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08 Agosto 2025 - 10:53
Donald Trump e Vladimir Putin
Sarà summit. Donald Trump e Vladimir Putin mostrano entrambi di avere il coraggio di affrontare l’ultimo passo verso la pace. In Ucraina ma non solo. Pochi giorni fa avanzammo questa previsione. Della pace, infatti, ne hanno entrambi bisogno. Putin, perché un nuovo pacchetto di sanzioni colpirebbe l’India, massima acquirente con la Cina di energia russa ma, in più, anche massima rivenditrice e amica storica di Mosca. Trump, perché con l’approssimarsi delle elezioni di mid-term, nelle quali si gioca il controllo del Congresso, ha bisogno di successi anche internazionali: i democratici tenteranno di scuotersi e iniziare a liberarsi del peso dell’oligarchia che lo soffoca, delle “famiglie” che da troppo tempo si rimpallano il potere nel partito dell’Asinello.
E intanto puntano a spegnere il “Russiagate” scatenato da Trump: l’avvisaglia l’hanno offerta attraverso i mass-media fiancheggiatori che hanno riproposto il ‘caso (Jeffrey Edward) Epstein’, che solo nel mondo anglosassone non riscuote ancora salve di sbadigli. L’ipotesi di un summit che segni subito la svolta della pace appare, diciamo così, ambiziosa. Potrebbe prevalere ancora l’interesse a tener lontane dall’Europa sia l’energia russa, sia la Cina. E a contenere le spinte – segnatamente di Parigi e Berlino verso un riarmo dell’Ue attraverso maggiori riconversioni industriali e produzioni in loco di armi. Vedremo se prevarrà, a Kiev e a Mosca, il coraggio della rinuncia. La rinuncia agli obiettivi massimi di Volodymyr Zelensky alla riconquista di tutti i territori russofoni, per il Cremlino regali rispettivamente di Lenin e di Krusciov e ai quali non rinuncerà, segnatamente la Crimea per la sua importanza geostrategica.
La rinuncia di Putin a riprendersi Odessa e la fascia costiera da collegare alla Transnistria e per intero le quattro province russofone. Trump gli ha promesso che l’Ucraina non entrerà a far parte della Nato: ma vedremo con quali garanzie, stavolta per iscritto e verificabili. Promettente è il fatto che il summit sia previsto, salvo ripensamenti, negli Emirati Arabi. “Il posto giusto – ha sottolineato il capo del Cremlino – perché il presidenteMohammed ben Zayed fa parte dei numerosi amici pronti ad aiutarci nell’organizzare questo tipo di avvenimenti”. Pure nel lasciare fuori dalla porta Zelensky. “Non ho obiezioni a un futuro incontro ma mancano determinate condizioni, ne siamo sfortunatamente ancora lontani”, ha spiegato Putin. Insomma, un summit serve a sancire un accordo, non a precederlo. D’altronde, a Zelensky non mancano occasioni per impiegare il tempo, tra guerra, caccia ai renitenti alla leva, imprigionamenti di oppositori, purghe continue nel governo, sorveglianza di potenziali rivali, ripensamenti nella lotta alla corruzione e via elencando…
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