di presentazione delle domande e la documentazione necessaria. Pronti, dunque, a raccogliere comunque la sfida per dare ai giovani e ai meno giovani, l’occasione di entrare nel mercato del lavoro.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo