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24 Aprile 2023 - 18:04
Non c'è pace nella capitale sudanese Khartoum dopo gli scontri esplosi il 15 aprile tra l'esercito regolare e i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf). "Khartoum è sotto bombardamenti", denunciano via Facebook dal "Comitato preliminare del Sindacato dei medici sudanesi", aggiungendo che "varie zone" della città sono state oggetto di "bombardamenti" di varia natura. Le notizie riportate parlano della "morte di alcuni cittadini a sud di Khartoum, ad Al Kalakla" e di un "ospedale turco pieno di persone rimaste ferite". "Si stima i feriti siano 50", aggiunge il post.
ITALIANI EVACUATI - Oltre 100 italiani evacuati dal Sudan con due voli dell'Aeronautica Militare. I connazionali sono al momento in sicurezza nella base militare di Gibuti che li ospiterà fino al rimpatrio, previsto nel pomeriggio di oggi. Tra gli evacuati a causa dei violenti scontri che sono in corso nel Paese dallo scorso 15 aprile tra l'eserciro regolare e il gruppo paramilitare delle Forze di supporto rapido (Rsf), anche l'ambasciatore Michele Tommasi. I cittadini evacuati arriveranno intorno alle 18.30 a bordo di due voli dell'Aeronautica. Ad accogliere gli italiani a ci saranno il ministro degli Esteri, Antonio Tajani e il ministro della Difesa, Guido Crosetto.
MATTARELLA: "OPERAZIONE RAPIDA E BRILLANTE" - "Apprezzamento per l’operazione efficiente, brillante e rapida che è stata compiuta in Sudan per i nostri concittadini”, è stato rivolto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al ministro della Difesa, Guido Crosetto, nel corso dell’incontro al Quirinale con una rappresentanza delle Associazioni combattentistiche e d'Arma, nella ricorrenza del 78esimo anniversario della Liberazione.
TAJANI: "ALCUNI NON HANNO VOLUTO LASCIARE IL PAESE" - "Tutti gli italiani che volevano lasciare il Sudan sono ora a Gibuti. Rientreranno a Roma con un volo dell’Aeronautica militare verso le 18 o le 19 all’aeroporto di Ciampino. Stanno tutti bene: l’Italia ha aiutato anche cittadini di altri Paesi a lasciare il Sudan. Voglio ringraziare l’unità di crisi della Farnesina, tutti i militari che hanno partecipato all’operazione di evacuazione e, naturalmente, anche la nostra intelligence". Lo dice il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine del Consiglio Affari Esteri a Lussemburgo.
"Grazie alla cooperazione tra tutti queste branche dello Stato - prosegue Tajani - è stato possibile salvare tutti i nostri cittadini: 19 erano già riusciti ad arrivare in Egitto l’altro ieri, grazie anche all’azione della nostra ambasciata a Khartoum e alla nostra ambasciata al Cairo. Non erano persone che vivevano a Khartoum, ma persone che facevano parte di un gruppo di sub che aveva organizzato una crociera per fare attività subacquee, e siamo riusciti a farli arrivare in Egitto. Quindi, tutti coloro che volevano partire sono stati trasferiti a Gibuti. Sono rimasti alcuni volontari di Emergency e credo qualche missionario che non ha voluto lasciare il Paese. E' una loro libera scelta: io ho continuato a parlare con i due leader delle fazioni che si stanno combattendo. Hanno entrambi garantito l’incolumità dei convogli degli italiani, e così è stato".
"Hanno rispettato l’impegno che avevano preso con me - prosegue - li ho anche ringraziati, perché hanno permesso al nostro convoglio di arrivare con tutti sani e salvi all’aeroporto. Questo è un fatto molto positivo: salvare le vite umane è la nostra priorità. Anche tutti i nostri militari sono rientrati a Gibuti, quindi le cose sono andate per il verso giusto. E' stata un’operazione difficile, complicata e rischiosa, ma fortunatamente è andato tutto per il verso giusto. Non possiamo che gioire perché gli italiani sono incolumi. Veramente grazie a tutti coloro che sono stati protagonisti di questa difficile operazione di evacuazione", conclude.
RSF: "LAVORIAMO PER TRASFERIMENTI SICURI" - I paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf) assicurano il loro impegno per consentire il trasferimento "in sicurezza" fuori dai confini del Sudan di diplomatici e cittadini stranieri. In un comunicato diffuso via Twitter le Rsf affermano che "stanno lavorando per fornire i servizi necessari ai cittadini", nonostante la loro "preoccupazione quando si tratta di sradicare le forze golpiste e gli elementi del vecchio regime" di Omar al-Bashir, deposto nel 2019, dopo 30 anni al potere.
E, proseguono, "lavorano anche con i dipendenti pubblici per metterli in condizione di svolgere le proprie mansioni, oltre a garantire la sicurezza per le evacuazioni di missioni diplomatiche e cittadini di Paesi stranieri facilitando il passaggio di cittadini a zone sicure".
Secondo le Rsf, "negli ultimi due giorni" si sono registrati "atti di vandalismo, saccheggi nelle case di cittadini e nelle sedi di aziende e fabbriche" e "dietro" - affermano dopo giorni di combattimenti con l'esercito regolare - "c'è un piano di resti del defunto regime per cercare di accusare" le Forze di supporto rapido.
"Cercare di ricreare uno scenario del profitto tagliando i servizi necessari, acqua ed elettricità comprese, è un atto criminale che - si legge - golpisti e forze oscure praticano da tempo e accusano gli altri".
A GIBUTI PER EVACUAZIONE ANCHE NUNZIO SANTA SEDE - A quanto apprende l'Adnkronos, nell'ambito delle procedure di evacuazione, sono arrivati a Gibuti con il volo C130 dell'Aeronautica militare 63 italiani, una tunisina, un nunzio della Santa Sede, tre suore eritree, quattro greci, un olandese, un religioso spagnolo, un bambino con passaporto Usa, due libanesi. Con il successivo volo dell'Aeronautica militare spagnola sono arrivati 34 italiani e un sudanese coniugato con una cittadina italiana. Inoltre a Gibuti sono arrivati altri sette italiani con un volo militare francese.
OLTRE 1.000 CITTADINI UE FUORI DAL SUDAN - Finora oltre "mille" cittadini dell'Ue "sono fuori dal Sudan", tra cui "ventuno" funzionari dell'Ue. "Voglio ringraziare in particolare la Francia per aver evacuato il nostro personale", oltre agli "sforzi congiunti di molti Paesi". Lo dice l'Alto Rappresentante dell'Ue per gli Affari Esteri Josep Borrell, a margine del Consiglio a Lussemburgo. "E' stato un fine settimana lungo e intenso", aggiunge. A Khartoum "dobbiamo continuare a spingere per una soluzione politica, perché non ci possiamo permettere che il Sudan, un Paese molto popoloso", diffonda "ondate di choc in tutta l'Africa".
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