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La presentazione

Longobardi, frammenti di Belle époque

Appuntamento al Giardino “Vittime della strada” con il libro di Nicola Bruno

Longobardi, frammenti di Belle époque

Sabato prossimo 6 settembre, alle 18, a Longobardi Centro, presso il Giardino “Vittime della strada”, antistante la sala consiliare, verrà presentato il libro “Longobardi, frammenti di Belle époque (1871-1914)”, di Nicola Bruno.

L’incontro sarà moderato dall’avvocato Fabio Mandato, giornalista di “Parola di Vita”, e si aprirà con i rituali saluti della consigliera comunale con delega alla Cultura Simona Stefany Brusco e del parroco di Longobardi Centro don Sergio Locane.

Seguiranno quelli della dottoressa Bianca Rende, in rappresentanza di Wwww_laCalabriavistadalleDonne, dell’avvocato Vito Caldiero, vice presidente di Cassa forense, dell’avvocato Gianfranco Parenti, presidente dell’Ordine degli avvocati di Paola e della professoressa Caterina Provenzano, direttore di “Calabria Letteraria”.

Dialogherà con l’autore, il professore Antonello Savaglio, deputato di Storia patria per la Calabria. Il libro, come il primo, è edito da Editoriale Progetto 2000 del dottore Demetrio Guzzardi. La grafica della copertina è stata curata dall’architetto Giovanni Amendola.

«Fu un periodo –ha dichiarato l’autore- di insperate comodità, scoperte e invenzioni di grande rilevanza: l’acqua corrente, le strade illuminate, la scoperta dei vaccini, la possibilità di usare macchine per cucire, lavare o scrivere, di comunicare col telefono, di ascoltare la radio, vedere la televisione, il cinema, di andare in auto, di solcare gli oceani con le navi e violare con l’aereo le vie del cielo, anche con il contributo del Comune di Longobardi, che, nel 1912, deliberò la concessione di un’“offerta per aeroplani"».

E ancora «alimenti, bevande, biciclette, località di villeggiatura, frivolezze, mondanità, piume e cilindri, travolgono la quotidianità».

Longobardi, ha precisato l’autore, ha vissuto «frammenti di Belle époque, in particolare, nei pochi palazzi nobiliari. Tuttavia, accanto alla tradizionale aristocrazia (De Micheli, Miceli, Pellegrini e Pizzini), che restava la classe dominante, nonostante l’abolizione del potere feudale, di titoli e stemmi, la vera protagonista di questo periodo fu la borghesia, che ne divenne la classe dirigente, e, in specie, i galantuomini (Bruni, Coscarella, Francelli, Garritani, Preste, Saggio), cioè coloro che vivevano di rendita e a cui spettava il titolo di “don", nonché una nuova classe di possidenti, impegnata nel commercio e nella nascente imprenditoria. In fondo alla scala sociale c’erano i contadini e i braccianti».

«È stata un’epoca – conclude Bruno – contraddistinta dal contrasto stridente tra l’abbagliante ricchezza dei ceti privilegiati e la dignitosa povertà del popolo, sfavillante e sfarzosa da una parte, ingiusta dall’altra».

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