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12 Dicembre 2023 - 14:08
Un numero imprecisato di palestinesi è stato ucciso e molti sarebbero i feriti nella città di Khan Younis, nel sud di Gaza, dopo un attacco dell'Idf contro un veicolo. Lo scrive al Jazeera, aggiungendo che nel campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza, diverse persone sono rimaste ferite in seguito al bombardamento di una casa.
Raid israeliano su Jenin, 4 morti
È di quattro morti il bilancio di un raid israeliano condotto all'alba sul campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. Lo ha indicato il ministero della Sanità palestinese. Secondo i media israeliani, l'attacco è stato eseguito con un drone contro "una cellula di terroristi". Il sito di Haaretz sostiene che l'obiettivo principale dell'operazione fosse Bakr Zakarna, un membro del Battaglio Jenin, che sarebbe stato ucciso.
Media palestinesi: 20 morti in bombardamento su Rafah
Almeno 20 persone sarebbero morte in un bombardamento israeliano che avrebbe colpito Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riferisce l'agenzia palestinese Wafa, secondo cui ci sarebbero anche decine di feriti e persone sotto le macerie.
Israele dichiara diversi ostaggi 'morti' in assenza di prove che siano in vita
Intanto una commissione medica composta da tre membri del ministero della Sanità israeliano ha dichiarato morti diversi ostaggi israeliani in assenza di prove 'fisiche' che siano in vita. La commissione, istituita circa due settimane dopo l’inizio della guerra di Gaza, ha come finalità quella di definire se gli ostaggi nelle mani di Hamas possono essere considerati ancora vivi oppure no.
I medici della commissione hanno analizzato i video e altre informazioni del massacro e del rapimento del 7 ottobre da parte dei terroristi di Hamas nel sud di Israele, cercando segni di ferite letali tra le persone rapite e incrociando i dati con le testimonianze degli ostaggi finora liberati. “Come capo dell'unità traumatologica del mio ospedale per anni, comandante dell'ospedale da campo delle forze di difesa israeliane che fornisce assistenza medica urgente in disastri stranieri”, ha detto un medico della commissione, “ho visto migliaia di cadaveri nella mia carriera. Ma in queste poche settimane non mi ero mai trovato coinvolto in una situazione così straziante. Siamo stati esposti a vari tipi di informazioni e abbiamo dovuto determinare quali ostaggi fossero deceduti senza esaminare o addirittura vedere corpi o parti del corpo”.
Voci su tentativi ripresa colloqui per tregua, mediatori 'sondano terreno'
Mediatori di Egitto e Qatar starebbero esplorando "contatti e iniziative", che "non sono al livello di negoziati" ma servono a sondare il terreno nella prospettiva di possibili nuovi colloqui per una tregua dopo oltre due mesi di ostilità tra Israele e Hamas. Lo dice alla Bbc un esponente palestinese informato sui negoziati, dopo la settimana di pausa nelle ostilità a fine novembre con il rilascio di ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza e prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Poi le trattative si sono interrotte e Israele ha richiamato la sua squadra di negoziatori dal Qatar.
Alla Bbc un esponente di Hamas ha detto che al momento non ci sono negoziati e ha ribadito che il gruppo non rilascerà ostaggi fino alla "fine dell'aggressione", delle operazioni militari israeliane scattate dopo l'attacco del 7 ottobre in Israele.
"Continuano i contatti con i mediatori, ma in questo momento non ci sono negoziati e abbiamo informato tutte le parti del fatto che Hamas è pronto a negoziare sulla base di un accordo globale che garantisca la fine immediata dell'aggressione - ha detto la fonte - Siamo certi che Israele sarà costretto ad accettare un cessate il fuoco perché non può liberare i prigionieri con la forza".
Parole che arrivano dopo che ieri il Times of Israel, rilanciando notizie di Channel 12, scriveva di un possibile spiraglio per negoziare un nuovo accordo parziale per il rilascio degli ostaggi. Alla tv una fonte anonima parlava di "condizioni mature" rispetto a un contesto in cui sia "possibile iniziare a definire nuovi accordi, dal punto di vista di Hamas e di Israele". Un accordo che, secondo quanto trapelato, sarebbe "umanitario" e che potrebbe includere donne, feriti, malati e anziani. Un funzionario israeliano citato dal sito di notizie Walla ha parlato di contatti "preparatori", convinto che nei prossimi giorni si potrebbe assistere a una ripresa dei colloqui.
Stando al sito di notizie saudita Elaph, un eventuale accordo potrebbe prevedere anche il rilascio di tre ufficiali delle Idf rapiti il 7 ottobre e la liberazione da parte di Israele di 300 prigionieri palestinesi. Anche di Marwan Barghuthi, il cui nome è tornato a circolare nel dibattito sul dopoguerra. Proprio ieri Channel 13 riferiva di un gruppo ristretto che sarebbe stato messo insieme dal premier israeliano Benjamin Netanyahu per affrontare il 'day after' nell'enclave palestinese, e che vedrebbe coinvolti il consigliere per la Sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi, il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer, rappresentanti di Idf, Mossad e Shin Bet e anche l'ambasciatore Usa in Israele, Mike Herzog.
In questo contesto di voci verso la ripresa di colloqui per la liberazione degli ostaggi tenuti prigionieri a Gaza, secondo la stampa israeliana il capo del Mossad, David Barnea, e il referente delle Idf per i colloqui sugli ostaggi, Nitzan Alon, sono stati "invitati ad ascoltare ciò che gli intermediari propongono", ma non ad avanzare proposte.
La valutazione, ha scritto il Times of Israel, è che - anche se ancora per la prossima settimana non sono previsti nuovi accordi - Israele voglia aprire a una possibile intesa nel mezzo della crescente pressione militare delle Idf su Hamas. Ma Haaretz scriveva poi che non ci sarebbero colloqui in corso tra Israele e Hamas per un nuovo accordo che preveda il rilascio di ostaggi e dava voce a un funzionario coinvolto nel processo secondo cui "né Israele né Hamas hanno presentato alcuna nuova proposta per un cessate il fuoco e il rilascio dei restanti ostaggi israeliani a Gaza".
Dal Libano Osama Hamdan, esponente di Hamas nel Paese dei Cedri, diceva senza mezzi termini che gli israeliani "puntano, attraverso le continue fughe di notizie, a far fronte alle pressioni interne" e che "le posizioni israeliane su un potenziale accordo sono ad uso interno".
Domenica al Forum di Doha il premier e ministro degli Esteri del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, aveva assicurato che il Paese non avrebbe abbandonato l'impegno nella mediazione, anche se "non si vede la stessa volontà da entrambe le parti". E sempre ieri allo stesso Haaretz un'altra fonte confermava che il canale di mediazione del Qatar è ancora attivo.
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