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l'analisi
11 Ottobre 2025 - 10:14
Donald Trump
Il tanto bistrattato Presidente Donald Trump compie un vero miracolo che restituisce pace e sicurezza al mondo intero. Lo aveva detto numerose volte nel corso della sua campagna elettorale che si sarebbe occupato di far tacere le armi in Palestina. In vero faceva pure riferimento all’altro conflitto drammatico che insanguina da troppi anni una parte d’Europa. Annunziando il suo impegno anche per la fine delle ostilità in Ucraina. Un impegno certamente gravoso e difficile da districare, l’uno e l’altro, ma il cui esito, a giudicare dal risultato di questa giornata storica, lascia una speranza forte e rinnovata di un ulteriore e auspicabile successo del biondo leader a stelle e strisce. E dire che il mondo intero ne aveva proprio un bisogno disperato di pace e di sicurezza.
E tanto è forte questa necessità improcrastinabile di pax dei popoli, tanto più appare di fondamentale importanza il risultato del “cessate il fuoco” a Gaza; la restituzione ad Israele degli ostaggi tenuti in prigionia da quel tragico 7 Ottobre, compresi i corpi degli ostaggi defunti nel corso della terribile esperienza da reclusi nei tunnel scavati nelle viscere di Gaza. E poi la restituzione di migliaia di detenuti comuni palestinesi che lo Stato di Israele si è impegnato a liberare dalla detenzione, nel quadro degli accordi sin qui sottoscritti. Accordi che prevedono l’arretramento dell’esercito israeliano sino ai limiti del confine di Gaza, fin quando non sarà completata la liberazione degli ostaggi della stella di David. Poi il ritiro completo e definitivo entro i confini di Israele.
Un accordo complesso e articolato in più punti e in fasi successive che ha richiesto mesi di trattative diplomatiche tra diversi interlocutori internazionali, con in testa gli Stati Uniti, la Turchia, il Qatar, l’Egittto. Un lavoro non certo semplice ma, al contrario, estremamente delicato e snervante per quei soggetti internazionali chiamati al ruolo di mediatori per individuare e proporre motivazioni valide e argomentazioni forti che potessero essere condivise dalle due entità antagoniste. Senza sbavature, prevaricazioni o pressioni eccessive, ma piuttosto posizioni equidistanti, equilibrate e mai preconcette verso le parti contrapposte. Un accordo che il mondo intero spera possa essere gradito ed accettato definitivamente tanto dagli Israeliani, quanto da Hamas.
Un Protocollo di pace che sarà “vigilato” e guidato dalla lente d’ingrandimento della Comunità Internazionale, a partire dai Paesi che hanno promosso la mediazione tra i belligeranti e stimolato sino alla fine l’accordo tra i due contendenti. Ora il “teatro” di crisi entra certamente in una fase altrettanto delicata e complessa. Occorre individuare quei Paesi che intendono offrire la loro collaborazione per garantire ospitalità adeguata per i profughi di Gaza che si presume possano rientrare presto nei propri territori. Provvedere ad una loro sistemazione temporanea ma decorosa, in attesa della ricostruzione complessiva di Gaza. Occorre ripristinare le strutture ospedaliere della città distrutte dai bombardamenti. Eliminare i tunnel fatti costruire da Hamas, bonificare il terreno dalle munizioni inesplose, garantire la sicurezza dei residenti.
Tanto in attesa delle fasi successive di applicazione degli accordi sottoscritti che prevedono anche la forma di governo futura della striscia di Gaza e gli stati che dovranno garantire questi processi. Un lavoro ancora lungo ma non impossibile da realizzare con il contributo della Comunità Internazionale e degli Organismi Istituzionali deputati a tali missioni.
Apprezzabile il ruolo annunciato dal Governo Italiano che ha anticipato la propria disponibilità immediata ad intervenire e collaborare in questo “progetto” ambizioso di rinascita umana e sociale, nella pace e nella solidarietà tra quei popoli che hanno storicamente vissuto per millenni in quei territori. Luoghi a tutti cari, anche dal punto di vista religioso, ma troppo spesso martoriati da divisioni, odii e antiche rivalità etniche e religiose ormai divenute anacronistiche, drammatiche e pericolose per la convivenza civile e la sicurezza dell’umanità intera.
Un ringraziamento riconoscente ci preme rivolgere al Presidente americano Donald Trump per essersi speso, con gli altri partners internazionali, in una missione umanitaria davvero eccezionale, per non dire unica, che restituisce serenità e sicurezza al mondo intero. Ma soprattutto per aver posto fine ad un massacro immane di un conflitto mostruoso ove le atrocità ormai si moltiplicavano in una escalation disumana, incontrollabile e aberrante.
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