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Il Mezzogiorno e l’impegno 
per la coesione territoriale

È auspicabile che l’attuale Governo ponga rimedio agli errori del passato

Il Mezzogiorno e l’impegno 
per la coesione territoriale

Un’analisi prodotta dal Centro Studi Tagliacarne e da Unioncamere sul valore aggiunto delle province italiane è indicativa dello stato dell’arte della questione meridionale, quasi a conclusione del primo quarto di secolo del nuovo millennio. Nel 2024 il Mezzogiorno ha fatto registrare una crescita del 2,89%, superiore all'1,77% del Nord e al 2,14% della media Paese. Anche l’anno scorso, con il contributo di Governo,istituzioni territoriali e operatori economici, il Sud ha mostrato segnali di dinamismo.
Ma si è trattato di progressi non esaltanti. Il valore aggiunto pro capite del Nord nel 2024 è stato di 40.158 euro, a fronte dei 22.353 del Sud. Un abisso. Milano fa segnare addirittura 65.721 euro, quasi il doppio della media nazionale di 33.348 euro. La divisione tra le due Italie resta marcata, malgrado si sia giunti quasi alla scadenza del termine entro il quale spendere le risorse assegnate per il Pnrr.
Il Piano ha sicuramente fornito un contributo all'economia meridionale ma, anche per come è stato impostato dai precedenti governi e nonostante le revisioni effettuate e l'impegno profuso dall'attuale Esecutivo, ha finora inciso poco o nulla in termini di coesione territoriale o, in altre parole, di riduzione dello storico divario tra Sud e Nord.
Uno degli obiettivi fondamentali del Pnrr è stato reso quasi irraggiungibile fin dalla stessa assegnazione iniziale dei fondi: lariserva di appena il 40% al Sud appariva non congrua.
È auspicabile che l’attuale Governo ponga rimedio agli errori del passato. In piccola parte, ciò è possibile fin dall’attualemanovra di bilancio, introducendo utilicorrettivi atti a potenziarne gli effetti come impulso alla crescita del Meridione.
Il Governo Meloni potrà e dovrà poi fare ancora di più nel corso dell'ultima parte della legislatura, affrontando con sempremaggiore determinazione il problema, come ha già cominciato a fare con la felice intuizione della Zes unica. Servono una strategia di medio periodo, traguardi delineati con rigore che fissino date perentorie per l'ultimazione di opere infrastrutturali fondamentali per rendere più agevole la vita dei cittadini e l'agire delle imprese che operano nel Mezzogiorno. A partire dalle linee ad alta velocità Napoli-Bari e Salerno-Reggio Calabria e dalla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina.
Accanto al potenziamento di strutture e servizi, occorre una regia attenta del Governo finalizzata a favorire l'insediamento nel Sud di grandi stabilimenti produttivi, tali da poter dare origine a incrementi di pil e a decine di migliaia di posti di lavoro.

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