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solidarietà e ricerca

Serata Beat-Leukemia, commozione per il progetto al "Pascale"

Cristina Motta e Paola Redaelli con i professori Antonello Pinto e Fabrizio Pane in una serata di beneficenza sulle orme di Alex Cevenini

Progetto Beat-Leukemia per l'Istituto Pascale

Da sinistra, Cristina Motta, Fabrizio Pane, Paola Redaelli e Antonello Pinto

NAPOLI. L’emozione negli occhi dell’architetto Paola Redaelli, che si specchiava nello sguardo di Cristina Motta, mamma di Alex Cevenini, è l’immagine che resterà nei ricordi dei partecipanti alla cena di Beat-Leukemia (battiamo la leucemia) che a Napoli è giunta quest’anno alla sesta edizione.

La solidarietà nella città capitale del Sud non manca. E la realizzazione del progetto di restyling dei 600 metri quadrati del reparto ematologico dell’Istituto Pascale lo testimonia. Venerdì 6 giugno scorso, al Chiostro San Francesco di via Luca Giordano 2, la cena di beneficenza in memoria di Alex Cevenini – vittima della leucemia con il suo calvario durato dai 24 ai suoi 26 anni – ha riunito circa 200 partecipanti, professionisti e imprenditori che hanno circondato di affetto e di generosità la madre di questo straordinario ragazzo (la cui opera prosegue da 16 anni) Cristina Motta e Mimmo Bruno, attivi per la raccolta di fondi destinati alla ricerca nel campo.

Protagonisti della serata, due luminari della cura delle patologie ematologiche, il professor Antonello Pinto, direttore del Dipartimento di Ematologia e Terapie innovative dell’Istituto Pascale e il professor Fabrizio Pane, Presidente della Società italiana di Ematologia, ordinario di Ematologia all’Università di Napoli “Federico II” di Napoli e Direttore della U.O. di Ematologia e Trapianti di Cellule Staminali dell’Azienda ospedaliera Federico II di Napoli, insieme con la professoressa Paola Redaelli, docente di Metodologia della Progettazione all’Accademia delle Belle Arti di Napoli.

«In 16 anni – ha spiegato la signora Motta – abbiamo raccolto 1 milione e 600mila euro. Che abbiamo donato, a mano a mano, in borse di studio, in macchinari per ospedali e ora finanziato questo progetto firmato Beat-Leukemia che è una onlus fondata da Alex Cevenini, quando aveva 26 anni e si è trovato a vivere la “segregazione” richiesta dalla cure ospedaliere per una improvvisa leucemia a causa della quale si è spento circa due anni dopo».

Cristina ha ringraziato tutti gli sponsor presenti, Bmw M-Car e soprattutto Lello e Mariangela Ferrara che hanno offerto la struttura per organizzare la serata. Inoltre, il suo compagno Mimmo Bruno «senza il quale – ha sottolineato - non sarebbe stato possibile organizzare questo evento a Napoli».

 

«Anche quest’anno - ha anche spiegato la signora Motta - sono state consegnate due borse di studio: da 30mila euro alla dottoressa Cristina Banelli, al congresso Sies, e una borsa di studio al dottor Luca Guarnera da 30mila euro, per il Sie – mentre è partito, a Monza, un progetto per il reparto di Pediatria per malati di leucemia infantile. Qui si sta attrezzando la Torre della Ricerca, una struttura con nuovi laboratori, in cui noi abbiamo "adottato un’aula" e sponsorizzato con 60mila euro i macchinari necessari. Mi rende più orgogliosa essere riusciti, insieme con la dottoressa Paola Redaelli, docente di Metodologia delle progettazione all’Accademia delle Belle Arti di Napoli a rinnovare il reparto di Ematologia dell'Istituto Pascale di Napoli, dal punto di vista estetico, rendendolo più bello per i pazienti».

«Grazie a Beat Leukemia, ritengo che abbiamo realizzato una delle cose più belle che io abbia mai fatto in vita mia – ha confermato il primario Pinto – Il loro supporto è stato fondamentale, al di là del sostegno di acquisto di materiali e altro. Beat-Leukemia ci è stata vicino come risposta ai tanti problemi burocratici che rallentavano e talvolta addirittura bloccavano il progetto in corso. È stato così trasformato il nostro reparto che è un luogo di sofferenza unico».

Toccante l’intervento della professoressa Redaelli che ha raccontato quanto sia stato scioccante e commovente l’incontro tra gli studenti dell’Accademia con gli ammalati della Ematologia dell’Ospedale Pascale. Ammalati con i quali hanno lavorato a stretto contatto per ricevere da loro idee e spunti sul restyling attuato. «Studenti ventenni sono venuti a contatto con una realtà con patologie importanti – ha raccontato la prof Redaelli – Ed è stato difficile entrare nel ritmo, nella testa, per comprendere chi ti sta davanti. Per i nostri ragazzi c’è voluto molto coraggio, per interpretare tecnicamente le idee, le aspettative degli ammalati con i quali si sono confrontati, con i pazienti che hanno fatto capire che peso poteva avere il non far nulla, di quanto fosse importante intrattenerli. Abbiamo dovuto pensare da visionari su come cambiare il modo di percepire quello spazio: dare possibilità a chi vi deve vivere per mesi di evadere con la fantasia, visto che con i piedi non si può andare via di là. Riuscire a far passare il tempo a chi era ricoverato, riuscire a dare anche la possibilità di potersi incontrare con i propri bambini, i parenti che venivano a trovarli. Dare una possibilità di gioco ai figli più piccoli. Quindi abbiamo pensato di creare una superficie che fosse impianto interattivo, posizionando pesciolini calamitati da poter spostare e far camminare sulla parete insieme ai figli dei pazienti». Sono stati così trasformati corridoi, reparti, stanze e soffitti da pareti bianche e grigie a superfici colorate e vivaci, sulle quali è stata posata una pellicola 3M per rendere il reparto gradevole e asettico.

Il professor Pane, che ha ringraziato la onluss Beat-Leukemia per il supporto che fornisce alla ricerca, ha rilevato quanto scarso sia l’apporto che lo Stato assicura alla Sanità per le cure a questo tipo di pazienti, tale da rendere l’assistenza agli ammalati oncologici una scommessa non accessibile a tutti.

«Tutti voi con i vostri contributi di solidarietà - ha affermato Pane - di cui abbiamo bisogno, hanno fatto sì che, proprio grazie ai privati, la ricerca nella Ematologia pone l'Italia al secondo posto nel mondo, dopo gli Stati Uniti».

Gli invitati sono stati ricevuti al Chiostro di San Francesco al tramonto, sulla terrazza panoramica. Poi hanno partecipato alla cena che si è conclusa con una torta di frutti di bosco, con la quale, ogni anno si celebra il ricordo di Alex, un ragazzo la cui storia è stata raccontata attingendo dal suo diario dei due anni trascorsi tra cure, sofferenze, ma anche tanta vitalità che gli ha dato la forza di creare Beat-Leukemia, con l'intenzione di aiutare anche in futuro gli ammalati di leucemia.

 

 

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