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24 Marzo 2016 - 15:23
Prima dell'arresto l'uomo era pronto a colpire. Uno dei kamikaze era ricercato da dicembre per gli attacchi di Parigi. I due fratelli kamikaze volevano colpire una centrale nucleare a Pasqua. In Italia è polemica sulle lacrime della Mogherini, Bertolaso: «Imbarazzanti». Ancora verifiche sulla vittima italiana, Patricia Rizzo. I familiari: «È un inferno»
BRUXELLES. Salah Abdeslam progettava una sparatoria per le strade di Bruxelles, mentre altri complici si sarebbero fatti esplodere altrove. È questa una delle ipotesi esaminate dagli inquirenti, secondo quanto riferisce la televisione fiamminga Vrt. Il piano sarebbe stato dunque simile a quello degli attentati del 13 novembre a Parigi.
Secondo questa ipotesi, a mettersi a sparare per le vie di Bruxelles con dei kalashnikov dovevano essere Salah Abdeslam, Mohammed Belkaid e Amine Choukri. Ma il piano terroristico, per quanto riguarda la sparatoria, sarebbe stato sventato dal raid di martedì della settimana scorsa in un appartamento nel quartiere brussellese di Forest. Allora fu ucciso Belkaid. Abdeslam e Choukri riuscirono a fuggire, ma furono arrestati qualche giorno dopo a Molenbeek. L'ipotesi di un attentato in stile Parigi che doveva essere portato a termine da due gruppi, uno che compie una sparatoria in strada, l'altro che si fa esplodere nella metropolitana e nell'aeroporto come purtroppo è avvenuto martedì, viene considerata "plausibile" secondo fonti vicine alle indagini, citate da Le Soir. Ad avvalorarla, spiegano le fonti, è il fatto che vi fossero due covi. Uno è quello scoperto a Forest martedì scorso, dove c'erano armi e munizioni, l'altro è quello di Schaerbeek dal quale sono partiti i tre terroristi diretti all'aeroporto, dove erano custoditi esplosivi.
Khalid El Bakraoui, uno dei kamikaze morto negli attacchi a Bruxelles martedì scorso, era ricercato dalla polizia in connessione agli attentati terrioristici di Parigi del 13 novembre. Lo ha riferito la Procura belga, secondo cui era stato emesso un mandato di arresto internazionale l'11 dicembre.
LA CENTRALE NUCLEARE. Erano stati i due fratelli Ibrahim e Khalid Bakraoiu, i due kamikaze che si sono fatti esplodere all'aeroporto e nella metropolitana di Bruxelles, a prelevare la videocamera sistemata di fronte all'abitazione dei direttore del programma di ricerca e sviluppo nucleare del Belgio, poco dopo gli attentati di Parigi.
Lo scrive il quotidiano 'La Derniere Heure' citando fonti inquirenti belghe, secondo cui l'arresto di Salah ha accelerato i piani della cellula costringendola a rinunciare all'obiettivo primario, il programma nucleare, ed evitando così il peggio. Il giorno scelto per l'attentato avrebbe dovuto essere il lunedì di Pasqua.
La registrazione di una decina d'ore dalla videocamera era stata sequestrata dagli inquirenti lo scorso dicembre, nel corso di una perquisizione a seguito degli attacchi di Parigi, nella casa di Mohamed Bakkali. Il 17 febbraio, 140 militari erano stati dispiegati intorno alle centrali nucleari del Paese.
Intanto in Italia si accende la polemica sulla commozione dell'Alto rappresentante per la Politica estera Ue, mentre parlava degli attacchi di Bruxelles durante una conferenza stampa ad Amman. ''Imbarazzanti le lacrime di Federica Mogherini. Dovrebbe far vedere che non abbiamo paura e che non ci facciamo intimidire''. È il tweet di Guido Bertolaso, candidato sindaco di Forza Italia a Roma, in riferimento
LE INDAGINI. Dei tre uomini che appaiono nel fermo immagine della registrazione delle telecamere di sicurezza di Zaventem ne è stato identificato uno solo, dal momento che non è stata confermata l'identificazione circolata sui media del cosiddetto 'terzo uomo' come Najim Laachraoui. E' quanto affermato dal procuratore federale belga Frederic Van Leeuw.
Il terzo sospetto inquadrato dalle telecamere di sicurezza all'aeroporto è ancora in fuga e la sua identità è quindi tuttora sconosciuta, ha rivelato il procuratore federale, precisando che la sua borsa conteneva la carica esplosiva più potente ma è stata disattivata dal servizio artificieri.
Inoltre, il secondo kamikaze che appare nel fermo immagine della registrazione delle telecamere di sicurezza all'aeroporto di Bruxelles "non è stato identificato" ha aggiunto il procuratore federale, Frederic Van Leeuw, confermando che Ibrahim El Bakraoui si è fatto esplodere all'aeroporto di Zaventem mentre il fratello Khalid è il kamikaze che ha perpetrato la carneficina nella metropolitana all'altezza della stazione di Maelbeek.
Non si sa quindi chi sia la seconda delle tre persone che erano in aeroporto, con un conteggio totale del commando che è di 4 persone. Van Leeuw ha spiegato che Ibrahim El Bakraoui è stato identificato tramite le impronte digitali, mentre il secondo terrorista deceduto nelle esplosioni in aeroporto non è stato identificato. Il procuratore ha poi confermato che negli attentati di ieri sono state uccise 31 persone e 270 ferite.
I fratelli El Bakraoui, di Bruxelles, erano noti ai servizi di polizia come esponenti della criminalità e non per fatti legati al terrorismo. Khalid aveva preso in affitto sotto falsa identità l'appartamento del 60 rue du Dries a Forest dove si era verificata la sparatoria con la polizia la settimana scorsa. E avrebbero inoltre preso in affitto i covi usati dai commando che ha agito a Parigi il 13 novembre scorso; Khalid avrebbe tra l'altro preso in affitto sotto falsa identità un appartamento a Charleroi da dove sono partiti gli autori degli attacchi nella capitale francese.
ORDIGNO - L'ordigno inesploso lasciato all'aeroporto di Bruxelles, nella borsa del terzo uomo ancora in fuga, era il più potente di quelli usati fra quelli preparati per l'attacco di ieri, ha detto il procuratore belga Frederic Van Leeuw. "L'ordigno è esploso poco dopo l'arrivo degli artificieri dell'esercito, per la grande instabilità dell'esplosivo. Per fortuna non ha provocato vittime, grazie alle capacità dei partecipanti all'operazione di disinnesco", ha aggiunto.
I famigliari della donna italiana rimasta vittima degli attentati di Bruxelles sono assistiti dall'ambasciata italiana in Belgio per le operazioni di identificazione. Lo riferiscono fonti della Farnesina, secondo cui tali operazioni sono complicate dalle condizioni in cui si trovano i corpi delle vittime.
La Farnesina ritiene molto probabile che ci sia una vittima italiana. Come ha spiegato il capogruppo di Ap alla Camera Maurizio Lupi al termine del vertice che si è tenuto a palazzo Chigi, il presidente del Consiglio "ci ha informato che è in corso una verifica su una possibile vittima italiana".
"E' in corso la fase di riconoscimento - ha aggiunto - i familiari sono con il console a Bruxelles. Era una donna che prendeva la metropolitana quotidianamente ma la violenza dell'esplosione nella metro ha reso le vittime irriconoscibili", ha concluso Lupi.
Dopo l'attentato a Maelbeek, non si hanno notizie di Patricia Rizzo. Già ieri su Facebook un cugino ha pubblicato un appello a chiunque avesse informazioni della donna: "Cari tutti - si legge nel post - siamo sempre senza notizie di mia cugina Patricia Rizzo scomparsa dopo l'attentato a Malbeek". E "se avete delle informazioni diverse da quelle del call center e degli ospedali, grazie di avere la gentilezza di informarmi... Help Help Help...".
Oggi i parenti della donna sono in Belgio e stanno cercando di capire se Patricia Rizzo sia in ospedale. "Siamo sempre in loco - si legge in un post - ma non sappiamo ancora se è all'ospedale di Neder. Forza incrociamo le dita e crediamoci. Attendiamo".
I FAMILIARI DELL'ITALIANA. "Siamo frastornati, all'improvviso ci ritroviamo in questo baratro, un dolore immenso, un vero e proprio inferno. Ci auguriamo che tutto si possa risolvere positivamente e che Patricia possa essere ritrovata". A dirlo all'AdnKronos è Mario Niffeci, un familiare di Patricia Rizzo, la funzionaria italiana dell'Ercea (agenzia del Consiglio europeo per la ricerca), dispersa a Bruxelles dopo gli attentati kamikaze di martedì mattina.
Da allora di lei, 48 anni, figlia di genitori italiani originari di Calascibetta (Enna), emigrati in Belgio, non si hanno più notizie. E ad alimentare la preoccupazione c'è il fatto che la donna viaggiava ogni mattina sulla linea della metropolitana scelta dai terroristi per l'attentato.
"Lanciamo un appello a chiunque abbia sue notizie di farsi vivo - dice la moglie di Niffeci, Maria Giuseppa Lo Cascio -. Magari Patricia è ferita, si trova in qualche ospedale e non può parlare. Viviamo ore di grande ansia e non ci sono parole per esprimere il dolore della famiglia. I genitori sono distrutti, al telefono sono scoppiati in lacrime. E' una tragedia troppo grande". La speranza di Mario Niffeci e della moglie è che "la si possa trovare viva e non tra le vittime", anche se "mano a mano che passano le ore il timore cresce".
A Calascibetta, piccolo centro della provincia di Enna, tutti ricordano i nonni di Patricia. Sono emigrati in Belgio nel 1962, insieme alla mamma di Patricia, che all'epoca aveva 16 anni. Patricia è nata in Belgio, ma ha mantenuto la cittadinanza italiana. "A Calascibetta era venuta per un paio di giorni l'estate scorsa, tra la fine di agosto e i primi giorni di settembre - ricorda Maria Giuseppa Lo Cascio -. Era con un'amica e avevano in programma un giro in Sicilia. Anche i suoi genitori tornavano spesso a Calascibetta".
L'ultimo contatto risale a Natale. "Ci siamo fatti gli auguri - ricordano marito e moglie -. Patricia è solare, cordiale, autonoma, una donna in gamba, meravigliosa". A Calascibetta appena si è diffusa la notizia è cresciuta la preoccupazione. "Tutta la comunità è in apprensione - concludono i familiari - speriamo di poter avere presto buone notizie". Ma il timore di una fine tragica con il passare delle ore aumenta. "E' un dolore troppo grande" continuano a ripetere marito e moglie.
IL TESTAMENTO DEL KAMIKAZE. "Non voglio ritrovarmi in una cella con Salah Abdeslam". E' quanto ha scritto Ibrahim El Bakraoui, il kamikaze che si è fatto esplodere all'aeroporto di Bruxelles, in un computer che era stato buttato nella spazzatura ed è stato ritrovato dalla polizia, secondo quanto ha riportato il procuratore federale belga Frederic Van Leeuw.
Il procuratore ha spiegato ancora che nel testo il kamikaze afferma di "essere nel panico, di non sapere che fare, di essere ricercato ovunque". Il computer è stato trovato durante le operazioni condotte a Schaerbeek, dove la polizia è andata martedì sera nel covo dei terroristi dove sono stati ritrovati - ha precisato ancora il magistrato - "15 chili di esplosivo, acetone, acqua ossigenata e chiodi".
Il procuratore ha spiegato che Ibrahim El Bakraoui è stato identificato tramite le impronte digitali, mentre il secondo terrorista deceduto nelle esplosioni non è stato identificato. Quindi dei tre uomini che appaiono nel fermo immagine della registrazione delle telecamere di sicurezza di Zaventem ne è stato identificato uno solo, dal momento che non è stata confermata l'identificazione circolata oggi sui media del cosiddetto 'terzo uomo' come Najim Laachraoui.
Il procuratore ha poi confermato che negli attentati di ieri sono state uccise 32 persone e 270 ferite.
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