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l'opinione
27 Novembre 2025 - 09:11
Nei giorni scorsi, in un incontro a porte chiuse svoltosi nella residenza dell’Ambasciatore italiano a Bruxelles,sembra sia stata raggiunta un’intesa che può avere ricadute positive per il Sud Italia. Il confronto avrebbe visto protagonisti, tra gli altri, la Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, il Vice Presidentedella Commissione Ue, Raffaele Fitto, e l’Amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Stefano Donnarumma. Si sarebbe convenuto con assoluta determinazione di assicurare le risorse necessarie al completamento della linea ad Alta Velocità Salerno Reggio Calabria, ritenendo l’opera fondamentale per dare concretezza al Corridoio ferroviario europeo Ten-T Scandinavia-Mediterraneo.
La Salerno-Reggio Calabria, insieme alla Napoli-Bari, che è in stato più avanzato di attuazione, rappresenta un tassello strategicamente decisivo per connettere con molta maggiore efficacia, e ovviamente con una tempistica drasticamente ridotta, il Sud al resto d’Europa. L’Italia unita finalmente dall’Alta Velocità, che per troppi anni ha interessato solo il Centro-Nord e una parte limitata del Sud (Napoli e Salerno), consentirà di sviluppare traffici ed economia in zone ad alto potenziale di crescita come il Cilento e il Vallo di Diano, la costa ionica e il cosentino, la provincia di Reggio Calabria e Gioia Tauro, dove notoriamente è attivo uno degli scali portuali più importanti della Penisola.
Ma la realizzazione della Salerno-Reggio Calabria, che sarà dunque portata a termine malgrado si sia preso atto dell’impossibilità di concretizzarla con i fondi e le scadenze perentorie del Pnrr, avvalora e indirettamente costituisce uno sprone anche per l’opera delle opere, ossia il famoso Ponte sullo Stretto. Intanto ha senso realizzarlo, infatti, se non è concepito come un’infrastruttura utile solo a velocizzare il passaggio dall’isola alla terra ferma, ma viene inquadrato in un progetto finalizzato a rafforzare l’economia europea attraverso una sempre maggiore coesione territoriale.
Il Mezzogiorno ha bisogno, certo, di rafforzare la sua struttura produttiva, e i risultati finora conseguiti dopo l’attivazione della Zes unica autorizzano a coltivare questa speranza. Ma se non si procede, on la massima celerità possibile, a dare corpo a quelle condizioni di contesto, infrastrutture fisiche e digitali, che possano metterlo al passo con le altre macroaree europee, non si attrarranno grandi investimenti dal resto d’Italia e dall’estero, senza i quali ogni tentativo di ridurre il divario economico e sociale rischia di rimanere tale.
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