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La riflessione

I quattro pilastri della dottrina Idf e il dramma di Gaza

Questa situazione avrà inevitabilmente ripercussioni profonde sulla stabilità politica interna israeliana

I quattro pilastri della dottrina Idf e il dramma di Gaza

Le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza rappresentano una drammatica contraddizione dei principi organizzativi fondamentali delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), come denunciato da Ehud Barak, ex Capo di Stato Maggiore ed ex primo ministro, nelle sue recenti dichiarazioni pubbliche. L'attuale strategia di conflitto prolungato in ambiente urbano sta mettendo a nudo le limitazioni strutturali di un esercito progettato per essere principalmente una forza difensiva basata su deterrenza, allarme rapido, protezione del territorio e vittoria decisiva entro un breve lasso temporale.

La dottrina militare israeliana si è storicamente fondata su questi quattro principi organizzativi chiari e interconnessi. Il primo pilastro è la deterrenza concepita per dissuadere gli avversari dall’intraprendere azioni ostili,attraverso la dimostrazione di una capacità di risposta devastante. Il secondo è l’allarme rapido grazie all’attività di intelligence che garantisce superiorità informativa e tempo sufficiente per mobilitare le forze. Il terzo pilastro riguarda la difesa e protezione in tutte le dimensioni operative (terrestre, marittima, aerea e cyber), mentre il quarto si concentra sulla capacità di sconfiggere il nemico attraverso operazioni offensive decisive e limitate nel tempo.

Questi principi hanno guidato l'Idf attraverso decenni di conflitti convenzionali contro eserciti regolari, dove la superiorità tecnologica, la velocità d'azione e la potenza di fuoco aereo rappresentavano vantaggi decisivi. L'organizzazione militare israeliana è stata ottimizzata per conflitti ad alta intensità ma di breve durata, dove l'obiettivo primario è infliggere al nemico perdute tali da ristabilire rapidamente la deterrenza e tornare allo status quo ante.

L'attuale operazione a Gaza presenta caratteristiche diametralmente opposte a questa impostazione dottrinale. La natura del conflitto urbano in ambiente densamente popolato neutralizza sistematicamente ciascuno dei quattro pilastri organizzativi dell'Idf. La deterrenza si dissolve contro un avversario asimmetrico come Hamas, Jihad islamica e Fplp che operano attraverso una rete di tunnel estesa per centinaia di chilometri e utilizzano la popolazione civile come scudo umano. L'allarme rapido, poi, perde significato quando il nemico è già insediato sul territorio, operando da infrastrutture sotterranee che rendono difficile l'intelligence tradizionale. La difesa del territorio israeliano, inoltre, non può essere garantita attraverso la conquista e il controllo prolungato di tutta la striscia di Gaza, mentre la vittoria decisiva si trasforma in un'operazione di logoramento che richiede il dispiegamento di decine di migliaia di soldati per periodi indefiniti.

Il combattimento in aree urbane densamente popolate rappresenta universalmente l'incubo operativo di qualsiasi esercito moderno, e l'Idf non fa eccezione. Gli edifici di Gaza, con le loro strutture multiple e la rete sotterranea, offrono innumerevoli posizioni difensive che neutralizzano la superiorità tecnologica israeliana. L'aviazione, spina dorsale della strategia militare israeliana, vedeinfatti drasticamente ridotta la sua efficacia quando deve operare in contesti dove ogni edificio può nascondere combattenti nemici o civili innocenti costretti a convivere con combattenti nemici.

La necessità di combattere "casa per casa" riporta poi il conflitto a dinamiche di sola fanteria, dove la fortuna può diventare determinante quanto la tecnologia e forse di più. In questo contesto, le tensioni interne all'establishment militare e di sicurezza israeliano e alla compagine governativa sono emerse chiaramente attraverso le dichiarazioni pubbliche di ex alti ufficiali. Centinaia di ex capi di Stato maggiore, generali e dirigenti dell'intelligence, incluso lo stesso Ehud Barak, hanno pubblicamente criticato la conduzione delle operazioni, sostenendo che Israele è "ben oltre il punto in cui avrebbe potuto concludere la guerra con un risultato operativo sufficiente".

Amos Malka, ex capo dell'intelligence militare, ha dichiarato esplicitamente che la direzione intrapresa dal governo rappresenta "una visione estremista e fondamentalista" che "ci ha presi tutti in ostaggio". Queste dichiarazioni e quelle dei vertici militari in servizio, rivelano, in sostanza, una frattura profonda tra la leadership politica e buona parte di quella militare riguardo agli obiettivi e ai metodi dell'operazione.

Le espressioni di contrarietà e i dubbi da parte dell'Idf in relazione alle caratteristiche dell'attuale operazione a Gaza rappresentano, dunque, un fatto senza sostanziali precedenti nella storia militare israeliana. Mai prima d'ora il corpo ufficiali aveva manifestato pubblicamente dissenso così esplicito verso la conduzione di un'operazione in corso, evidenziando la profondità della crisi dottrinale e operativa in atto.

Questa situazione avrà inevitabilmente ripercussioni profonde sulla stabilità politica interna israeliana. La crisi di fiducia tra una parte importante dell’establishment militare e laleadership politica, combinata con l'incapacità di raggiungere obiettivi militari e politici certi attraverso metodi di guerra inadeguati - che hanno contribuito, insieme alla guerriglia fondamentalista, a fare splodere la grave problematica umanitaria nella striscia di Gaza - sta creando le condizioni per sviluppi politici al momento imprevedibili, ma certamente destabilizzanti per Israele.

È certo che il fallimento della dottrina militare tradizionale di fronte alle sfide della guerra asimmetrica urbana, sottovalutate o in buona parte ignorate dal governo israeliano, non rappresenta solo un problema tattico o strategico, ma tocca il cuore stesso dell'identità e della compattezza del sistema politico-militare israeliano, con conseguenze che, a mio avviso, potrebbero ridefinire radicalmente gli equilibri interni del paese nei prossimi anni.

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