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La riflessione
07 Dicembre 2025 - 10:11
Costanzo Jannotti Pecci
Mercoledì scorso, mentre il sindaco Manfredi continuava il tour cittadino e televisivo per festeggiare la vittoria di Fico, neogovernatore della Campania, attribuendosi il merito di aver azzeccato la candidatura, il presidente dell’Unione Industriale, Costanzo Jannotti Pecci, con un intervento pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno, tra pacate riflessioni, oggettivi suggerimenti,frutto di esperienza, e più di qualche appunto, gli ha indicato l’itinerario più giusto per fare di questa città un’attrazione permanente efficienza e competitività. Se si può dire, facendo corrispondere all’idea concettuale di una Napoli esuberante, spettacolare, come la vedono la maggioranza dei turisti, anche una Napoli di solida progettualità, di qui l’importanza unica di questo documento denso di proposte, la cui lettura porta, induce a ridurne imperiosamente la sostanza in un decalogo memorandum al servizio di tutti, da noi così sintetizzato:
1) Il successo diventa fragile quando non è governato. 2) Il turismo non basta. Industria, logistica, università e ricerca non sono mondi separati, sono pezzi dello stesso ecosistema. 3) Il decoro non è un vezzo, è un elemento centrale della reputazione diun territorio. 4) Napoli non può lasciare che comportamenti incivili ne definiscano l’immagine. 5) Il porto è una piattaforma decisiva per la competitività da sostenere con una visione logistica moderna. 6) Lo stadio non è soltanto un luogo della partita, ma deve coniugare le esigenze della squadra cittadina con le ambizioni di una città che vuole posizionarsi nel Mediterraneo. 7)La Mostra d’Oltremare potrà diventare una vera piattaforma internazionale solo con un salto di qualità nella gestione. 8)Bagnoli impone scelte coraggiose, libere da approcci ideologici che ne hanno bloccato ogni possibilità di sviluppo: Comune, Regione e Governo devono operare in modo coordinato. 9) Una città è competitiva se decide e rispetta i tempi, offrendo certezze a investitori, operatori e organizzatori di eventi. Napoli deve dimostrare di essere affidabile con una macchina amministrativa forte e un dialogo costante con il sistema produttivo. 10) La città ha premesse e qualità per competere, ma ora deve dimostrarlo.
In tutto questo, giorni fa, a confermare il valore del documento è stato il lancio del “Manifesto di Napoli”, in cui il mondo produttivo ridefinisce il suo incondizionato impegno e ribadisce la forza fondante di quella cultura d’impresa inclusiva e solida che ha contribuito allo sviluppo economico e sociale della città. In occasione del G7 del 1994, Giuseppe De Rita, partecipando al dibattito preliminare che precedette l’evento, espresse così il suo rammarico: «Napoli era una grande capitale di stampo e di livello europeo ancora nel primo Ottocento, oggi non ha quel pulsare di funzioni verso l’esterno che fa le capitali, anche piccole. Napoli ha magari perso la sua tradizionale autoreferenza “alta” di capitale di uno Stato, ma ha conservato una sua autoreferenza “bassa”, quasi da piccolo sottosistema chiuso in se stesso nei suoi cliché abitudinari, nei suoi comportamenti semidevianti e stereotipati, nei suoi guai urbanistici e umani, nello stesso degrado dei vicoli e delle informe periferie. Non c’è osmosi con le aree circostanti se non forse per i fenomeni di grande devianza».
Sono passati più di trent’anni dalle parole chiare e inequivocabili di quello è stato il “padre del Censis”, che esprimeva così il suo rammarico per una città talentuosa e però sistemica nel buttare a mare occasioni, nel disperdere energie preziose, nell’inseguire l’incanto delle sirene. L’offensiva della classe imprenditoriale partenopea va guardata con attenzione e senza dietrologia. È una voce autorevole e propositiva in una Napoli, in cui le istituzioni, negli ultimi tempi, hanno badato di più alla spartizione elettorale, alla propaganda senza aver delineato un programma su cui aprire un confronto sulla città e sulla Campania.
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