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22 Ottobre 2025 - 09:57
Giorgia Meloni
Una manovra da 18 miliardi è stata considerata da alcuni commentatori ed esponenti dell’opposizione troppo snella per le esigenze del Paese. In realtà, l’aver contenuto la portata complessiva degli interventi, spalmandoli tra imprese, famiglie e riduzione dell’Irpef, può rivelarsi un’arma vincente. L’obiettivo primario della politica economica nazionale, in un periodo così turbolento per la precarietà degli equilibri internazionali, è dato dalla stabilità dei conti pubblici. Al contrario di altri Paesi come la Francia, l’Italia sta migliorando progressivamente i suoi rating con le agenzie che valutano il credito e l’affidabilità di una nazione a livello globale. Questi progressi producono indirettamente benefici a cascata, primo tra tutti la riduzione del costo degli interessi per il debito pubblico. Significa che il rapporto tra entrate e spese migliora, che vi saranno maggiori risorse in futuro destinabili a investimenti strategici per l’economia e per lo sviluppo.
La cautela del Governo, quindi, va considerata come un bene e non come un freno per l’Italia. Anzi. È stato anzi proprio il buonsenso dimostrato dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ad avere impedito che alcune delle posizioni più radicali espresse prima della vittoria alle politiche venissero tradotte in atti di governo, a scapito della tenuta delle casse dello Stato. Quella che manca e va implementata nelle strategie dell’esecutivo è una maggiore attenzione al Mezzogiorno. Non perché non sia espressa nelle enunciazioni o in alcune iniziative messe in campo, dal Piano Mattei alla travagliatissima vicenda del Ponte di Messina.
Il vero salto di qualità necessario sta nel porre la questione Sud come prioritaria e di assoluto interesse nazionale. Non basta avere creato uno strumento di sicura efficacia come la Zes unica. Bisogna operare all’unisono, politicamente e con ogni misura possibile, per calamitare investimenti esteri e di altre aree del Paese verso il Mezzogiorno. Occorre altresì monitorare con il massimo del rigore e della puntualità l’andamento delle opere pubbliche che possono ridurre il divario infrastrutturale del Mezzogiorno e fornire prestazioni e servizi pubblici all’altezza di quelli già presenti nel Centro-Nord.
Investire massicciamente e prevalentemente in una sola area del Paese richiederebbe risorse relativamente limitate e recherebbe enormi vantaggi come crescita del Pil, creando le premesse per un’Italia più forte e ancora più autorevole a livello mondiale, al Nord come al Sud.
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