Tutte le novità
lettera al direttore
10 Luglio 2025 - 12:19
Gentile Direttore, domenica prossima è stata organizzata a Roma una manifestazione proUcraina, con un corteo che partirà da piazza Vittorio e si fermerà a piazza Venezia. Alla manifestazione ha garantito la sua presenza il Presidente del Congresso Mondiale degli Ucraini, ma finora si assiste all’assordante silenzio delle forze politiche, specie della sinistra. Eppure è la prima volta, dopo due anni di guerra con l’invasione russa contro un Paese sovrano, che qualcuno in Italia si mobilita per il martoriato popolo ucraino. Non si vede, però, la fila di partiti, organizzazioni pacifiste, partigiane e sigle similari per questo evento. Probabilmente “la comprensione” che Giuseppe Conte, assieme a molti (non tutti, per fortuna) democratici, ha affermato nei confronti delle motivazioni della Russia per l’invasione dell’Ucraina, ha avuto l’approvazione del cosiddetto “campo largo”, assieme al variegato mondo dei “pacifisti a senso unico”.
Oles Horodetskyy, il più autorevole rappresentante degli ucraini in Italia, ha affermato che la manifestazione è per condannare un altro genocidio: non solo quello palestinese, ma anche del popolo ucraino, tra cui migliaia di bambini, anziani e donne, morti negli attacchi indiscriminati ordinati da Putin contro i civili. I nostri “pacifisti” hanno più volte condannato il genocidio di Gaza, a giusta ragione, aggiungo io, ma gli ucraini sono esseri umani anche loro, o semplicemente “orpelli ingombranti”? Anche l’ANPI (Associazione Partigiana), che canta a squarciagola l’inno dei partigiani, dovrebbe mettere in evidenza un versetto della canzone-inno, che recita testualmente: “Una mattina mi sono svegliato, ed ho trovato l’invasore”. È esattamente quello che è successo all’Ucraina, o quello che succedeva nella vecchia Urss, quando, ad esempio, i cecoslovacchi di Praga, rei di ambire ad un po’ di libertà, si trovarono nella piazza centrale i carri armati sovietici, con il conseguente martirio di un eroe vero della resistenza ceca, Jan Palach, giovane studente universitario che si lasciò bruciare davanti alle bocche di fuoco dei carrarmati degli invasori.
Ormai, da 40 mesi, questo fiero ed eroico popolo vive sotto le bombe, la morte, le rovine. Trovo surreale anche la cerimonia dello scambio dei prigionieri tra la Russia e l’Ucraina. La maggior parte dei prigionieri ucraini “scambiati” è morta o di stenti o di torture, così come succede a Gaza tra i “prigionieri” di Hamas e quelli di Israele. Oriana Fallaci, un tempo osannata dalla sinistra, poi dimenticata perché aveva osato condannare gli orrori del comunismo, fino al punto che le fu negata, fino all’amministrazione Nardella, l’intestazione di una qualsiasi piazza o via di Firenze, sua città natale, tra le tante interessanti sue opere scrisse un memorabile articolo sul “Corriere della Sera”, all’indomani della strage integralista dell’attentato alle Torri Gemelle a New York, in cui si paventava quel che oggi sta realmente accadendo: l’integralismo islamico sempre latente e aggressivo; le “democrazie proletarie” trasformatesi in “oligarchie”, se non vere “dittature”, come la Russia di Putin o la Cina di Xi Jinping, che rivendicano la “supremazia anche morale” sul nostro Occidente.
Questo articolo dovrebbe essere letto soprattutto dai “pacifisti a senso unico”, che predicano il disarmo solo per l’Europa (vorrei vederli sfilare per la via principale di Mosca o di Pechino, ammesso che glielo consentissero). In conclusione, Direttore, nel mio piccolo assisto inerme al “doppiopesismo” storico della sinistra, ad eccezione, per fortuna, dei piccoli partiti del “famoso” campo largo, come +Europa e Radicali, o Azione di Calenda. La causa di Kiev non scalda i cuori della sinistra in genere. Ho letto da qualche parte che fa finta di niente, parlando solo della necessità del “disarmo”. Di chi, direte voi? Ma dell’Europa e dell’Ucraina, ovviamente, mica di Putin e della sua Russia, che sogna il ritorno al vecchio “impero” delle “Repubbliche Socialiste Sovietiche”, con buona pace non solo dell’Ucraina, che secondo il “verbo putiniano” non ha ragione di esistere se non interamente integrata, tipo la Bielorussia, ma anche con buona pace delle ex “colonie” sovietiche come il Kazakistan, il Kirghizistan, il Tagikistan, il Turkmenistan, l’Uzbekistan, l’Armenia, l’Azerbaigian, la Georgia, la Moldavia, l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, l’Ucraina e la Bielorussia già nominate, nate dopo la Rivoluzione d’Ottobre del 1922, e quelle “satelliti” dopo la Seconda Guerra Mondiale, come la Polonia, la Cecoslovacchia, l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria, l’Albania e la Germania Est.Ma qualcuno in buona fede crede davvero che la Russia si fermerà a Kiev?
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo