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Campania, età media per il primo figlio: 32 anni

Spopolamento, nel 2080 il Mezzogiorno perderà 8 milioni di abitanti

Campania, età media per il primo figlio: 32 anni

NAPOLI. Il declino demografico italiano si aggrava, toccando un nuovo minimo storico nel 2024. Secondo gli ultimi indici Istat, il tasso di fecondità nazionale è sceso a 1,18 figli per donna, un dato che per la prima volta si attesta al di sotto del record negativo registrato nel 1995 (1,19).

In termini assoluti, il quadro è ancora più netto: l'anno scorso sono nati solo 369.922 bambini (con un calo del 2,6% rispetto al 2023), una cifra lontanissima dai 526nila nati di vent'anni fa. Nonostante un peggioramento generalizzato della situazione su tutto il territorio nazionale, il Mezzogiorno mantiene la fecondità relativamente più alta, sebbene in calo (da 1,24 a 1,20 figli per donna).

Il Nord scende a 1,19, mentre il Centro si mantiene stabile a 1,12. All'interno di questo panorama, la Campania, insieme a Sicilia e Trentino-Alto Adige, si distingue come una delle regioni con il tasso di fecondità più elevato. Non solo: queste regioni mostrano anche l'età media al parto più bassa d'Italia. Per le donne della Campania l'età media è di 32,3 anni, un dato inferiore alla media nazionale di 32,6 anni.

All'estremo opposto, la Sardegna si conferma la regione con la fecondità più bassa (0,91 figli per donna), seguita da Molise e Valle d'Aosta, quest'ultima con la flessione maggiore (da 1,17 a 1,05). Il fenomeno che più incide sul calo della natalità è il posticipo delle nascite, con l'età media per il primo figlio in aumento ovunque. Questo riduce drasticamente il tempo a disposizione delle potenziali madri per realizzare i propri progetti familiari. Questa tendenza alla riduzione dei componenti si riflette in un paradosso demografico: pur essendoci più di 26 milioni e 300mila famiglie in Italia (oltre 4 milioni in più rispetto al duemila), i nuclei sono sempre più "ristretti".

La spiegazione risiede nella progressiva semplificazione delle strutture familiari, dovuta in larga parte all'aumento delle famiglie unipersonali. Oggi, oltre un nucleo su tre (36,2%) è composto da una sola persona, rispetto al 25,5% di vent'anni fa, rendendola la tipologia familiare più diffusa. Intanto, con 651mila decessi nel 2024 (in calo del 3,1%), il saldo naturale (nati meno morti) resta pesantemente negativo a -281.000. Tuttavia, la speranza di vita aumenta leggermente, toccando quota 83,4 anni. Anche in questo caso, il Trentino-Alto Adige guida la classifica, dove le donne possono sperare di vivere fino a 86,7 anni.

SPOPOLAMENTO. L'inverno demografico italiano si sta abbattendo con particolare durezza sul Mezzogiorno, dove il calo delle nascite si intreccia drammaticamente con il fenomeno dello spopolamento. L'Istituto Demopolis ha evidenziato come il divario tra i residenti del Sud e quelli del Centro-Nord sia percepito come un «divario di cittadinanza» dall'83% degli italiani, con un picco del 92% proprio nelle regioni meridionali.

Questo scollamento si manifesta concretamente nella disparità dei servizi e delle prestazioni territoriali: se al Nord sono promosse dal 67% dei cittadini, al Sud la percentuale scende drasticamente al 40%. Per quasi un cittadino su due, questa frattura si è addirittura aggravata negli ultimi cinque anni. Nonostante l'economia meridionale mostri dinamismo, con un Pil in crescita superiore rispetto al Centro-Nord nell'ultimo biennio, la qualità della vita non è migliorata. Lo spopolamento è percepito come una priorità assoluta dal 60% degli italiani, ma il timore è molto più sentito al Sud, dove quasi sette cittadini su dieci manifestano grande preoccupazione.

Le stime future confermano la gravità della situazione: si prevede che entro il 2080 il Mezzogiorno potrebbe perdere 8 milioni di abitanti, contro i 5,2 milioni del CentroNord, con la contrazione maggiore concentrata nelle fasce d'età più giovani. «Non accettiamo la deriva demografica delle regioni meridionali come un destino già segnato» ha dichiarato Stefano Consiglio, presidente della Fondazione Con il Sud, sottolineando l'importanza che sviluppo sociale ed economico procedano di pari passo. L'attenzione è rivolta soprattutto ai giovani, i quali «vorrebbero restare o tornare se solo ci fossero condizioni di lavoro dignitose e coerenti alla loro formazione».

La Fondazione Con il Sud, insieme a realtà come la Caritas Italiana e il Forum Terzo Settore, si fa carico della sfida demografica con azioni concrete. Nel triennio 2025-2027 l'ente non profit erogherà 60 milioni di euro attraverso bandi e iniziative, tra cui il sostegno alle attività socio-sanitarie, l'inclusione dei vulnerabili e la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie. Un'altra sfida è cambiare la narrazione del Sud, combattendo lo spopolamento anche raccontando la sua «creatività e capacità di reinventarsi».

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