Speciale elezioni
l'intervento
11 Novembre 2025 - 09:36
Giorgia Meloni
L’esame sul Documento Programmatico di Finanza Pubblica (DPFP) tracima dalle aule parlamentari per diventare oggetto di propaganda anche elettorale. La Campania, chiamata al voto il 23 e 24 novembre, è molto sensibile al tema della programmazione dei fondi per la coesione economica, sociale e territoriale ed alla distribuzione delle risorse. Dunque, l’alert lanciato dalla notizia della previsione di riduzione del Fondo Sviluppo e Coesione di € 2,4 miliardi ha assunto subito la cupa immagine dello “scippo” al Sud da parte del Governo. Simili agguati contano su disinformazione e su memoria corta dei più, comprensibilmente presi a occuparsi del proprio quotidiano più che delle strategie programmatorie. Credo per questo che sia importante entrare nei dettagli della questione perché sia chiaro che non può dirsi taglio il temporaneo reindirizzamento di risorse operato in conseguenza dell’accertata incapacità di spesa.
Il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC), composto principalmente da risorse nazionali, addizionali rispetto ai fondi europei, grazie al rifinanziamento operato con la legge di bilancio 2025, ha attualmente una dotazione di € 93,7 miliardi per il ciclo 2021-2027, inclusi € 15,6 miliardi destinati al Pnrr; di questi € 30,6 miliardi sono già destinati alle Regioni e alle Province autonome e € 15,1 alle Amministrazioni centrali. Complessivamente le risorse sono finalizzate al riequilibrio socioeconomico tra le diverse aree del paese, in attuazione dell’art. 119 della costituzione, e ad esse si fa ricorso anche per le preallocazioni dei fondi della programmazione europea. Pertanto, l'utilizzo delle restanti risorse del Fondo, circa 30 miliardi di euro, ferma restando la destinazione dell'80 per cento alle aree del Mezzogiorno e del 20 per cento alle aree del Centro-Nord, avviene attraverso strumenti di legge ad hoc o delibere del Cipess, secondo le indicazioni legislative.
Con l’"Accordo per la coesione", introdotto, in sostituzione del "Piano Sviluppo e Coesione", dal D.L. n. 124 del 2023, convertito con legge n.162 del 2023, vengono definiti gli interventi, che integrano quelli dell’accordo di partenariato 21/27 tra l’Italia e la Commissione UE e sono costruiti in modo da essere complementari alla programmazione dei fondi comunitari e, quindi, con lo stesso orizzonte pluriennale. L’articolazione della spesa per investimenti ha carattere unitario; le risorse, siano esse nazionali che europee, ad essa destinate confluiscono in un’unica contabilità unitamente alle risorse del Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche nazionali nonché ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e la regia unica è affidata al Ministero per la coesione, le politiche comunitarie e il Pnrr mentre l’attuazione viene decentrata attraverso i centri ministeriali o regionali di gestione e di spesa.
Alla base del funzionamento di questa complessa macchina, pensata con differenziali di investimenti tra aree svantaggiate e non, c’è un puntuale sistema di monitoraggio e un conseguente meccanismo di determinazione delle assegnazioni di fondi in base al raggiungimento degli obiettivi. Questo grazie al D. L. n. 124 del 2023, con il quale il Governo ha inteso, tra le altre cose, archiviare la dannosa abitudine di trattare i ritardi negli investimenti programmati prorogando i termini e congelando le risorse. Oggi l’intervento non realizzato non può rimanere in agenda ma va derubricato e le risorse dirottate su opere realizzabili, sempre nell’ambito degli obiettivi di riequilibrio territoriale.
Quindi credo che ciò che dovrebbe preoccuparci è l’andamento della spesa dei fondi per investimento, sia sul piano nazionale che su quello locale. Solo alcuni numeri per capire che il problema non sono i 2,4 miliardi momentaneamente distolti ma gli ingenti fondi tradizionalmente non spesi. Al 31 agosto 2025, dei 74 miliardi circa di Programmazione Nazionale 2021/27 risulta un avanzamento degli impegni pari al 27,55% e della spesa di 8,14%; in Campania l’avanzamento degli impegni sul PR-FESR è, invece, del 14.38%, mentre quello della spesa è del 5,06%. Inoltre l’accordo di Coesione Campania procede con un avanzamento negli impegni pari al 16,62% e della spesa pari al 5,48%. Di fronte a questi numeri è evidente che l’unico allarme di cui tenere conto è, in Campania, quello relativo alla organizzazione delle competenze, alla capacità amministrativa e alle scelte strategiche della politica.
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