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16 Ottobre 2025 - 16:22
«Il nuovo piano di “pace fiscale” del governo dev’essere valutato in maniera tecnica e senza partigianeria politica, ma solo come strumento per aiutare famiglie e imprese a uscire dalla spirale di insolvenza in cui sono precipitate. L’obiettivo non è premiare chi ha eluso il fisco, ma sostenere chi, pur avendo dichiarato i propri redditi, si trova oggi schiacciato da cartelle esattoriali gonfiate da sanzioni e interessi. Dopo anni di crisi, pandemia e rincari, il peso del debito fiscale ha raggiunto livelli tali da bloccare la ripresa economica di migliaia di attività».
A dirlo è Raffaele Marrone, presidente Confapi Napoli e responsabile nazionale Zes per Confapi.
«Secondo i dati aggiornati dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, sono oltre 22,8 milioni i contribuenti italiani con debiti pendenti. Di questi, 19,2 milioni sono persone fisiche e 3,6 milioni imprese o partite IVA. L’ammontare complessivo dei carichi affidati alla riscossione supera gli 822 miliardi di euro, ma la gran parte è considerata ormai irrecuperabile – ha proseguito Marrone –. Le precedenti rottamazioni, introdotte dal 2016 in poi, hanno generato incassi per 48,2 miliardi a fronte di debiti per 161,7 miliardi: poco più del 43 per cento del totale».
«La nuova “rottamazione quinquies” punta a cancellare automaticamente le cartelle di piccolo importo, fino a cinquemila euro, e a permettere il pagamento rateale dei debiti più consistenti in un arco di dieci anni. Il meccanismo consentirebbe di alleggerire anche il magazzino fiscale inesigibile, riducendo gli oneri amministrativi e restituendo liquidità al sistema produttivo. Si tratta dunque – conclude Marrone – di una misura a tutela del ceto medio e delle piccole e medie imprese, non di un condono per i furbi. Il vero banco di prova sarà l’equilibrio tra rigore e realismo: liberare chi vuole ripartire senza cancellare la credibilità dello Stato di fronte ai contribuenti onesti».
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