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08 Novembre 2023 - 20:14
L'Egitto è vicino a chiudere un accordo per una tregua umanitaria a Gaza sulla base di uno scambio che prevede il rilascio di ostaggi israeliani in cambio di detenuti palestinesi. Lo hanno rivelato fonti informate all'emittente al-Qahera News, secondo quanto riporta il sito di al-Ahram.
Sono in corso discussioni che potrebbero portare al rilascio di 12 ostaggi nelle mani di Hamas, la metà dei quali americani, in cambio di una pausa umanitaria di tre giorni. Lo ha riferito una fonte al corrente con i colloqui citata dalla Bbc. La pausa, evidenzia la fonte, consentirebbe a Hamas di rilasciare gli ostaggi e all'Egitto di fornire aiuti umanitari sia al sud che al nord di Gaza. Il nodo riguarda la durata della pausa e la situazione nel nord, dove si registrano intensi combattimenti.
Hamas: "Vogliamo stato di guerra permanente con Israele"
Hamas vuole ''uno stato di guerra permanente con Israele su tutti i confini'' e spera che ''l'intero mondo arabo sia al nostro fianco''. Lo ha detto Taher El-Nounou, consigliere per i media di Hamas, al New York Times. Anche Khalil al-Hayya, esponente della dirigenza di Hamas, si è detto sulla stessa linea affermando che è necessario ''cambiare l'intera equazione e non solo avere uno scontro'' con Israele. Dopo il massacro del 7 ottobre, ha detto al New York Times da Doha, Hamas è ''riuscito a rimettere sul tavolo la questione palestinese e ora nessuno è più tranquillo nella regione''. Parlando della rappresaglia israeliana sulla Striscia di Gaza, al-Hayya ha detto che ''si sapeva che la reazione a questo grande atto sarebbe stata grande". Ma, ha aggiunto, ''dovevamo far vedere alla gente che la causa palestinese non sarebbe morta''.
L'Unrwa, l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati palestinesi, è stata accusata, inoltre, da Hamas di ''collusione'' con Israele nel ''trasferimento forzato'' della popolazione della Striscia di Gaza dal nord al sud dell'enclave palestinese. Salama Maruf, capo dell'ufficio stampa di Hamas, ha sostenuto che ''l'Unrwa e i suoi funzionari sono responsabili di questa catastrofe umanitaria, in particolare i residenti dell'area di Gaza City e a nord di essa" che si stanno spostando lungo le rotte organizzate dall'Idf per fuggire a sud.
L'attacco di Hamas del 7 ottobre scorso aveva l'obiettivo di ostacolare la normalizzazione delle relazioni tra Israele e i Paesi del Medio Oriente. Lo ha ammesso con la Dpa Osama Hamdan, membro del politburo di Hamas, parlando da Beirut. "L'operazione di resistenza ha sventato il tentativo di Israele di penetrare nella regione e di violare i diritti dei palestinesi sotto la copertura della normalizzazione", ha detto Hamdan. Alla domanda se Hamas rifarebbe la stessa operazione contro gli israeliani, ha risposto: "Siamo un movimento di resistenza e finché ci sarà l'occupazione continueremo la nostra lotta". E ha ricordato che "il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu "sta lavorando per porre fine alla causa palestinese". Il rappresentante di Hamas ha ribadito che il 7 ottobre l'intenzione fosse quella di prendere in ostaggio solo i soldati israeliani, mentre i civili vengono presi in ostaggio da "altri".
Casa Bianca: "Hamas ha intenzioni genocide contro Israele"
"Non dovremmo dimenticare quello che è successo un mese fa, 1.400 persone massacrate nelle loro case e durante un festival musicale" ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti John Kirby, accusando Hamas di “intenzioni genocide” contro Israele, respingendo le critiche alla campagna militare dell'Idf a Gaza e all'alto numero di vittime civili palestinesi . "Hamas in realtà ha intenzioni genocide contro il popolo di Israele. Vorrebbero vederlo cancellato dalla mappa", ha aggiunto Kirby.
Ucciso capo fabbricazioni armi Hamas
Le forze israeliane (Idf) hanno annunciato l'uccisione di Mohsen Abu Zina, considerato il responsabile di Hamas per la fabbricazione di armi. Lo riferisce il sito israeliano di notizie Ynet. "Nel quadro del suo ruolo - secondo i militari israeliani - Mohsen Abu Zina è stato uno dei principali sviluppatori di armi di Hamas ed era esperto nello sviluppo di armi strategiche e razzi usati dai terroristi di Hamas".
Il ruolo dell'Arabia Saudita
Arabia saudita e Israele hanno ancora la possibilità di un riavvicinamento, anche dopo l'inizio della guerra a Gaza, ha affermato il ministro per gli Investimenti saudita, Khalid-al-Falih, precisando che il tema "rimane sul tavolo". "I colloqui attualmente sospesi sono subordinati a una soluzione pacifica della questione palestinese", ha aggiunto. "La battuta d'arresto del mese scorso ha chiarito il motivo per cui l'Arabia saudita era così irremovibile nel chiedere che la soluzione del conflitto palestinese fosse parte di una normalizzazione più ampia", ha spiegato.
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