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21 Novembre 2018 - 13:32
In azione un commando di uomini armati durante un attacco avvenuto ieri sera a Chakama
Una volontaria italiana di 23 anni, Silvia Costanza Romano è stata rapita da un commando di uomini armati durante un attacco avvenuto ieri sera a Chakama, nella contea di Kilifi, a circa 70 km da Malindi.
LA FARNESINA CONFERMA IL SEQUESTRO- Fonti della Farnesina confermano il sequestro della cooperante italiana, riferendo che la connazionale "si trovava in Kenya in qualità di volontario della Onlus Africa Milele che opera nel Paese africano su progetti di sostegno all'infanzia". L'unità di Crisi della Farnesina si è immediatamente attivata e lavora in stretto contatto con l'Ambasciata d'Italia a Nairobi e con la famiglia della cooperante", proseguono le fonti, spiegando che nell'interesse della connazionale sarà mantenuto "il più stretto riserbo sulla vicenda".
L'INCHIESTA - La Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in merito al rapimento. Titolare del procedimento, in cui si ipotizza il reato di sequestro di persona a scopo di terrorismo, è il sostituto procuratore Sergio Colaiocco. La vicenda è seguita anche dai carabinieri del Ros che sono già in contatto con le autorità keniote.
ONLUS SOTTO CHOC - Lilian Sora, presidente di 'Africa Milele Onlus', l'associazione dove operava la volontaria racconta all'Adnkronos: "Il nostro ultimo contatto con lei risale a ieri pomeriggio. Siamo sconvolti, non avevamo mai avuto problemi di nessun tipo in quella zona". Sora spiega che Silvia era già stata altre volte in Kenya. "Era lì dai primi di novembre - riferisce la presidente della Onlus - e in quel momento era sola perché gli altri volontari italiani erano rientrati e altri sarebbero arrivati nei prossimi giorni. Al momento non riusciamo a darci una spiegazione di quanto avvenuto". Sulla homepage del sito della onlus si legge un messaggio per la 23enne: "Non ci sono parole per commentare quello che sta accadendo. Silvia, siamo tutti con te".
LA RICOSTRUZIONE DELL'ATTACCO - Le fonti locali stanno riportando diverse ricostruzioni dell'attacco avvenuto ieri sera verso le 20. Alcune parlano di un blitz nella zona del mercato del villaggio di Chakama, mentre altre, come The Standard, di un attacco diretto alla casa per bambini gestita dalla Ong italiana. Secondo testimoni dell'attacco, cinque persone sono rimaste ferite, tutte keniote tra i 12 ed i 42 anni, proprio mentre cercavano di mettere in salvo la volontaria italiana dai rapitori che sparavano all'impazzata.
Secondo quanto riporta il quotidiano locale The Nation, 80 "uomini armati in modo pesante" hanno attaccato il mercato di Chakama sparando in aria. Le stesse fonti sottolineano come si ritenga che il commando appartenga alle milizie di Al-Shabaab. Dopo aver aperto il fuoco, il gruppo armato "ha rapito la giovane donna italiana", riportano ancora fonti locali specificando che la connazionale è stata prelevata nella casa da lei affittata nella zona commerciale di Chakama. Quando è arrivata la polizia sul luogo gli armati avevano già attraversato il fiume Galana, racconta ancora un testimone.
Il sito di The Standard parla di un attacco condotto da una "gang" armata con Ak47. Il quotidiano riferisce anche che la polizia della contea di Kilifi ha rivolto un appello ai cittadini chiedendo "ai residenti dell'area di mettersi in contatto immediatamente con la polizia nel caso di informazioni o avvistamenti dei criminali con la signora rapita".
RAPITORI DI ORIGINE SOMALA - Il comandante della polizia locale, Fredrick Ochieng, parlando con la Dpa, ha dichiarato che i rapitori della giovane volontaria "sono di origine somala". "Non sono note né le motivazioni dell'attacco né l'identità degli assalitori", ha aggiunto. "Non possiamo puntare il dito con certezza in direzione di un gruppo specifico perché avrebbero già rivendicato l'attacco, ma quello che sappiamo è che il commando era formato da giovani di origine somala", ha sottolineato.
L'OMBRA DI AL SHABAAB - Secondo Pietro Batacchi, direttore di Rid (Rivista Italiana Difesa) ed esperto di questioni geopolitiche "nessuna ipotesi può essere esclusa" in assenza di una rivendicazione. Il rapimento della cooperante italiana "potrebbe essere opera di bande locali alla ricerca di un riscatto o avere invece una matrice legata al fondamentalismo islamico. In quest'ultimo caso l'accaduto - spiega all'AdnKronos - riporta direttamente alla minaccia del gruppo somalo Al Shabaab, che può contare su 4mila-6mila jihadisti in attività".
"La situazione nell'area del Corno d'Africa si sta aggravando e - continua - potrebbe ulteriormente peggiorare con il ritiro delle forze di Amisom (African Union Mission in Somalia), previsto tra il 2019 ed il 2020. Le forze locali - osserva - non sono ancora in grado di gestire autonomamente la situazione". Il rapimento "è avvenuto durante un attacco ad un locale mercato da parte di un commando che, secondo alcune frammentarie testimonianze locali, parlava somalo. In realtà -è l'analisi di Rid- questa non è una tradizionale area di infiltrazione di Al Shabaab, siamo infatti lontani dal confine con la Somalia, ma Shabaab potrebbe contare lo stesso su diversi appoggi locali. Peraltro, in questa zona opera pure il movimento separatista Mombasa Republican Council, un 'calderone' al cui interno per Shabaab non sarebbe difficile trovare agganci ed imbastire operazioni come questa".
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