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Intesa sulla sicurezza ma nasce su una bugia

Doveva servire, l’Alleanza Atlantica, a proteggerci dal Patto di Varsavia

Vertice Nato, i leader: «Per difesa 5% Pil entro 2035. Russia minaccia a sicurezza»

Nato, i leader dell'Alleanza a L'Aja

“Storico”, l’aggettivo ormai si spreca. Più ancora dello “storico” accordo anglo-francese di mutuo soccorso nucleare della settimana scorsa, l’odierna intesa anglotedesca di mutua assistenza militare in caso d’attacco è ancora più “storica”, perché sassoni di Germania e sassoni d’Inghilterra hanno scatenato negli ultimi cent’anni abbondanti ben due guerre mondiali. Costate, peraltro, alla prima l’ambizione a un impero e alla seconda l’impero che intendevano difendere. Oggi a potenziare la Marina, e non solo, sono i cinesi ma nel Pacifico se ne occupano gli americani, discendenti ed eredi dei sassoni. Il cancelliere Friedrich Merz a Londra firma con il premier Keir Starmer il patto di co-belligeranza in caso di attacco a uno dei due Paesi. Sottinteso: da parte della Federazione russa. Nell’aldilà qualcuno s’avvamperà, ché v’aspirava e gli fu negato (sì, non era proprio la stessa cosa però…).

Lo stesso timore pubblicamente addotto per l’impegno di Parigi, sottoscritto dal presidente Emmanuel Macron e da Starmer. Le due potenze nucleari d’Europa, Francia (testate di produzione nazionale) e Gran Bretagna (acquistate o in affitto made in Usa), completano con la Germania (motore produttivo europeo d’ora in poi anche di armi) il “triangolo” dei pilastri che sorreggono l’Ue. Salvo che ai malati irrecuperabili di alzheimer, è, palese il vero motivo che spinge Londra, Parigi e Berlino a un riarmo quasi forsennato e teso a trascinare anche i governi europei recalcitranti. Il pericolo della Russia, che sarebbe protesa addirittura alla conquista del Vecchio Continente.

Ridicolo, se solo si pensi che da tre anni Mosca non riesce ancora a recuperare i territori russofoni regalati da un Nikita Krusciov mai immaginando che la “culla dei Rus’, Kiev” potesse separarsi da Mosca. Un rischio risibile quanto il chiacchiericcio di una Katja Kallas, ministro degli Esteri (sic!) dell’Ue, la quale compensa con i suoi allarmi fasulli gli entusiasmi sovietici degli avi. Allarmi condivisi da un segretario della Nato, l’olandese Mark Rutte, il quale deve la propria celebrità alle lodi sperticate, anzi alle odi dedicate al presidente statunitense Donald Trump da Nobel della piaggerìa. Paura da palcoscenico ma da diffondere e accreditare e che dal Baltico alla Norvegia spinge i governi a preannunciare o predisporre nuovi e massicci armamenti, reintroduzione di leva militare obbligatoria, costruzione di bunker e di centinaia di migliaia di bare, allestimento di nuovi spazi cimiteriali… e chi più ne ha più ne metta.

E che vede troppi mass media trasformarsi in Bar dello sport dove presunti esperti di geopolitica eo di strategia globale discettanonei tempi morti tra un’Isola dei famosi e una Temptationisland. E nessuno (o quasi) dei leader che un giorno sì e l’altro pure s’incontrano a Bruxelles, a Londra, a Parigi, a Kiev ecc. dimenticando che riunendosi da remoto risparmierebbero quattrini e inquinamento, nessuno (o quasi) che si chieda che ci stia ancora a fare la Nato. Doveva servire, l’Alleanza Atlantica, a proteggerci dal Patto di Varsavia. E invece di sciogliersi assieme ad esso – come promesso - s’è trasformata in una macchina di guerre d’aggressione, dirette e indirette, dai Balcani al nord Africa, dal Medio Oriente all’Afghanistan, fino all’Ucraina. Dove l’espandersi potenziale della stessa Nato, giunta già ad “abbaiare all’uscio della Russia” , ha scatenato un conflitto tanto inutile quanto controproducente. Ha allontanato nuovamente la Russia dalla “casa comune europea” di cui fa parte e nella quale stava rientrando con le proprie sue forze, offrendoci un contributo di sicurezza dal Caucaso agli spazi centrasiatici e ai confini della Cina, e nello stesso Medio Oriente come barriera al fondamentalismo sunnita.

Soprattutto assicurando al Vecchio Continente rifornimenti energetici a prezzi più che sopportabili per l’apparato industriale. Hanno giovato a tutti, segnatamente alla Germania apertasi più degli altri Paesi verso la Cina (e questo non era ben visto a Washington e quindi neppure a Londra). La firma di stamane a Londra risponde all’esigenza di compensare produzioni ed esportazioni calanti con nuove produzioni (e quella degli armamenti è ‘remunerativa’ come poche altre) e che si proietta verso le frontiere – che stiamo oltrepassando -della tecnologia del futuro. Un patto che rispetta pure il desiderio, che fece capolino già a metà degli anni Cinquanta del secolo scorso: allora di una sicurezza comune che s’accompagnasse al mercato comune; oggi di una sicurezza ancora integrata con quella statunitense ma per divenirne vieppiù indipendente.

Un accordo, tuttavia, che nasce sulla bugia di un pericolo inesistente. Recentemente Luciano Canfora ha tenuto a ricordare che “la Russia non ha mai attaccato l’Europa occidentale, è stata invece sempre aggredita… E fu per questo che alla fine del secondo conflitto mondiale Stalin volle crearle una ‘cintura di sicurezza’, il Patto di Varsavia”. Mikhail Gorbaciov morì dolendosi di averlo sciolto credendo alla promessa non scritta che la Nato non avrebbe superato i confini della Germania.

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