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20 Luglio 2022 - 22:09
Intervista al politologo Átila Amaral Brilhante
Il Brasile arriverà spaccato alle elezioni presidenziali del 2 ottobre e il risultato - al di là dei sondaggi e dei mass-media che accreditano come grande favorito Lula - è incerto. Il ROMA ne ha parlato con l’analista politico brasiliano Átila Amaral Brilhante, docente di Filosofia politica alla UFC-Universidade Federal do Ceará e dottore di ricerca allo University College London.
La spaccatura è anche nel Paese reale, o riguarda solo il Paese politico ?
«C'è una divisione molto netta, che attraversa anche le famiglie. Riguarda il costume, temi economici, e temi come l’ omosessualismo, la teoria del gender, l’ aborto, quelli dell’ agenda mondialista. Bolsonaro non è politically correct e nel nostro Paese circa il 75% è contro l’ aborto».
I sondaggi danno un vantaggio molto netto a Lula. Ma il presidente Jair Bolsonaro raccoglie grandi folle alle manifestazioni . Il 16 luglio a Fortaleza, nello Stato del Cearà, roccaforte del PT, ha ricevuto una straordinaria accoglienza. Il vantaggio di Lula nei sondaggi è reale ?
«Non credo ai sondaggi. Davano Bolsonaro perdente anche nel 2018. Per quanto riguarda i mass-media, quelli locali sono contro l’ attuale presidente perché sono finanziati con denaro pubblico dai Comuni e dagli Stati amministrati dal PT, mentre “Rede Globo”, a cui il presidente ha ridotto i finanziamenti pubblici del 90% rispetto a quelli che gli erogava Lula, ha censurato perfino le immagini della accoglienza per il presidente a Fortaleza. Rede Globo ha perso il 35%-38% di ascoltatori, ma ha ancora il 40% circa dell’audience televisiva. Tra Lula e Bolsonaro ci saranno 7-8 punti di differenza. Il sondaggio di PoderData del 19 luglio dà Lula in calo al 43% e Bolsonaro in ascesa al 37%. ma la campagna elettorale non è ancora cominciata ufficialmente e Bolsonaro non ha ancora avuto accesso alle trasmissioni elettorali, dove potrà far conoscere al Paese il grande numero di opere pubbliche realizzate. ämilioni di persone a San Paolo, ma i mass-media hanno parlato di 150-200mila».
Lula è stato scarcerato dal Tribunale Supremo Federale dopo tre condanne per corruzione per una questione di competenza territoriale. Qual è il blocco di forze che lo sostiene ?
«Quello della politica tradizionale, degli apparati, dei sindacati e della grande impresa. Nel Nord-Est anche dei grandi proprietari terrieri. In Brasile esistono 15 mila sindacati, e Bolsonaro ha tagliato loro il 70% dei finanziamenti. Lo odiano. Ha contro anche i liberisti, quelli che pensano che il mercato possa risolvere tutto, ma in realtà la sua politica è ispirata al liberismo, molto più di quella di Lula, anche se non quanto loro vorrebbero. Lo criticano anche per le politiche di assistenza ai i ceti a basso reddito, ma non ha alternative. Il liberismo riguarda le élites economiche. Durante la pandemia Bolsonaro ha distribuito in aiuti economici in un anno quello che il PT ha distribuito in 11 anni. Bisogna tenere presente che, dopo la pandemia, il Brasile ha un tasso di crescita stimato per il 2022 tra l’ 1,6% ed il 2%, e che la povertà estrema è cresciuta fino al 13%. Lula (che è stato presidente dal 2003 al 2011, ndr), ha governato in un periodo in cui la crescita mondale era superiore al 5%. In ogni caso, con Bolsonaro la disoccupazione è scesa dall’ 11,9 al 9,8%. I terreni su cui si decide la sfida per Bolsonaro sono l’ Economia e l’ opposizione dei grandi media come Rede Globo, che nei talk-show non fa parlare nessuno che sia favorevole al presidente in carica».
Quanto possono influire le nuove accuse di corruzione al PT, come la rivelazioni dell’ ex contabile del partito Marcos Valério su presunti contatti con il PCC, Primeiro Comando da Capital, potente organizzazione narco-terrorista, ndr) apparse sul settimanale Veja? ( https://veja.abril.com.br/politica/exclusivo-marcos-valerio-delata-relacao-do-pt-com-o-pcc )
«Non c’è solo lui. In Spagna è stato arrestato su richiesta degli USA, che ne chiedono l’estradizione, l’ ex capo del controspionaggio del Venezuela Hugo Carvajal, stretto collaboratore di Hugo Chávez, che afferma di avere le prove di finanziamenti massicci nell’ arco degli ultimi 15 anni, ai politici aderenti al “Forum di San Paolo”, che riunisce i leader della sinistra latino-americana, compreso Lula. Ma queste notizie appaiono nei social-media, non in tv e sui giornali. E il 17 luglio il presidente facente funzioni del Tribunale Supremo Federale, Alexandre de Moraes, ha vietato la pubblicazione nelle reti sociali di post su contatti tra Lula, il PT ed il PCC, e sulla morte del sindaco del PT Celso Daniel, sequestrato ed ucciso nel 2002 nello Stato di San Paolo, che sarebbe stato l’uomo di collegamento con il PCC. La censura colpisce anche i parlamentari legati a Bolsonaro».
Con una vittoria di Lula il Brasile slitterebbe nell’ area di influenza geopolitica della Cina ?
«Credo di sì. L’ ex governatore di San Paolo João Doria, ha venduto attività economiche importanti alla Cina. In Brasile il grande business cinese è il 5G, ma il Governo Bolsonaro ha bloccato la sua penetrazione. Fino alla presidenza Trump, il Brasile era del tutto allineato con gli USA, ma Biden porta avanti un’ agenda completamente diversa, ed ha attaccato più volte Bolsonaro, sull’ Amazzonia, sulla gestione della pandemia. Poi Biden ha visto che l’ America Latina, un Paese dopo l’ altro, passava alla sinistra ed ha cominciato a preoccuparsi. Ora ha ridotto la sua aggressività. E il Brasile ha condannato l’ invasione russa dell’ Ucraina, ma non ha aderito alle sanzioni».
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